Conversazione con Abigail Child: specchi e riflessioni

2 agosto 2010 | 20:05
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Conversazione con Abigail Child: specchi e riflessioni

Il Faro on line – Abigail Child. Documentarista, poetessa, insegnante e critica. Ospite tra gli artisti della mostra curata da Shara Wasserman, Accademia delle Accademie, ha presentato l’opera Mirror World: un accattivante trittico video. Siamo andati a incontrarla nello studio dell’Accademia Americana, nel cuore del Gianicolo, dove è borsista per l’anno in corso. E lei si è raccontata così.

La sua carriera è iniziata come documentarista e poi ha deviato per il film d’arte.
Da ragazza ero un’idealista: pensavo che il documentario potesse parlare alle persone come me e che le parole potessero cambiare il mondo. Ma avevo delle idee, volevo occuparmi di alcuni temi: per fare un documentario devi incontrare persone interessanti che dicano quello di cui vuoi parlare. A volte queste persone si interpongono fra te e ciò che vuoi dire. Avevo bisogno di essere più personale. Ho sentito che l’oggettività documentaria era un falso. E quindi ho deviato verso il mondo dell’arte. Ero interessata alla musica sperimentale e sono stata molto influenzata dall’avanguardia teatrale di Manhatthan e da quel pazzo, nuovo modo di raccontare. Per cambiare aria e provare qualcosa di nuovo ho lasciato New York e sono partita alla volta di San Francisco. Lì ho preso parte ad una comunità di video maker e autori sperimentali. A questi ultimi devo la teoria che mi è servita a supportare le idee.
In Mirror World sono ravvisabili rimandi teorico-stilistici a Deleuze, Vertov e Ejzenstejn: quali sono i suoi punti di riferimento estetici?
Ciò che maggiormente mi ha influenzato è il suono e la sceneggiatura. Amo il ventesimo secolo, mi piace il montaggio specialmente quello della grande tradizione russa. Voglio citare la regista e montatrice Ester Shub, pioniera del found footage. Mi piace il ritmo. Mi piace sentire i tagli. Che il taglio sciocchi come uno scroscio d’acqua. Ho sicuramente recuperato e rielaborato l’idea di Ejzenstejn della risonorizzazione verticale, del suono che funziona da contrappunto all’immagine. Non hai bisogno di una trama per essere narrativo. Infine l’esperienza mi ha influenzato. La realtà non è lineare. Il continuo zigzagare della mente, dei pensieri, dello sguardo. Ciò non significa assolutamente che vado random nello strutturare un lavoro. Poi c’è la dimensione politica. Perché io credo che la forma è politica. Mai sentito parlare di incertezza e capacità negativa? John Keats scrisse che artista è colui che riesce a vivere in uno stato di incertezza. Gli scienziati molto dopo, hanno parlato della relatività. Il pubblico ancora non è a suo agio con personaggi multipli, con la narrazione interrotta, con la mancanza di linearità, con l’incertezza. Noi come artisti abbiamo molto da fare.
L’Antology Film Archives e Jonas Mekas.
Sono una fan del lavoro di Jonas e penso che Jonas lo sia del mio. Lui è un grande poeta: dice quello che pensa con straordinaria passione ed ispirazione.
Caposaldo della storia del cinema femminista: Maya Deren.
All’inizio non la amavo, perché si prende troppo sul serio. L’implicazione nel dramma psicologico è interessante, ma mi piace giocare con l’ironia. Negli anni ho compreso che il suo lavoro è davvero affascinante, ho rivalutato la sua creatività e il suo talento. Ora proietto i suoi film ai miei studenti. Lei, insieme con Kenneth Anger, ha reinventato il film sperimentale ad Hollywood.
Il Femminismo.
Ogni donna dovrebbe essere femminista. Il mondo può essere cambiato dalla cultura. Quindi bisogna lottare per il proprio linguaggio. Nel 1990 in Russia, dopo una proiezione video, sono stata “accusata” di femminismo. Questa parola può essere usata contro di noi. Ma finché le donne non saranno pagate quanto gli uomini, finché non potranno coprire le stesse cariche degli uomini a pari condizioni, fino a quando non potranno decidere di stare con uomini vent’anni più giovani di loro senza dare scandalo e gli uomini continueranno ad avere compagne più giovani di loro di vent’anni essendo giustificati, noi dobbiamo continuare a lottare per l’uguaglianza. Come donna si può ignorare di essere un cittadino di seconda classe in tutto il mondo? Faccio un esempio: noto l’abuso della parola “puttana” nel linguaggio colloquiale. Mi chiedo se è degno di una società civile.
Qualcosa di importante è successo quest’anno: Kathryn Bigelow ha vinto l’Oscar, prima donna in 82 anni di storia dell’Accademy.
Tralasciando le questioni “politiche” e strategiche per cui lei è riuscita ad ottenere questo riconoscimento, è senza dubbio un grande evento. Una delle ragioni per cui ho votato Obama piuttosto che Hillary è che un uomo nero aveva una chance in più rispetto ad una donna bianca. Nella cultura delle votazioni la gente si sarebbe fidata sempre più di un uomo che di una donna. E avevo ragione.
Federica Polidoro

La scheda

Laureata alla Yale University, ha insegnato film/video production and history in scuole come l’NYU, il Massachusetts College of Art, l’Art Institute di San Francisco. Ha la cattedra in Film/Animation alla School of the Museum of Fine Arts di Boston. I suoi film e video hanno vinto premi e sono stati proiettati in retrospettive presso l’Anthology Film Archives di New York in collaborazione con il New Museum, il Torino Film Festival , l’ICA di Londra, la Mercer Union Gallery di Toronto, il Collective For Living Cinema (New York), la San Francisco Cinematheque, il Frameline Film Festival (California), e più recentemente all’Harvard University Cinematheque. Il suo lavoro è stato ufficialmente selezionato per l’ Oberhausen Film Festival, Visions du Reel, Nyon, il London, Berlin and Rotterdam International Film Festivals, il Pesaro Film Festival, il New York Film Festival and Video Sidebar, il Latin American International Short Film Festival (Toronto) ed il World Wide Video Festival (Den Haag). La Child è autrice di articoli di critica e di innumerevoli libri di poesia (A Motive for Mayhem, Mob, Scatter Matrix, Artificial Memory più di recente). Da poco l’University of Alabama ha pubblicato This Is Called Moving: A Critical Poetics of Film. I suoi scritti sono comparsi in numerose antologie incluso Moving Borders (Talisman Press, 1997), From the Other Side of the Century (Sun and Moon Press, 1994), and Resurgent: An Anthology of Women’s Writing (Southern Illinois Press, 1992).