Immigrazione e integrazione, scende in campo l’Officina Interculturale

29 dicembre 2008 | 15:25
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Immigrazione e integrazione, scende in campo l’Officina Interculturale

Ladispoli – Taurino: “Il progetto mette in primo piano il recupero scolastico, il sostegno legale e una serie di eventi ricreativi

Il Faro on line – In un quadro di forte incremento delle presenze di immigrati in Italia, ed in particolar modo dei minori stranieri, inizia ad acquisire visibilità quella componente che da poco anche nel nostro paese ci stiamo abituando a chiamare stranieri di seconda generazione.
Proprio su questi presupposto, la Focus–Casa dei diritti sociali, con la cooperativa sociale casa 2000 e la cooperativa sociale Solidarietà, ha messo in moto e presentato, a Ladispoli, l’Officina Interculturale, che si pone come obiettivi principali, la promozione di percorsi di inclusione sociale, la ricerca sulle effettive condizioni degli adolescenti, il recupero scolastico, il sostegno legale e non ultimi, una serie di eventi sportivi e ricreativi, con ragazzi italiani e stranieri.
“Il progetto – spiega Vincenzo Taurino, sociologo e ricercatore della Focus-Casa dei diritti sociali – si rivolge alla realtà degli stranieri presenti sul nostro territorio, non attraverso una categorizzazione del fenomeno ma, affrontando un aspetto specifico, come quello delle seconde generazioni, che andranno ad incidere significativamente sul nuovo modello di società che si sta costruendo sotto i nostri occhi: la società multiculturale. In altri termini – prosegue Taurino – tra non molto ci troveremo a convivere con un gruppo sempre più rilevante, sia sul piano numerico che su quello sociale ed economico, non solo di giovani, ma anche di adulti figli di immigrati, nati in Italia o che qui hanno compiuto la socializzazione primaria”. E’ con la seconda generazione che vengono alla ribalta alcuni nodi fondamentali per l’integrazione sociale.
“Nell’ambito delle popolazioni immigrate – spiega ancora Taurino – proprio la nascita e la socializzazione di una nuova generazione rappresenta un momento decisivo per la presa di coscienza del proprio status di minoranze ormai insediate in un contesto diverso da quello della società d’origine”. La principale istituzione preposta all’integrazione è la scuola, che incontra sempre maggiori problemi nell’affrontare la sfida posta dalle migrazioni e quindi dal rapido aumento della presenza dei figli di immigrati. Oltre alla scuola, per gli immigrati di seconda generazione, nasce un altro problema, legato al lavoro.
“In Italia – sottolinea Taurino – gli immigrati di prima generazione, pur avendo spesso un alto livello di istruzione, fanno mediamente quello che gli italiani non vogliono più fare, spesso con orari molto lunghi e con una retribuzione molto bassa. I loro figli, cresciuti in Italia, hanno aspirazioni ben diverse, in sintonia con i loro coetanei italiani, vogliono un buon impiego, aspirando a migliorare la condizione di vita rispetto a chi li ha preceduti. Questo è un problema non da poco perché il lavoro, è visto come un elemento di discriminazione per le seconde generazioni. E’ un punto decisivo su cui bisogna lavorare in termini di scolarizzazione e di formazione professionale.”. Quello che il progetto intende far emergere, è che bisogna evitare che il fatto di essere immigrati continui ad essere il punto discriminante per qualificare una persona della seconda generazione. “Per le seconde generazioni – conclude Taurino – l’identità non può che essere plurale e nascere dall’incontro di culture. Questi ragazzi sono abituati al confronto, a parlare più lingue, a muoversi tra culture diverse, riconoscendone codici e regole. L’immigrazione richiede politiche di integrazione che devono concorrere alla coesione sociale della società ed in particolare offrire una reale prospettiva ai figli delle famiglie dei migranti. L’attenzione istituzionale verso le seconde generazioni deve essere guidata dalla consapevolezza che le politiche nazionali dell’immigrazione debbano confrontarsi con le nuove tipologie di soggetti, in particolare sotto il profilo relativo alla loro integrazione in una società multiculturale”.
Stefania Carlucci