Il fatto

Camorra in azione a Latina: perde un appartamento all’asta, lo riprende con le minacce

11 luglio 2024 | 10:30
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Camorra in azione a Latina: perde un appartamento all’asta, lo riprende con le minacce

Gli approfondimenti svolti, quindi, hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine alla commissione di una serie di atti intimidatori

Latina, 11 luglio 2024- La Polizia di Stato di Latina questa mattina ha eseguito cinque misure cautelari nei confronti di altrettante persone per il reato di tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso.

Le indagini, condotte dai poliziotti della Squadra Mobile con il coordinamento della D.D.A. della Procura della Repubblica di Roma, hanno avuto origine dalla denuncia sporta nell’ottobre del 2023 da un cittadino latinense. Quest’ultimo aveva riferito di aver subito pressioni al fine di essere costretto a vendere un appartamento aggiudicatosi all’asta, ove vi avevano risieduto una donna ed il compagno, ritenuto vicino a clan camorristici della città di Napoli.

Gli approfondimenti svolti, quindi, hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine alla commissione di una serie di atti intimidatori realizzati, a partire dal luglio dello scorso anno, ad opera di tre soggetti, uno dei quali ritenuto in passato organico a Cosa Nostra agrigentina.

Nel corso di alcuni incontri – in occasione dei quali vi sarebbe stata l’opera di mediazione svolta da un esponente di una famiglia di etnia rom stanziale nella città di Latina – alla vittima sarebbe stato consigliato di vendere l’immobile ad un prezzo inferiore a quello di mercato ai precedenti proprietari, presentati come persone poco raccomandabili originarie di Napoli, con l’avvertimento che rifiutare tale proposta lo avrebbe esposto a non meglio specificate ritorsioni. Successivamente, le sarebbe stato comunicato che i precedenti proprietari non erano più interessati a rientrare in possesso dell’abitazione, ma pretendevano 12.000 € per considerare chiusa la questione. Ai suoi tentennamenti, l’esponente della famiglia di etnia rom avrebbe dunque affermato di non poter fare più nulla per aiutarlo, lamentandosi altresì per la mancanza di rispetto subita e pretendendo, per ciò solo, il pagamento immediato di 2.000 €.

Un quadro indiziario rilevante quello delineato dall’attività di indagine svolta, che ha portato all’esecuzione di quattro misure di custodia in carcere e di un divieto di dimora, eseguite tra le città di Latina, Roma e Napoli. Contestualmente, sono stati eseguiti decreti di perquisizione personale e locale nei confronti di tutti gli indagati e presso la sede legale e le unità locali di una società riconducibile a due di questi.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio

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