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Chirurgia maxillofacciale, nuove frontiere per tutelare il paziente

20 agosto 2021 | 17:09
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Chirurgia maxillofacciale, nuove frontiere per tutelare il paziente

Obiettivo: essere sempre meno invasivi ed evitare interventi chirurgici gravosi sotto il profilo biologico, psicologico ed economico

La chirurgia Maxillofacciale è una specializzazione relativamente recente, istituita all’Università “Sapienza” nel 1993, si interessa principalmente dei trauma facciali, delle malformazioni dento-scheletriche e insieme ad altre specialità come l’otorinolaringoiatria della patologia oncologiche del cavo orale.

Negli altri Paesi la specializzazione comprende anche la chirurgia orale e viene denominata come chirurgia oro-maxillofacciale, per esempio in Germania e Austria si denomina con Mund-Kiefer un Gesichtschirurgie e negli USA oral and maxillofacial surgery; in italia abbiamo la chirurgia maxillofacciale come specialità medica e la chirurgia orale come specialità che si consegue dopo la laurea in odontoiatria.

Andrea Cicconetti

Il Prof. Andrea Cicconetti

Sono campi chirurgici che si sovrappongono, e nel caso della chirurgia orale eseguiti sia da odontoiatri che dai chirurghi maxillofacciali.
La chirurgia del cavo orale necessita di una approfondita conoscenza delle tecniche di chirurgia maxillofacciale che preparano alla comprensione delle aree chirurgiche in prossimità e fisiologicamente correlate con il cavo orale; allo stesso modo è indispensabile acquisire una “sensibilità” odontoiatrica come la cura del particolare e una “mano chirurgica” leggera con il massimo rispetto dei tessuti del paziente.

Si opera in un’area con numerose strutture anatomiche altamente specializzate e molto vicine tra loro e la precisione e la mini invasività permettono di eseguire quasi tutti gli interventi in anestesia locale o con una leggera sedazione sempre in regime ambulatoriale, solo in alcuni pazienti con patologie sistemiche importanti è necessario il ricovero ed eventualmente l’anestesia generale.

Il concetto di mini invasività in medicina e in particolare in chirurgia orale è ormai un aspetto sostanziale che guida tutta la nostra attività chirurgica.

Nella moderna implantologia è necessario conoscere bene la fisiologia del tessuto osseo e dei tessuti molli e allo stesso tempo le caratteristiche dei materiali protesici e degli innumerevoli design implantari che attivano degli specifici processi di bioingegneria all’interno del cavo orale.

Quindi, non tutti gli impianti dentali sono uguali e purtroppo, in questo campo, il mercato è estremamente ricco di interessi che poco hanno a che fare con la clinica, il chirurgo orale deve saper scegliere i materiali e gli impianti più efficienti dal punto di vista biologico. Solo in questo modo è possibile eseguire interventi mininvasivi utilizzando impianti corti in ogni situazione clinica ed evitare tante indicazioni chirurgiche di ricostruzione ossea gravate da molte complicanze.

Si possono risolvere, con questa impostazione clinico-biologica, la maggior parte dei casi clinici, ridurre le indicazioni alle ricostruzioni preimplantari e riservare la chirurgia più invasiva solo nei casi di atrofie localizzate da ricostruire con la tecnica di Khoury.
Quest’ultima ha una altissima valenza biologica, spesso carente nelle altre tecniche ricostruttive, e pone la basi per una corretta osteointegrazione a contatto che si può mantenere nel tempo in virtù della funzionalizzazione implanto protesica successiva.

Utilizziamo impianti della lunghezza massima di 6 mm e un nuovo materiale protesico che ha delle caratteristiche di elasticità molto simili a quella del tessuto osseo non entrando in contrasto con la biologia tissutale e con una valenza biomimetica ormai più che evidente rispetto alle riabilitazioni più tradizionali.

La continua ricerca sui materiali e l’esperienza clinica ci sta portando, oltre alla riduzione delle dimensioni implantari, anche una rivalutazione del numero degli impianti da utilizzare.

Stiamo riabilitando atrofie estreme con edentulie totali, che precedentemente avevano bisogno di procedure estremamente invasive, con solo 3 impianti corti e questo nuovo materiale protesico che sta portando ad un più moderno approccio chirurgico estremamente conservativo e rispettoso del paziente.

Il presente e soprattutto il futuro è fortemente legato al concetto di biomimetica implantoprotesica che darà la possibilità ai clinici di essere sempre meno invasivi e ai pazienti di non dover subire interventi chirurgici gravosi sotto il profilo biologico, psicologico ed economico.

prof. Andrea Cicconetti
*Specializzato in Chirurgia Maxillo-Facciale. Tra i suoi principali campi d’interesse spiccano la Chirurgia Orale, la Chirurgia Preimplantare avanzata e la biotecnologia applicata all’Implantologia, in particolare agli impianti dentali corti (short implant).