Roma, chiama il 112 annunciando il suicidio ma poi spara contro i carabinieri: arrestato

31 ottobre 2021 | 10:36
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Roma, chiama il 112 annunciando il suicidio ma poi spara contro i carabinieri: arrestato

I Carabinieri hanno hanno deciso di instaurare un dialogo con l’aspirante suicida ma, ad un tratto, l’uomo ha puntato la doppietta contro i militari

Roma – I Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Frascati hanno arrestato un uomo di 65 anni, incensurato, con le accuse di tentato omicidio e porto abusivo di arma.

L’uomo, nella tarda serata di ieri, ha chiamato il “112” annunciando di volersi suicidare per motivi ancora sconosciuti.

Le immediate ricerche, scattate in tutta la zona da parte dei Carabinieri, hanno consentito di individuarlo, pochi minuti dopo, in un’area boschiva in località Pratoni del Vivaro: l’uomo è parso particolarmente agitato e stava imbracciando una doppietta calibro 12, illegalmente detenuta poiché risultata essere di proprietà del padre defunto.

Vista la situazione di pericolo, i Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Frascati, indossati i giubbotti antiproiettile e adottate tutte le accortezze del caso, hanno deciso di instaurare un dialogo con l’aspirante suicida e di avvicinarlo lentamente, nel tentativo di farlo desistere.

Ad un tratto, però, l’uomo ha puntato la doppietta contro uno dei Carabinieri, facendo fuoco. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito, anche perché il militare si era immediatamente riparato dietro un albero, l’altro, invece, approfittando del momento di concitazione, è riuscito a bloccarlo e a disarmarlo prima che potesse fare nuovamente fuoco. Nella seconda canna, infatti, era pronta un’altra cartuccia inesplosa.

L’arma è stata sequestrata: sono tuttora in corso gli accertamenti dei militari per verificare i requisiti circa il possesso dell’arma del padre defunto e verificare l’eventuale mancato rispetto dell’obbligo di denuncia dell’arma da parte degli eredi.

Il 65enne è stato portato nel carcere di Velletri, dove rimane a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
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