Bracconaggio, nel mirino un capriolo

28 dicembre 2010 | 00:45
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Bracconaggio, nel mirino un capriolo

Forestale in azione per arginare il fenomeno della caccia illegale

Il Faro on line – Un’apparente incidente, piuttosto comune, come l’investimento di un animale selvatico, grazie al continuo sistema di vigilanza del Corpo Forestale dello Stato nei confronti del fenomeno del bracconaggio, si è rivelato in effetti soltanto l’epilogo di un’azione di caccia illegale che non si è compiuta nella maniera sperata.
La Polizia Provinciale di Frosinone ha consegnato al Centro di tutela della Fauna selvatica del Parco Nazionale del Circeo un capriolo ferito, recuperato in località Trevi del Lazio (FR).
L’animale, una femmina adulta, si stava spostando molto velocemente da una zona boscata ad un’altra, ed attraversando di corsa un tratto di strada era stato investito in maniera assolutamente accidentale da un veicolo di passaggio. L’impatto con l’auto le aveva provocato un grave shock, oltre ad una serie di lesioni che avevano indotto l’automobilista a chiamare immediatamente gli addetti al settore. Le gravi condizioni in cui il soggetto versava al momento della consegna non hanno permesso una prognosi fausta: infatti è rimasto in vita soltanto poche ore.
Di norma al Centro l’autopsia viene effettuata per prassi, a prescindere dalle modalità che apparentemente sono la causa del decesso degli animali consegnati, anche a conferma delle stesse.
Ed in effetti l’esame necroscopico ha evidenziato la frattura multipla sia dell’osso mascellare sia del mandibolare, associata ad un’estesa emorragia interna per rottura dei vasi sanguigni toracici.
Ma ha anche rilevato sulla parte posteriore della coscia destra, nel sottocute, un pallettone di piombo, con un alone emorragico circostante che riconduceva la ferita a poco tempo prima della morte. Pertanto è plausibile che l’animale fosse in fuga proprio a seguito di un tentativo di abbattimenti illecito e che sia stato investito nel tentativo di attraversare le strada per spostarsi in un luogo più sicuro.
Il risultato dell’esame è stato comunicato alla Polizia Provinciale ed al Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Frosinone per la successiva segnalazione all’Autorità Giudiziaria essendo emersa un’ipotesi di reato di caccia a specie protette e con l’utilizzo di mezzi vietati.

“Il capriolo (Capreolus capreolus) – spiega il vice questore aggiunto Bettosi dr Alessandro – è il più piccolo dei cervidi presenti nel nostro Paese (gli altri due sono il daino ed il cervo). La Legge 157/’92, comunemente chiamata legge caccia, all’art.18 li annovera tra gli animali cacciabili, ma l’attività venatoria nei confronti di questa specie può essere fatta solo in determinate condizioni: la cosiddetta caccia di selezione. Questo tipo di prelievo tende a mantenere una popolazione di erbivori in condizioni ottimali per la migliore sopravvivenza in natura, evitando al tempo stesso danni alle colture agricole ed al rinnovamento del bosco. Cacciatori appositamente formati potranno abbattere soltanto determinati capi, stabiliti da una preventiva analisi delle popolazioni presenti in quello specifico territorio. La presenza di questi “selettori” sul territorio è conosciuta, monitorata ed autorizzata dall’Amministrazione Provinciale. Ogni altra forma di caccia nei confronti dei cervidi è vietata. Inoltre la caccia al capriolo (così come a tutti gli altri ungulati: daino e cinghiale per citarne altri due locali) è consentita solo con munizioni a palla unica, e non a pallini o pallettoni. Tale modalità si è resa necessaria perché munizioni inadatte non provocavano la morte degli animali immediatamente; questo permetteva loro di sfuggire al cacciatore, ma morire ugualmente per le ferite, dopo alcuni giorni di agonia, nel folto del bosco”.