Omicidio Melania, mistero sull’esame del Dna alla soldatessa di Sabaudia

10 agosto 2011 | 00:51
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Omicidio Melania, mistero sull’esame del Dna alla soldatessa di Sabaudia

La donna era legata sentimentalmente al caporal maggiore dell’Esercito Salvatore Parolisi

Il Faro on line – In un primo momento sembrava che la Procura di Teramo avesse richiesto l’esame del Dna di Ludovica Perrone, la 27enne di Sabaudia legata sentimentalmente, almeno fino al giorno del delitto, al caporal maggiore dell’Esercito Salvatore Parolisi accusato e unico indagato, dell’omicidio della moglie Melania Rea. A riportarlo il quotidiano “Il Centro” nell’edizione di mercoledì.

Una scelta quella della Procura che, se non altro, avrebbe potuto escludere con certezza Ludovica dalla scena del delitto. Questo interesse sembrava essere motivato dal ritrovamento sul corpo della vittima di Dna femminile. Poi però nulla di fatto. Fonti vicine alla procura di Teramo, hanno infatti smentito le voci di qualsiasi prelievo di materiale genetico.

Per quale motivo questo presunto passo indietro? Forse per l’alibi della giovane che, il giorno del delitto, era in caserma a Lecce?

L’esistenza di una “firma” femminile sul delitto di Melania Rea è sempre stata la teoria avanzata dalla difesa di Salvatore Parolisi che punta proprio sulla presenza di tracce di Dna femminile sul corpo della vittima. Particolare questo che già il gip di Teramo, Giovanni Cirillo, aveva “cassato” ritenendolo non esclusivo: “La pista della donna, che avrebbe partecipato all’aggressione, ipotizzata dalla difesa – scrive il giudice a pagina 63 della sua ordinanza di custodia cautelare – è priva di ogni fondamento”. Secondo Cirillo, i profili genetici misti individuati sotto l’unghia della mano sinistra, “sono estremamente parziali, compatibili con una semplice stretta di mano magari avvenuta in condizioni di sudorazione”.
R.R.