
Il Faro on line – A tre giorni dalla consegna dei premi a Cannes si può concludere che il Palmares é stato equo e giusto. Palma d’Oro ad Amour di Haneke, un dramma struggente sulla vecchiaia, la malattia, la pena di chi soffre e chi assiste il sofferente. Un’opera struggente che supera per intensità e coesione narrativa tutte le altre in concorso. Sorprende un po’ di più il Gran Premio della Giuria a Garrone per il suo Reality, un tema inflazionato espresso con sorprendente visionarietà e stile personalissimo che non ha lasciato insensibili nemmeno i più scettici. Il film aveva più di qualche debolezza e non ci è dato sapere quanto la direzione della giuria di Moretti abbia influenzato la scelta: Garrone infatti oltre ad essere amico e sodale di Moretti ha collaborato ai film del regista anche in veste di direttore della fotografia (vedi Il Caimano). È presumibile che Jean Paul Gautier abbia appoggiato il presidente di giuria e che l’eccentricità della confezione garroniana abbia toccato la sua sensibilità estetica. Il Premio della giuria a Ken Loach per The Angels’ Share era prevedibile. Cannes adora Loach, e lo adora anche Valerio De Paolis della Bim, che continua ad investire sulla produzione dei suoi film. Inoltre l’amministratore unico della Bim si é assicurato la distribuzione italiana dei titoli Wild Bunch, una delle più grandi società europee. La vittoria del messicano Reygadas alla regia é stata la più controversa a sentire la critica. Post Tenebra Lux é una sinfonia di immagini, un poema antinarrativo che qualcuno ha tacciato di autoreferenzialità. Su questa decisione potrebbe essersi imposta Andrea Arnold, la regista inglese giurata, già vincitrice di Oscar e in concorso con una rivisitazione di Cime Tempestose all’ultimo Festival di Venezia. Christian Mungiu ha fatto man bassa di premi con Beyond The Hills: premio alle due protagoniste Cosmina Stratan e Cristina Flutur e premio per la sceneggiatura. Il film, tipico polpettone festivaliero, é un mattone pretenzioso di tre ore più efficace del Propofol. In ultimo premio a Mads Mikkelsen per Jangen di Thomas Vinterberg, nella sua interpretazione di un maestro d’asilo accusato ingiustamente di pedofilia.Molte le pellicole a stelle e strisce in concorso che non erano all’altezza della competizione. Si é detto che la finalità era quella di assicurarsi un’alto numero di star sul red carpet, molto più semplicemente si é trattato di un anno fiacco con pochi film convincenti. Le scelte della giuria, del tutto condivisibili, sembrano una conseguenza inevitabile di questo scenario.
Federica Polidoro