Kinshasa – Una epidemia di Ebola sta colpendo la provincia del Kasai occidentale nella Repubblica democratica del Congo.
Al momento il bilancio, secondo fonti sanitarie, registra 13 morti, 40 casi di contagio e 168 persone entrate in contatto con i malati e poste in quarantena presso il centro di isolamento sanitario allestito nei giorni scorsi vicino Kampungu, una sessantina di chilometri da Mweka, nella provincia del Kasai centrale, considerato l’epicentro dell’epidemia. Medici senza frontiere (Msf) ha confermato che i campioni di materiale organico, prelevati agli infetti e spediti nei laboratori chimici del Gabon, sono risultati positivi al virus Ebola. Anche l’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms) ha confermato che i decessi sono stati provocati dal virus. Un team di Msf, si legge in una nota, “composto da 15 persone specializzate nella cura del virus Ebola, sta collaborando con le autorita’ sanitarie del Kasai occidentale e anche uno psicologo ha raggiunto il team”.
Una parte del lavoro di Medici senza Frontiere consiste, infatti, nel visitare le varie zone per condurre indagini sanitarie. La priorita’ resta quella di capire meglio l’epidemia per controllarla in maniera efficace. Un team di educatori diffonde messaggi in francese e nelle lingue locali via radio, nelle chiese e nelle scuole, sui manifesti, attraverso leader locali e il personale attivo nella comunita’. Intanto anche i paesi confinanti si mobilitano per evitare che l’epidemia possa “passare” la frontiera. In particolare l’Angola, confinate con la regione epicentro del focolaio, ha attivato un gruppo di lavoro ad hoc per la prevenzione dell’epidemia. I responsabili dell’Oms presenti in Angola appoggiano le equipe di valutazione rapida della situazione presenti nelle municipalita’ frontaliere delle province di Lunda Norte, Lunda Sul, Moxico, Malanje e Uge, con kit di medicinali essenziali, manuali d’educazione, comunicazione e informazione sulla situazione sanitaria nelle localita’ selezionate.
L’ex Zaire non e’ nuovo a questa epidemia. La prima esplosione di un focolaio c’e’ stata nel 1976, con 280 vittime tra i 318 infettati. Nel 1995 l’epidemia e’ scoppiata a 600 chilometri da Kinshasa, nella citta’ di Kikwit, dove, tra l’altro, morirono sei suore italiane che hanno prestato soccorso ai malati. L’ultima epidemia, in ordine di tempo, si e’ avuta nel 2007: 249 persone infettate e 183 morti. Altre epidemie sono scoppiate negli anni scorsi, oltre che in Zaire, anche nel Sudan, in Gabon e nella Costa d’Avorio.
La mortalita’ varia tra il 50% e l’85% dei casi registrati, anche perche’ non sono ancora disponibili ne’ cure ne’ vaccino. Il virus prende il nome dal fiume, Ebola appunto, dove si sono registrati i primi casi.Si trasmette con il contatto diretto con il sangue, tutti i fluidi corporei di chi e’ gia’ infetto e provoca gravi febbri emorragiche di
norma tra i 4 e i 16 giorni dopo l’esposizione all’agente virale. Per l’estrema trasmissibilita’ dell’infezione una delle prime misure che i sanitari predispongono e’ l’isolamento delle aree dove si sono verificati i primi casi.