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Bandiera bianca: il significato nel Diritto Internazionale

13 marzo 2024 | 00:25
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Bandiera bianca: il significato nel Diritto Internazionale

Le recenti parole del Papa, che ha invitato l’Ucraina ad “avere il coraggio di alzare bandiera bianca”, non sono piaciute a Kiev (e non solo): scendiamo nei dettagli

Le dichiarazioni di Papa Francesco riguardante la guerra in Ucraina hanno causato non poche polemiche. In una recente intervista concessa alla Radiotelevisione svizzera, il Pontefice si è espresso così: “È un’interpretazione. Ma credo che è più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare” (leggi qui)Parole forti e dirompenti, che però non sono state apprezzate da Kiev. Il presidente Volodomyr Zelensky, replicando a Bergoglio, ha sottolineato come “l’Ucraina non abbia bisogno di una mediazione virtuale(leggi qui). Insomma, le dichiarazioni del Papa sono state per lo più interpretate, soprattutto in Occidente, come “un invito” alla resa di Kiev, che si troverebbe costretta ad accettare l’occupazione dei territori da parte dei soldati russi. L’Ucraina, di “resa”, non vuole nemmeno sentir parlare. Tuttavia, lo spunto è interessante: com’è disciplinata la Bandiera bianca nel Diritto Internazionale?

Bandiera bianca: il significato nel Diritto Internazionale

La bandiera bianca, universalmente, è sempre stata intesa come l’accettazione della sconfitta e dunque la completa resa nei confronti del nemico. Nella foto dell’articolo (di pubblico dominio e presa da Wikipedia), ad esempio, sono raffigurati soldati italiani che si arrendono agli Alleati a seguito dello Sbarco in Sicilia della Seconda guerra mondiale, proprio mostrando la bandiera bianca. E se ciò è certamente vero, lo è altrettanto il fatto che la bandiera bianca abbia anche un altro significato. Molto più vicino a quello del Papa.

L’utilizzo della bandiera bianca, infatti, è espressamente citato nell’Articolo 32 delle Convenzioni dell’Aia del 1899 prima e del 1907 poi, che costituisce uno dei pilastri fondamentali del Diritto Internazionale Umanitario. L’Articolo cita – testualmente – quanto segue:

È considerato parlamentare l’individuo autorizzato da uno dei belligeranti a entrare in trattative con l’altro e che si presenti con bandiera bianca. Egli ha diritto all’inviolabilità, e così pure il trombettiere o tamburino, il portabandiera e l’interprete che l’accompagnassero.

Il testo parla chiaro. Secondo la Convenzione, chi si presenta con la bandiera bianca lo fa per chiedere tregua, negoziati e trattative. Chi la issa, in taluni casi, chiede di non essere aggredito. Per dovere di cronaca, infatti, il Papa non ha mai parlato di “resa”, ma ha invocato il negoziato “per non portare il Paese al suicidio”.

L’Articolo in precedenza citato, tuttavia, non nasce dal nulla. La storia della bandiera bianca è lunga e complessa, ma ci sono testimonianze storiche che affermano come sia stata usata già nei primi secoli dopo Cristo. Ma c’è una data fondamentale della storia moderna in cui ha iniziato ad avere un principio di conformazione giuridica: nel 1625, il giurista Ugo Grozio nel De iure belli ac pacis (“Le leggi della guerra e della pace”), uno dei testi fondamentali di diritto internazionale, ha riconosciuto la bandiera bianca come un “segno tacito di chiedere al parlamento, e sarà come obbligatorio, come se espresso dalle parole“. Sarà proprio questa definizione a fare da cornice alle future formalizzazioni nel Diritto Internazionale, citate in precedenza.

La bandiera bianca può assumere diversi significati come arrendersi, ma anche chiedere una tregua e manifestare la volontà di negoziare. E tutto ciò sembra essere molto vicino alla posizione espressa pubblicamente da Papa Francesco (che di “resa” non ha mai parlato).

Il ruolo di Bergoglio

Non è la prima volta che Bergoglio finisce nel mirino delle critiche. Tra queste, quella più “comune” è quella secondo cui avrebbe una posizione troppo morbida nei confronti della Russia di Vladimir Putin, ovvero lo Stato aggressore. Una critica ancora più forte, dopo l’intervista a Rsi. A proposito di ciò, è intervenuto il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin che, al Corriere della Sera, ha rilasciato queste dichiarazioni:

“La Santa Sede persegue questa linea, e continua a chiedere il ‘cessate il fuoco’ – e a cessare il fuoco dovrebbero essere innanzitutto gli aggressori – e quindi l’apertura di trattative”

Il Pontefice, nel corso di questi 2 anni, non ha risparmiato nessun tipo di critica all’Occidente. Ad esempio, parlò a suo tempo dell'”abbaiare della Nato“, o definì “pazzi” gli Stati desiderosi di aumentare i fondi per le spese militari. Ma è altrettanto vero che ha più volte sottolineato di voler incontrare Putin a Mosca, ed è stato il primo Capo di Stato (ed uno dei pochi) ad essere andato fisicamente presso l’Ambasciata russa all’inizio del conflitto. Oltre a ciò, ha ricevuto in Vaticano lo stesso Zelensky ed ha inviato il cardinale Matteo Maria Zuppi in missione di pace.

Da Biden e Von Der Leyen, le reazioni alle parole del Papa

Sono tanti, e importanti, i leader che non hanno condiviso le parole di Papa Francesco. A cominciare dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. L’inquilino della Casa Bianca, secondo quanto riferito all’Ansa da un un portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, “ha grande rispetto per Papa Francesco e si unisce a lui nelle preghiere per la pace in Ucraina che potrebbe essere raggiunta se la Russia decidesse di mettere fine a questa guerra ingiusta e non provocata e ritirasse le sue truppe dal territorio sovrano dell’Ucraina. Sfortunatamente continuiamo a non vedere alcun segno che Mosca voglia mettere fine a questa guerra e per questo siamo impegnati a sostenere Kiev nella sua difesa contro l’aggressione russa”, ha sottolineato il funzionario.

Sulla questione è intervenuta anche la presidente della Commissione dell’Unione europea Ursula Von Der Leyen: “Sono stata 7 volte in Ucraina e ho parlato con la gente del posto ogni volta. Nessuno desidera di più la pace che la gente in Ucraina. Ma deve essere una pace vera, deve essere una pace giusta. Non può essere un’occupazione, non può essere un’oppressione”.

Insomma, sulle parole del Papa è scoppiato un vero e proprio caso, che ha visto intervenire alcuni dei più importanti leader europei e mondiali. Vedremo quel che accadrà. Ciò che si può dire è che, per il momento, in Ucraina non c’è neanche l’ombra di un negoziato. Bombe, colpi di mitraglia e carrarmati continuano a fare stragi di soldati, ma anche di civili, donne, bambini, anziani. E la pace è più lontana che mai. (Foto: Wikipedia)

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