Elezioni regionali, l’Ufficio elettorale non ha ammesso la Lista del Pdl a Roma

9 marzo 2010 | 20:18
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Elezioni regionali, l’Ufficio elettorale non ha ammesso la Lista del Pdl a Roma

Un ‘buco’ di 7 ore alla base del rigetto, Ora resta la strada del ricorso al Consiglio di Stato

La lista del Pdl per la provincia di Roma, presentata presso l’ufficio elettorale del tribunale di Roma, non è stata ammessa alle prossime elezioni regionali. La delegazione del Pdl presente in Tribunale, composta dal delegato di lista Alfredo Milioni, dal coordinatore romano del Pdl Gianni Sammarco e dal deputato Marco Marsilio, si è allontanata in auto senza rilasciare alcun commento.
La decisione e’ arrivata al termine di una lunga riunione, cominciata attorno alle 9 e terminata in serata.
La lista era stata presentata grazie alle nuove norme introdotte dal decreto cosiddetto ‘salvaliste’. L’ufficio elettorale ha esaminato la documentazione, dopo di che ha convocato i delegati del Pdl e ha loro notificato la non ammissione della lista.

Le motivazioni

Un “buco” di quasi sette ore, quello tra la scadenza prevista per la consegna delle liste e l’orario in cui la lista provinciale del Pdl e’ stata effettivamente consegnata nelle mani dei carabinieri. Sarebbe stata questa forbice temporale a determinare la non riammissione della lista del Pdl da parte dell’Ufficio elettorale circoscrizionale presso il Tribunale di Roma. A quanto si apprende, la motivazione dei giudici dice che il Dl del Governo e’ applicabile nei casi in cui, con certezza, la documentazione non sia stata modificata dopo le 12. I delegati Pdl non avrebbero consegnato ai carabinieri la documentazione né al momento in cui gli stessi rappresentanti del partito sostengono che questo sia stato loro impedito né alle 17 quando l’hanno portata via per poi riconsegnarla alle 19,30. Il problema, dunque, sembrerebbe consistere nel fatto che tra le 12 e le 19 non c’e’ certezza che la documentazione presentata non sia poi stata alterata.

Lo scenario ‘legale’

A questo punto al Pdl rimarrebbe, in termini legali, solo la strada del Consiglio di Stato, dove ha già annunciato l’impugnazione dell’ordinanza emessa dal Tar del Lazio l’altro ieri. Potrebbe, inoltre, decidere di ricorrere al Tar anche contro la decisione dell’ufficio elettorale di ieri. Ma, in questo caso, i giudici amministrativi darebbero al Pdl sicuramente di nuovo torto, in coerenza con la valutazione già espressa precedentemente.

La cronistoria del pasticciaccio

LISTA PDL LAZIO
27-28 febbraio – Per irregolarità nella consegna della documentazione, la lista provinciale di Roma dei candidati Pdl non è ammessa. Il Pdl ricorre al Tribunale di Roma, Ufficio centrale circoscrizionale, che il 28 respinge l’istanza.
1-3 marzo – Il Pdl fa appello all’Ufficio centrale regionale presso la Corte d’appello, che il 3 marzo respinge il ricorso.
5-8 marzo – Il Pdl fa ricorso al Tar del Lazio, che l’8 lo respinge, escludendo di fatto la lista Pdl Lazio dal voto e giudicando inapplicabile il dl salva-liste del governo (il 6 maggio la sentenza di merito). Il Pdl annuncia l’appello al Consiglio di Stato e ripresenta in Tribunale la lista Pdl Lazio, ossia chiude l’iter di deposito in base al dl salva-liste.
9 marzo – L’ufficio elettorale del tribunale di Roma non ammette la Lista del Pdl

LISTINO POLVERINI
2 marzo – Manca una firma: l’ufficio centrale elettorale della Corte d’Appello di Roma non accetta il listino Polverini, a cui è collegata la candidatura a governatore, che decade.
3-4 marzo – Il Pdl fa ricorso alla Corte d’appello, con la documentazione che sana le irregolarità. Il 4 il listino è riammesso: la candidatura Polverini torna in pista.