Guardia di finanza contro la pesca di frodo

6 dicembre 2010 | 15:28
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Guardia di finanza contro la pesca di frodo

Sequestrati trenta chili di datteri di mare, due denunce

Il Faro on line – Sorpreso un motopeschereccio dalla vedetta della sezione operativa navale mentre effettuava la pesca a strascico in zona vietata in aree protette di zone sottoposte a vincoli archeologici e ripascimento delle coste.

La sezione operativa navale di Formia ha colto in flagranza lungo la fascia di mare della rada di Gaeta due pescatori di datteri di mare con un quantitativo di circa trenta chili. Questi erano dotati di appositi sistemi di frantumazione e indossavano appositi caschi con illuminazione da minatori, sono stati denunciati per cattura di specie marine protette e di danneggiamento di fondali e scogliere. Tale intervento ha impegnato anche personale ambientale della Guardia di Finanza e ha richiesto l’ausilio di una unità navale del Corpo per seguire in acqua i movimenti dei due sub, due fratelli con precedenti a carico nello specifico settore che una volta portati a terra risultavano essere tali C.V. di anni 34 e tale V.V. di anni 30 di origini campane precisamente di Pompei. Sono stati posti sotto sequestro bombole, erogatori, oltre alla sofisticata attrezzatura di perforamento impiegata per la cattura di molluschi. Anche i datteri di mare sono stati analizzati e su precise disposizioni della A.G. inizialmente sequestrati per essere successivamente rigettati in mare nelle acque antistanti le scogliere della Riviera di Ulisse.

Nella stessa nottata, sempre su precise direttive del Comando Roan e Stazione Navale di Civitavecchia è stata portata a termine un altro operazione di servizio con una unità veloce del Corpo inerente la pesca di frodo con imbarcazione del tipo a strascico in una località della Riviera di Ulisse il cui Comandante tale R.D. di Terracina di anni 55 era intento all’attività di pesca in difformità alla normativa vigente. Altresì è stato denunciato per depauperamento dei fondali marini in quanto tale attività di pesca veniva svolta in località in cui insistevano area archeologica sommersa e rinascimento di area di fondali per la formazione della poseidonia. Per il comandante dell’unità multa salata per un importo di euro 6000, sequestro degli attrezzi utilizzati del valore di circa 7000 euro e il pesce ritrovato nella rete, sequestrato e successivamente venduto nell’asta pubblica, il cui ricavo è stato depositato nelle casse dello Stato.

I pescatori di frodo dovranno rispondere oltre che di reato in concorso di danneggiamento di fondali e scogliere marine appartenenti al demanio marittimo e di cattura illegale e detenzione di specie marine protette. La Guardia di Finanza Navale di Formia, per fermare il fenomeno della pesca di frodo ha deciso di punire con maggiore incisività gli autori di tali attività illecite, anche per evitare in futuro che altri possano arrecare danni al nostro mare, che per le sue bellezze è apprezzato in tutto il mondo.

La salvaguardia e la tutela dell’ambiente marino hanno messo in evidenza i danni spesso quasi irreversibili arrecati negli ultimi decenni dall’intensa pesca di frodo; tra i più evidenti va senz’altro annoverato quello causato alle scogliere per l’indiscriminata raccolta del dattero di mare.

Il dattero di mare (lithophaga lithophaga) un bivalvo evolutivamente affine ai comuni mitili; esso vive lungo le coste del mediterraneo all’interno di gallerie scavate nella roccia calcarea grazie ad una secrezione mucosa erosiva, e raggiunge le massima densità di popolazione, fino a 300 individui al metro quadro entro i primi 5 metri di profondità pur essendo presente fino a 20/25 metri. La sua crescita è estremamente lenta e si è stimato che per raggiungere la lunghezza di 5 cm, ad un solo individuo siano necessari da 15 a 35 anni.

Le stime scientifiche dicono che per un piatto di linguine ai datteri che contiene 10 individui, si distrugge una superficie di fondale marino  pari a circa un metro quadrato con tutti gli organismi sessili in essa presenti provocando alterazioni ai fondali rocciosi con distruzione di biogenesi: e perché la stessa superficie si ricostituisca integralmente occorrono almeno 20 anni. Per questa attività repressiva è previsto l’arresto.