Ucraina, il grido del Papa: “Tacciano le armi! Chi fa la guerra dimentica l’umanità”
In piazza San Pietro sventolano tante bandiere ucraine, il Pontefice: “Non dimentichiamo però i conflitti in Yemen, Siria, Etiopia… Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza”
Città del Vaticano – “Chi fa la guerra, chi provoca la guerra, dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio”.
Al termine dell’Angelus (leggi qui), Papa Francesco lancia l’ennesimo grido di condanna della guerra, puntando il dito contro i politici che “provocano” i conflitti, poiché queste persone “si distanziano dalla gente comune, che vuole la pace” e “in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra”. Il pensiero del Pontefice va “agli anziani, a quanti in queste ore cercano rifugio, alle mamme in fuga con i loro bambini… Sono fratelli e sorelle per i quali è urgente aprire corridoi umanitari e che vanno accolti”.
Quindi invita a pregare: “In questi giorni siamo stati sconvolti da qualcosa di tragico. Più volte abbiamo pregato perché non venisse imboccata questa strada. E non smettiamo di pregare, anzi, supplichiamo Dio più intensamente. Per questo rinnovo a tutti l’invito a fare del 2 marzo (leggi qui), Mercoledì delle ceneri, una giornata di preghiera e digiuno per la pace in Ucraina. Una giornata per stare vicino alle sofferenze del popolo ucraino, per sentirci tutti fratelli e implorare da Dio la fine della guerra”.
Poi, prima di salutare i tanti fedeli che hanno riempito piazza San Pietro, colorandola con decine di bandiere ucraina, il Pontefice ricorda anche gli altri conflitti che scuotono il pianeta: “Con il cuore straziato per quanto accade in Ucraina, non dimentichiamo le guerre in altre parti del mondo, come nello Yemen, in Siria, in Etiopia”. “Ripeto: tacciano le armi! Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza. Perché chi ama la pace, come recita la Costituzione Italiana, ‘ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali’ (Art. 11)”.
In questi giorni, l’attività diplomatica della Santa Sede si è fatta sentire, con la figura del Papa in primo piano. Ieri la telefonata tra il Pontefice e il presidente ucraino (leggi qui), che ha poi ringraziato il Santo Padre su Twitter. L’altro giorno la visita di Bergoglio, nonostante il forte dolore al ginocchio (leggi qui), all’ambasciata russa presso la Santa Sede (leggi qui): un colloquio di mezzora terminato con la proposta del Vescovo di Roma di offrirsi come mediatore fra le parti. C’è stato anche un appello da parte del Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, che ha chiesto a Kiev e Mosca di risparmiare il mondo “dall’orrore della guerra” (leggi qui).
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