Roma, sequestrato patrimonio di 2 milioni ad un “imprenditore del narcotraffico”
Le attività commerciali, gli immobili e le disponibilità finanziarie sono state sequestrate a seguito delle indagini delle Fiamme Gialle di Ostia
Roma – Curava la logistica dell’introduzione della sostanza stupefacente nel territorio nazionale occupandosi di organizzare le fasi del trasporto e di monitorare i carichi durante il loro viaggio verso l’Italia. Accadeva a Roma, dove i Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito un provvedimento di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale capitolino, su proposta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, finalizzato al sequestro di attività commerciali, immobili e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro, riconducibili ad un 48enne, narcotrafficante romano membro di una importante rete internazionale di trafficanti di sostanze stupefacenti.
La figura era emersa nelle indagini condotte nell’ambito dell’operazione “Crazy Hill”, eseguita dal II Gruppo delle Fiamme Gialle e coordinata dalla D.D.A., che, nel 2015, aveva consentito di sgominare un potente sodalizio criminale con base a Roma e contatti operativi in Germania, Olanda, Spagna e Inghilterra, in grado di organizzare spedizioni via container o via aerea di ingenti quantitativi di cocaina provenienti dal Sud America (Colombia, Argentina e Brasile).
Per fornire un’idea della caratura dell’associazione, si evidenzia che nel corso delle indagini (biennio 2014-2015) erano stati effettuati sequestri per un ammontare complessivo di oltre 1000 chili di cocaina:
- 32 kg presso l’aeroporto di Malpensa;
- 42 kg all’aeroporto di Fiumicino;
- 16 Kg nel porto di Anversa (Belgio);
- 170 presso il porto di Rotterdam (Olanda);
- 317 kg nei porti di Emden e Amburgo (Germania);
- 450 kg nel porto di Gioia Tauro;
- ed era stato accertato il tentativo di introdurre ulteriori 135 kg di cocaina in Italia presso il porto di Livorno.
Nel corso delle indagini era stato provato che l’organizzazione aveva a disposizione ingenti risorse finanziarie, funzionali al perfezionamento delle importazioni (pagamento delle spedizioni via container, dei carichi di copertura, dei viaggi aerei e dei soggiorni all’estero degli intermediari), nonché al ripianamento delle perdite subite per le operazioni non concluse.
Lo stesso 48enne, era anche l’uomo preposto ad acquisire illegittimamente informazioni esistenti nei terminali delle Forze dell’Ordine al fine di metterle a disposizione dell’associazione. Proprio partendo da tali evidenze, considerate le notevoli somme di denaro a disposizione dell’organizzazione e tenuto conto che l’uomo, nell’arco degli ultimi 20 anni, ha dichiarato redditi modesti o addirittura nulli, la D.D.A. ha delegato alle Fiamme Gialle l’esecuzione di indagini patrimoniali finalizzate ad individuare il reale patrimonio dell’indagato.
Le investigazioni, estese anche al nucleo familiare e ai suoi “prestanome”, hanno consentito di accertare la sussistenza di una significativa sproporzione tra i redditi dichiarati ed il profilo economico dei soggetti investigati. Nel dettaglio, attraverso minuziosi ed approfonditi accertamenti bancari, estesi anche a diversi prestanome del 48enne, è stato appurato che lo stesso, nel citato periodo, ha acquistato una società di promozione pubblicitaria e due società immobiliari tutte operanti a Roma, una rivendita di tabacchi sempre ubicata nella Capitale, 7 fabbricati (3 a Roma, 1 a Frascati e 3 a Pomezia) nonché un importante bar ubicato a Frascati.
Durante l’analisi patrimoniale è emerso che l’uomo, si è servito anche del canale costituito dalle scommesse sportive, in particolare è stato accertato che tra il 2011 e il 2013 ha avuto diversi conti gioco accesi, sia con società italiane che di diritto estero, con i quali ha effettuato giocate per oltre 63mila euro riportando vincite per 60mila euro.
Tale pratica è da tempo sotto i riflettori degli investigatori in quanto considerata come una delle modalità più sicure per impiegare denaro “sporco” pronto per essere investito in attività lecite. Le scommesse, infatti, possono essere adoperate quale strumento di riciclaggio nella misura in cui il soggetto si orienti verso forme di puntate sicure (c.d. surebet), ovvero suddividendo e bilanciando le somme da giocare.
L’indagato, inoltre, ha investito nella sua seconda passione, ovvero quella calcistica. Nel dettaglio, poiché nel corso degli anni ha ricoperto la carica di presidente di due società calcistiche dell’hinterland romano, approfittando delle entrature nell’ambiente calcistico, con il ricorso all’escamotage delle polizze fideiussorie, è riuscito a celare il reimpiego di risorse di provenienza illecita.
Pertanto, il Tribunale di Roma ha disposto il sequestro finalizzato alla confisca dei beni acquisiti in un arco temporale nel quale il proposto e gli altri soggetti sottoposti ad accertamento non disponevano di mezzi finanziari sufficienti al loro pagamento.
L’operazione conferma l’efficacia dell’azione svolta dall’Autorità Giudiziaria e dalla Guardia di Finanza di Roma per sottrarre alla criminalità organizzata i patrimoni illecitamente accumulati, a tutela dell’economia legale e degli imprenditori onesti.
Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
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