Nella prospettiva di dare vita a un personal food advisor, l’imprenditore Pietro Ruffoni ha deciso di creare la carta di identità elettronica per andare incontro ai bisogni e alle aspettative dei milioni di persone che a tavola hanno esigenze specifiche
Il mangiare bene può trasformarsi da piacere in problema? La risposta è affermativa nel caso in cui si parli di persone che soffrono di intolleranze alimentari: non sempre i ristoranti sono attrezzati in modo ottimale per far fronte alle loro esigenze e per rispondere alle loro necessità. Ma in che cosa consistono le intolleranze alimentari? Esse sono il risultato di un deficit enzimatico, vale a dire un disturbo della digestione, ma possono anche essere conseguenti a un problema di assorbimento di un costituente alimentare. Le intolleranze non devono essere confuse con le allergie, anche se i sintomi che le caratterizzano si possono assomigliare, e sono più o meno intense a seconda della quantità di alimento non tollerato che viene ingerita. La celiachia è la forma di intolleranza più nota ed è provocata dal glutine, proteina che si ritrova nel kamut, nella segale, nel farro e nell’orzo.
Si stima che nel nostro Paese ci siano più di 2 milioni di allergici, e tra questi i bambini sarebbero almeno 600mila. Molto più elevato è il numero degli intolleranti: in questo caso si parla di 10 milioni di individui coinvolti, con le intolleranze al nichel e al lattosio che rappresentano i problemi più comuni. E non è tutto, perché oltre a questi bisogna considerare anche i cosiddetti ipersensibili immaginari: in pratica, 8 milioni di italiani che fanno derivare diversi sintomi dal consumo di uno specifico alimento.
Prendendo come riferimento le allergie più diffuse nel nostro Paese, nel 72 per cento dei casi esse riguardano i legumi, la frutta secca e la frutta, mentre nel 13 per cento delle circostanze sono coinvolti i crostacei. Il pesce è fonte di allergie nel 4 per cento dei casi totali, mentre si fermano al 3 per cento il latte e le uova. Ancora più basse sono le percentuali per i cereali e per la carne.
Il fatto di essere intolleranti, ad ogni modo, non deve essere una giustificazione per rinunciare ai piaceri della tavola, anche quando si mangia fuori casa. Tech-healthy, non a caso, da poco ha dato vita al progetto MyCia: si tratta di una carta di identità alimentare, sotto forma di documento digitale, pensata per essere mostrata ed esibita quando si va al ristorante, in pizzeria o anche solo al bar. Il documento indica, in pratica, non solo le intolleranze e le allergie del soggetto, ma anche le sue preferenze e i suoi gusti in materia di alimentazione.
Questa novità può essere sfruttata, per esempio, quando si è in viaggio e si va spesso a mangiare fuori, o anche semplicemente quando, nel corso di una vacanza, si consumano i pasti in albergo. La carta può essere compilata online sul sito www.cartaidentitalimentare.com; poi viene trasmessa via mail e a quel punto può essere scaricata sul telefono o stampata. Le difficoltà che derivano dalle allergie di sicuro sono destinate a diminuire grazie a questo strumento, che agisce come promemoria per i vari ristoratori a cui ci si rivolge.
Nella prospettiva di dare vita a un personal food advisor, l’imprenditore Pietro Ruffoni ha deciso di creare la carta di identità elettronica per andare incontro ai bisogni e alle aspettative dei milioni di persone che a tavola hanno esigenze specifiche. Nulla vieta di usare questo documento anche se non si soffre di allergie o intolleranze, naturalmente: d’altro canto tutti noi abbiamo preferenze e gusti che ci portano a privilegiare alcuni ingredienti a dispetto di altri. Lo stesso dicasi per i vegetariani e per i vegani, spesso in difficoltà a causa di menù non adatti a loro.