Papa Francesco: “Pregare significa anche lasciarsi bastonare dalle tentazioni”
Il Pontefice: “La preghiera non è un rinchiudersi con il Signore per truccarsi l’anima: no, questa è finta preghiera. La preghiera è un confronto con Dio e un lasciarsi inviare a servire i fratelli”
di FABIO BERETTA
Città del Vaticano – “La preghiera è così: lasciarsi portare da Dio e lasciarsi anche bastonare da situazioni brutte e anche dalle tentazioni“. Dopo il ciclo di catechesi sulla cura del creato e sulla pandemia, Papa Francesco torna sul tema della preghiera e lo fa durante l’Udienza Generale del Mercoledì, svoltasi alla presenza di diverse centinaia di fedeli nell’Aula Paolo VI.
Centro della sua riflessione è il profeta Elia, un personaggio che “travalica i confini della sua epoca”, “senza un’origine precisa, e soprattutto senza una fine, rapito in cielo”. La Scrittura, fa notare il Pontefice, “ci presenta Elia come un uomo dalla fede cristallina. Lui per primo sarà messo a dura prova, e rimarrà fedele. È l’esempio di tutte le persone di fede che conoscono tentazioni e sofferenze, ma non vengono meno all’ideale per cui sono nate”.
“La preghiera – sottolinea il Santo Padre – è la linfa che alimenta costantemente la sua esistenza. Eppure, anche lui è costretto a fare i conti con le proprie fragilità. Nell’animo di chi prega, il senso della propria debolezza è più prezioso dei momenti di esaltazione, quando pare che la vita sia una cavalcata di vittorie e di successi. Nella preghiera succede sempre questo: momenti di preghiera che noi sentiamo che ci tirano su, anche di entusiasmo, e momenti di preghiera di dolore, di aridità, di prove“.
E ammonisce: “La preghiera è così: lasciarsi portare da Dio e lasciarsi anche bastonare da situazioni brutte e anche dalle tentazioni. Questa è una realtà che si ritrova in tante altre vocazioni bibliche, anche nel Nuovo Testamento, pensiamo ad esempio a San Pietro e a San Paolo. Anche la loro vita era così: momenti di esultazione e momenti di abbassamento, di sofferenza”.
Per il Papa, Elia è anche un modello per i cristiani di oggi poiché non è solo un uomo “di vita contemplativa”, anzi: si preoccupa delle vicende del suo tempo, ed è capace di scagliarsi contro il re e la regina, dopo che questi avevano fatto uccidere Nabot per impossessarsi della sua vigna (cfr 1 Re 21,1-24). “Quanto bisogno abbiamo di credenti, di cristiani zelanti, che agiscano davanti a persone che hanno responsabilità dirigenziale con il coraggio di Elia, per dire: ‘Questo non va fatto! Questo è un assassinio!’. Abbiamo bisogno dello spirito di Elia”, l’auspicio del Pontefice.
“Egli ci mostra che non deve esistere dicotomia nella vita di chi prega: si sta davanti al Signore e si va incontro ai fratelli a cui Lui invia. La preghiera non è un rinchiudersi con il Signore per truccarsi l’anima: no, questa è finta preghiera. La preghiera è un confronto con Dio e un lasciarsi inviare a servire i fratelli – fa notare Bergoglio -. Il banco di prova della preghiera è l’amore concreto per il prossimo. E viceversa: i credenti agiscono nel mondo dopo aver prima taciuto e pregato; altrimenti la loro azione è impulsiva, è priva di discernimento, è un correre affannoso senza meta. I credenti si comportano così, fanno tante ingiustizie, perché non sono andati prima dal Signore a pregare, a discernere cosa devono fare“, aggiunge.
La vicenda di Elia, aggiunge Francesco, “sembra scritta per tutti noi. In qualche sera possiamo sentirci inutili e soli. È allora che la preghiera verrà e busserà alla porta del nostro cuore. E anche se avessimo sbagliato qualcosa, o ci sentissimo minacciati e impauriti, tornando davanti Dio con la preghiera, ritorneranno come per miracolo anche la serenità e la pace. Questo è quello che ci insegna l’esempio di Elia”.
Infine, un pensiero in occasione della festa della Madonna del Rosario, che la Chiesa celebra oggi: “Invito tutti a riscoprire, specialmente durante questo mese di ottobre, la bellezza della preghiera del Rosario, che ha alimentato, attraverso i secoli, la fede del popolo cristiano“.
Poi, dopo la benedizione, un saluto speciale agli sposi novelli, persone che il Santo Padre definisce “coraggiose”: “Vi affido alla materna protezione della Vergine Maria, Madre di Cristo e madre nostra, affinché ciascuno possa essere gioioso testimone della carità di Cristo”.
(Il Faro online) Foto © Vatican Media
Clicca qui per iscriverti al canale Telegram, solo notizie di Papa & Vaticano