
Nelle difficoltà Fiumicino ritrova la coesione tra cittadini e politici. Ma è un’apertura di credito che va onorata
Il Faro on line – Una città col fiato sospeso. Fiumicino in questi giorni soffre di un’influenza, la B4a, che rischia di minare la salute del proprio sviluppo nei prossimi anni. B4a è una formuletta che, in parole molto semplificate, individua i terreni sistemati in zone edificabili ma impossibili da utilizzare a tal fine a causa di vincoli idrogeologici. Che possono essere superati nei casi più semplici con un piano di protezione civile efficace o, nella maggior parte dei casi, con opere strutturali a protezione delle zone interessate.
Cosa è successo in questi giorni? E’ successo che nonostante i lavori sul Porto canale, primo indiziato del rischio esondazione, l’Autorità di bacino ha fatto sapere che non toglierà i vincoli, in quanto esistente un altro pericolo su Fiumara Grande. Una novità assoluta? Non proprio, se ne parla da tempo. Una sorpresa? Certamente sì, visto che si stava andando verso una soluzione che avrebbe consentito di sbloccare una situazione che vede intere famiglie pagare da tempo Ici per terreni edificabili quando edificabili in realtà non sono, in una zona – e questo è l’assurdo – già completamente costruita come l’Isola Sacra. Per capire meglio, sarà opportuno fare un po’ di cronistoria, sgombrando però subito il campo da un equivoco: che questo rallentamento in qualche modo possa essere attribuito al Comune. Probabilmente non si può dire che tutta l’azione amministrativa sia sta improntata all’efficienza e alla prontezza, ma certo al Comune interessa- e molto – che la situazione si sblocchi. Per una serie di motivi: 1) con il rilancio dell’edilizia locale arrivano nuove entrate per le casse comunali; 2) è un buon modo per rispondere alle esigenze dei cittadini-elettori che su questo stanno facendo battaglie anche autonome organizzandosi in comitati e in associazioni; 3) la messa in sicurezza del territorio interessato dai vincoli consente di programmare con serenità anche la sistemazione logistica del resto dei quartieri, sistemando anche aree degradate. Dunque i politici locali hanno tutto l’interesse a “sbrigare” (quest’ultimo termine ha un suo doppio senso proprio) la pratica B4a. E invece è arrivata la mazzata dall’Autorità di bacino che – almeno per ora- blocca tutto.
In questo caso – così come a livelli più alti con il governo Monti – è evidente la differenza di approccio che c’è tra la politica e la tecnocrazia. La prima deve rispondere agli elettori, e dunque cercare di mediare tra le esigenze della burocrazia (anche intesa nel senso più alto) e quelle della gente. La seconda, invece, non dovendo fare i conti con il consenso popolare tira dritta per la sua strada, rimanendo con lo sguardo fisso sulle carte, la sciando le persone fuori dalla porta. Chiusa, ovviamente.
Ma, dicevamo, un po’ di storia. Il vincolo R4 (altra sigla dopo quella B4a) viene posto a metà degli anni 90 con un governo di centrosinistra, e fu imposto il rifacimento degli argini del Porto canale. Poi ci fu il problema del molo sud… Poi saltò fuori quello del molo nord (dove si è intervenuti con i fondi dell’Authority)… E adesso il caso di Fiumara Grande. Sembrerebbe come un gioco elettronico dove superato un livello, ne arriva un altro più complicato, e poi ancora un altro, e così via… Solo che in questo caso c’è la gente che non ha più voglia di giocare, e che chiede certezze.
Da questa vicenda è scaturita una inattesa novità: il ricompattarsi di parte (non tutta, per dovere di cronaca) della cittadinanza con quei politici del territorio che – alla fine – sembrano poter essere l’unico vero anello di collegamento con la parte tecnocratica; gli unici, in sostanza, ad essere ammessi oltre quella porta di cui parlavamo prima, quella dove le carte sono sistemate sui tavoli e con la luce accesa. E’ pur vero che in cinque lustri né destra, né sinistra né centro, che pure hanno avuto la chance di governare, sono riusciti a risolvere la questione; ma è altrettanto vero che ora il nodo è arrivato al pettine finale, e dunque è adesso che questa rinnovata coesione tra popolo e politici (ne è una prova la manifestazione organizzata insieme, al di là delle sigle di partito e comprendente anche le voci critiche nei confronti dell’Amministrazione) deve dimostrare di saper essere efficace.
C’è un territorio che ha messo da parte (almeno per un po’) vecchi rancori e recenti delusioni, con l’obiettivo comune di difendere il proprio futuro. Farlo tutti insieme significa avere una chance in più non solo di riuscire, ma di farlo in tempi brevi.
Per ora questi “Appunti” terminano qui. La materia è vasta, e dividerla in due articoli può aiutare a chiarire meglio l’argomento. Domattina pubblicheremo dunque altri “Appunti”, dove cercheremo di spiegare quale soluzione, stando alle parole dell’Autorità di bacino, sarebbe possibile; in che tempi – e già possiamo dire che non sono brevissimi – e soprattutto con quali possibili interessi dietro…
Angelo Perfetti
*Caporedattore Ufficio centrale quotidiano Il Tempo