Mafia, parla Campanella: ‘I miei rapporti con i boss’

1 febbraio 2009 | 17:23
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Mafia, parla Campanella: ‘I miei rapporti con i boss’

PALERMO – I rapporti con il braccio destro di Bernardo Provenzano (nella foto) e quelli con la politica e gli affari.  Francesco Campanella, che da tre  anni collabora con la giustizia e per questo vive sotto protezione, ha ricostruito per Sky tg 24 il suo percorso di vita tra la criminalità e il potere. E ha ribadito che «sotto Provenzano la mafia aveva scelto di inabissarsi e di non sparare più: condizione essenziale per potersi dedicare a una vasta gamma di interessi». Campanella ha tracciato l’evoluzione della strategia di Cosa nostra che a un certo punto ha scelto di «fare impresa» piuttosto che puntare sul racket del pizzo.  All’origine di tutto, ha spiegato Campanella nell’intervista a Tonia Cartolano, c’era la necessità di sviluppare a partire da Villabate, un paese alle porte di Palermo, un rapporto interessato con la politica. Proprio questo era il compito affidato a Campanella che aveva incontrato la politica nel 1994 candidandosi in una lista civica di ispirazione democristiana. «Il boss del paese, Nicola Mandalà, – ha detto – appoggiava invece la lista di Forza Italia». Fu allora che Campanella comprese, racconta, «perfettamente l’importanza del rapporto tra mafia e politica». Ne colse anche i vantaggi e subito conquistò la fiducia di Mandalà. Al punto che, su richiesta del boss, – dice – falsificò la carta di identità utilizzata da Provenzano per farsi operare in un ospedale di Marsiglia durante la latitanza. Campanella ha poi parlato dei suoi rapporti con l’ex ministro Clemente Mastella e con l’ex presidente della Regione. Salvatore Cuffaro, suoi testimoni di nozze nel 2000. Ricostruendo i rapporti con Cuffaro, Campanella ha detto che il senatore dell’Udc era a conoscenza dei «miei rapporti con Mandalà». Ma ha aggiunto che a quel tempo l’ex presidente della Regione non era consapevole del vero spessore criminale del boss. Cuffaro comunque, a giudizio di Campanella, ha avuto una «responsabilità politica per non avere combattuto il clientelismo».