Maxi sequestro di pellicce di procione

17 agosto 2010 | 18:17
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Maxi sequestro di pellicce di procione

‘Operazione Rascal’: sequestrati al porto 15mila giubbotti per un valore di 800mila euro


Il Faro on line – Sono 15mila i giubbotti confezionati utilizzando pelli di procione, Procyon lotor, importati illegalmente dalla Cina, sequestrati questa mattina nel Porto di Civitavecchia, dall’Ufficio delle Dogane e dal Corpo forestale dello Stato, che, una volta immessi sul mercato avrebbero fruttato cifre sino 800mila euro. L’intervento rientra nell’accordo di collaborazione già in essere fra Agenzia delle Dogane e Corpo Forestale dello Stato ed è stato denominato “Operazione Rascal”, condotta dalla Sezione Investigativa Cites di Roma e dal Nucleo Operativo Cites di Fiumicino del Corpo forestale dello Stato, in  collaborazione con l’Area Verifiche e Controlli Antifrode della Direzione Regionale per il Lazio e l’Umbria e l’Ufficio delle Dogane di Civitavecchia.
I capi d’abbigliamento sequestrati dagli uomini del Corpo forestale dello Stato e dalla Dogana, che hanno avviato una efficiente collaborazione sin dai primi atti di questa vicenda,  presso gli spazi doganali del Porto di Civitavecchia – nella vasta area del molo destinata agli arrivi e allo stoccaggio dei container provenienti da altri paesi – viaggiavano all’interno di un container sulla nave “Malaga” proveniente dal porto di Shanghai, che in precedenza aveva fatto scalo nel porto di Gioia Tauro. La destinazione finale dei giubbotti era Prato e Roma per la commercializzazione. In casi analoghi tali prodotti prima della commercializzazione sono rietichettati con il marchio “made in Italy” in violazione della legge 350/2003 e successive modifiche a protezione della produzione nazionale. Inoltre i giubbotti erano dichiarati per un valore di cessione molto inferiore ai valori commerciali normalmente praticati, il che ha attivato gli uffici doganali ad ulteriori approfondimenti o sulla falsa dichiarazione del valore o sulla provenienza illecita delle pelli. Sui capi sequestrati saranno effettuate analisi mirate ad accertare se gli stessi siano stati trattati con sostanze potenzialmente nocive per la salute o comunque non autorizzate dalle norme sanitarie comunitarie. Anche in questo caso, come accaduto già in passato in analoghe operazioni condotte dalla Forestale e dalla Dogana (la più recente è stata l“Operazione Racoon” del febbraio scorso), i giubbotti non erano accompagnati dalla necessaria documentazione di origine che ne comprovi la provenienza legale e soprattutto che garantisca che gli animali non provengano da uccisioni illegali e comportanti maltrattamento e sevizie agli animali stessi. Il personale della Forestale, in questi casi, è chiamato a verificare che le parti di pelli non provengano da allevamenti illegali e da catture mediante trappole o altri mezzi che causano sofferenza agli animali, come stabilito dalla recente legislazione europea. La sanzione prevista dalla legge per il commercio del  Procyon lotor, è l’arresto fino ad un anno e l’ammenda da 10 a 100 mila euro. Il procione è originario del Nord America, ed è un mammifero che oggi, reintrodotto nei secoli in Europa, vive nei boschi della Germania e della Francia e viene massicciamente utilizzato in Oriente per la sua pregiata pelliccia. Un fenomeno, quello del traffico di esemplari di specie protette destinati all’industria mondiale della moda, che fa registrare, ormai da qualche tempo, una netta crescita. A tal proposito il Corpo forestale dello Stato sta da mesi intensificando l’attività di vigilanza.