Fini: ‘Questo è il mio partito’

28 marzo 2009 | 14:08
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Fini: ‘Questo è il mio partito’

Il Presidente della Camera lancia il bipartitismo e fa l’apologia del cittadino onesto

Il Faro on line – “Questo è iI mio partito”. Così Gianfranco  Fini fa scattare il primo grande applauso di un lungo discorso più volte interrotto dall’approvazione della platea. C’è tutto nel discorso del presidente della Camera: l’appartenenza politica, lo sguardo al futuro, i distinguo su posizioni politiche che però “non devono trasformarsi in correnti”, il riconoscimento della leadership di Berlusconi. E poi il confronto sui grandi temi etici e sociali. Gianfranco Fini invita il Pdl a discutere nelle prossime settimane su come orientare il proprio voto al referendum elettorale di giugno. E’ uno dei concetti sviluppati riprendendo l’auspicio di Berlusconi per un sistema bipartitico. ”Non so se siano maturi i tempi – ha aggiunto Fini – ma il Pdl deve decidere come comportarsi al referendum”. Quindi un appello diretto a Berlusconi: bisogna rilanciare una grande stagione costituente.

Fini ha ringraziato Berlusconi “per la chiarezza e anche per la generosità con cui ieri in un colpo solo ha spazzato via tanti luoghi comuni e interpretazioni maliziose. Berlusconi è stato chiarissimo nel dire cos’è il Pdl: non è una Forza Italia allargata, non è fusione a freddo tra soggetti politici, non è un cartello elettorale, ma è una sintesi di valori e di esperienze”. Il presidente della Camera ha sottolineato che “oggi il partito c’è e la leadership anche. Ci saranno oneri e onori. Dico no a una divisione in correnti, saremo un grande partito democratico, che discute, sintesi di tradizioni, storia, partito che non potrà mai essere anarchico. Avremo un solo manifesto e sarà quello del Ppe”. Fini ringrazia Berlusconi anche per un uomo che aveva creduto al partito unitario del centrodestra “quando era difficile farlo, il richiamo a Pinuccio Tatarella per me, per gli amici di An stato un bel riferimento a un amico che non c’è più, a un’intuizione politica. Ma anche di rendere omaggio a Ugo Martinat, già segretario regionale di An in Piemonte. Era anch’egli un uomo che amava l’Italia, un uomo del fare”.

C’è poi un passaggio, forse meno aulico rispetto ad altri ma sicuramente sentito dalla platea presente e dalla maggior parte del popolo italiano: l’elogio della persona normale, del cittadino corretto. Fini critica quel mondo di furbi dove si va avanti ignnorando le regole della democrazia e del vivere comune e lanca l’idea di premiare il bcittadino virtuoso. Una proposta evidentemente provocatoria; anche perché non è il premio a chi segue le regole che è ciò che vogliono i cittadini, ma casomai la certezza della pena per chi non le rispetta.

Quanto alla spinta verso un bipolarismo sempre più bipartitico, Fini ha sottolineato che il nuovo soggetto dovrà mettere quanto prima all’ordine del giorno del dibattito interno quale atteggiamento assumere sul referendum elettorale di giugno, che rappresenterebbe una forte accelerazione al sistema bipartitico. Ci saranno discussioni tra di noi e con i nostri alleati, ma dovremo farle”. Il presidente della Camera accenna al ruolo “super partes” che riveste come terza carica dello Stato: “Il fatto che io super partes non significa rinunciare alle idee. Voglio offrire qualche suggestione”. Per Fini “pensare all’Italia che verrà significa “interrogarsi sulla qualità della democrazia, discutere sul nostro assetto istituzionale”. Dunque pensare ad ammodernare la seconda parte della Costituzione, mentre la prima non ha a suo giudizio bisogno di particolari ritocchi, se non per un accenno all’ideale europeo.

“E’ arrivato il momento – ha detto Fini – in cui il federalismo deve trovare attuazione istituzionale facendo sì che una delle due camere sia una Camera delle Regioni o del territorio. La seconda parte della Costituzione si deve cambiare, rischiamo di non rendere qualitativamente migliore la nostra democrazia. In questa Costituzione i presidenti delle Camere deve difendere le prerogative del Parlamento, e bene fa il premer a rivendicare poteri che permettono di essere più incisivi. Per far sì che la polemica esca dai giornali, però, dobbiamo rilanciare una grande stagione costituente. La democrazia – ha sottolineato ancora Fini – deve essere rappresentativa e governante, altrimenti rischia di finire non in sintonia con esigenze del popolo.” Per questo è necessario “riprendere il discorso troppe volte interrotto delle riforme istituzionali se si vuole vincere la sfida della modernità“. Conciliare le esigenze della governabilità con quelle della salvaguardia del Parlamento è possibile se si apre una “grande stagione costituente”. E’ lì che si vedrà se il centrosinistra difende lo status quo ho ha a cuore l’esigenza di modernizzare il paese. Il Pdl, proprio perché è un grande partito, deve pensare alla sua missione strategica, la grande scommessa è dimostrare che quando c’è buongoverno e si hanno idee la democrazia dell’alternanza non coincide con una legislatura. Bisogna pensare alla strategia in un arco che va al di là di una sola legislatura”.
Roberta Tito