
Il puzzle di espropri, lavori d’urgenza, emergenza a Passo della Sentinella e cubature
Il Faro on line – Riprendiamo il discorso sui B4a, cercando di capire – partendo dalla segnalazione dell’Autorità di bacino – quale potrebbe essere la soluzione. In buona sostanza si tratterebbe di creare una strada che faccia essa stessa “muro” rispetto ad una possibile esondazione. tale opera potrebbe essere la strada di cantiere per il nuovo porto turistico, che a quel punto avrebbe il carattere di urgenza e dunque faciliterebbe la serie di espropri necessari per effettuare l’opera. Ma basterebbe fare una semplice strada sterrata? Dalle carte sembrerebbe di no, e dunque ci vorrebbe una strada vera e propria, rialzata di un paio di metri con tanto di asfaltatura e illuminazione. Insomma, un’opera finita. Che però, una volta completata, se da una parte risolverebbe un problema ne aggraverebbe – e molto – un altro dalle parti di Passo della sentinella. Che a quel punto si ritroverebbe con il mare davanti e un “muro” dietro; e dunque andrebbe sgomberata senza se e senza ma. Ma per farlo bisognerebbe trasferire un intero quartiere altrove. Dove? Sostanzialmente in una zona limitrofa, ma protetta, su terreni di proprietà regionale. Che dunque potrebbe avere buon gioco a sostenere – legittimamente – un business con i privati dandogli la possibilità di costruire una serie di cubature a patto che una parte venga destinata a risolvere totalmente l’emergenza. E magari aggiungendoci anche un ospedale che, una volta costruito, potrebbe rientrare nei piani regionali di riassetto sanitario.
Chiariamo un fatto: quelli che stiamo facendo sono solo ragionamenti a voce alta, senza alcun fondamento ufficiale; certo però ogni cosa che citiamo ha un riscontro oggettivo (vincoli, strada di cantiere, emergenza a Passo della Sentinella, terreni regionali e costruttori interessati); abbiamo solo fatto un montaggio dei vari “frame”, un po’ come si fa nei film. Il punto è che la “proiezione” di questo film – che peraltro ha una sua bellezza, e non è assolutamente tutto da buttare – durerebbe circa 4 anni. Un tempo infinito per tutti coloro che già oggi sono stanchi di aspettare. Una soluzione che, comunque, nel risolvere un problema sociale ne aprirebbe un altro. E qui torniamo al discorso della differenza tra la politica e la tecnocrazia; l’una cerca di risolvere i problemi con uno sguardo al sociale, l’altra cerca di risolverli con uno sguardo ai numeri.
La “soluzione B”, sempre che l’Autorità di bacino sia disposta a tornare parzialmente sui propri passi, potrebbe essere quella di attuare un buon piano di Protezione civile che preveda rapidi interventi in caso di esondazione, consentendo da subito la costruzione all’Isola Sacra che, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, non è certo terreno vergine sotto il profilo dell’edilizia. Staremo a vedere. INell’attesa, la città è pronta a far sentire la propria voce il 23 gennaio.
Angelo Perfetti
*Caporedattore Ufficio centrale quotidiano Il Tempo