Indiano bruciato: secondo intervento sui muscoli ustionati

14 febbraio 2009 | 02:43
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Indiano bruciato: secondo intervento sui muscoli ustionati

Il professor Palombo: ‘L’idrochirurgia ci ha consentito di operare con la massima precisione senza rovinare le fibre’

Il Faro on line – Secondo intervento al S. Eugenio di Roma per il 35enne indiano aggredito e bruciato alla stazione di Nettuno. “Purtroppo ho dovuto constatare che l’ustione e’ arrivata fino ai muscoli in necrosi. Abbiamo quindi dovuto togliere alcuni pezzi di muscolo ustionati e ripulire tutta la parte utilizzando una nuova metodica, quella dell’idrochirurgia”. A pochi minuti dalla fine dell’intervento il professor Paolo Palombo spiega le fasi dell’operazione, svoltasi a distanza di una settimana dalla prima.
“L’idrochirurgia ci ha consentito, con la massima precisione, di ripulire il muscolo strato per strato senza rovinare le fibre – ha spiegato Palombo – si tratta di un bisturi ad acqua in cui l’acqua esce a 1.500 chilometri orari permettendo di pulire con precisione millimetrica senza andare a tagliare. Il paziente e’ stato rinnestato con della cute eterologa presa dalla banca dei tessuti, ma questa volta abbiamo usato anche la tecnica di Alexander, andando ad inserire dei ‘francobollini’ di pelle del paziente, delle piccole isole di cute prelevate dalle braccia. Singh, che aveva reagito molto bene al primo intervento tanto da spingere l’equipe del professor Palombo ad intervenire di nuovo a distanza di solo una settimana, ha mostrato condizioni intraoperatorie buone e nell’arco di poco tempo verrà nuovamente sottoposto ad intervento, ma stavolta utilizzeremo soltanto la sua pelle, ha spiegato Palombo precisando che e’ stata tolta anche l’ustione che era a tutto spessore di una parte dell’addome. Il giovane indiano e’ divenuto la mascotte del reparto, non togliamo niente agli altri pazienti, questo sia ben chiaro, ma certamente e’ un’attenzione ancora maggiore che riserviamo su questa persona, vittima di un danno certamente maggiore di quelli che siamo abituati a vedere per incidente domestico o da lavoro. E’ come se volessimo ripagarlo dal danno causatogli da altri – ha concluso il professore – sentiamo nei suoi confronti come un senso di rivalsa”.