
Il Faro on line – Terminata la prima giornata sulla Croisette. Ad aprire il festival il film del regista americano Wes Anderson. La storia, ambientata su un’isola al largo del New England, racconta la fuga di due adolescenti innamorati e della mobilitazione dell’intera comunitá per cercarli. Chi conosce l’opera di Anderson non si lascerà sorprendere. Lo stile, ormai codificato, quasi manierista, è la sua cifra inconfondibile, personale ai limiti del parossismo. Un’estetica che è la traslitterazione di una concezione del modo, visto attraverso l’ottica di un fanciullo, come una fiaba assurda, d’umore crepuscolare e sempre a tinte vintage.Personaggi colorati a matita si muovono in case di bambola. Quadri corali dove la posizione di ogni elemento è studiato in maniera morbosa. A questo proposito i ricorrenti piani frontali, più che appiattire gli spazi, ricreano l’effetto delle strisce a fumetti, anche grazie ai movimenti della macchina da destra a sinistra e poi di nuovo a destra come un pendolo piatto.
In questo film la poetica di Wes Anderson arriva ai massimi livelli. Il cast é eccezionale, a partire da un Bruce Willis molto sopra le righe, che interpreta il ruolo dell’agente del paese. E qui viene fatto di chiedersi se non sia stato scelto per quella improbabile parte ne La colazione dei campioni. Edward Norton è noto per la sua versatilità, ma non ci si riesce ad abituare alla sua bravura. Bill Murray è un membro stabile dei cast di Anderson e durante la conferenza stampa si è avuto modo di scherzaci su. A Frances McDormand basta la faccia. Ma Tilda Swinton è stata davvero superlativa.
È difficile capire perchè, ma sta di fatto che quando c’è alchimia tra un gruppo di attori, guardando il film se ne può percepire la differenza. Wes Anderson è famoso per la sua capacità di creare le condizioni ideali alle riprese. La colonna sonora è un capitolo a parte che merita nota non solo perchè è firmata da Alexander Desplat, ma perchè é un imprescindibile agente narrativo, al punto che alla fine vengono presentati tutti gli strumenti come veri e propri attori. In ultimo si deve assolutamente dire dei titoli di coda, curati dalla società Indian Paintbrush e tra i più belli mai visti. Nel Palais de Festival si vocifera che questo film ha quasi nulle possibilità di vincere e anche se pochi hanno avuto il coraggio di parlarne palesemente male, sono in realtà molti i detrattori. Forse perchè l’approccio è infantile, forse perchè, come si detto, il suo manierismo può essere frainteso, ma vale la pena riflettere sul perchè il film sia stato scelto per aprire questo festival, decisamente molto più sobrio delle precedenti edizioni. Che sia forse un invito a rileggere gli eventi dei nostri giorni in maniera più genuina? Sta di fatto che, al di là del gusto e delle probabili debolezze narrative, Moonrise Kingdom ha un segno visivo talmente distintivo che non si può restargli indifferenti.
Federica Polidoro
per Il Faro on line dal 65° Festival de Cannes