Gli anni di piombo e le ferite aperte

31 maggio 2012 | 23:02
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Gli anni di piombo e le ferite aperte

Il Faro on line – Raccontare gli anni di piombo agli studenti, come si raccontano le battaglie di Napoleone o la Guerra dei trent’anni, storicizzare avvenimenti che riaprono le ferite di un tempo così presente ma già così lontano è sembrato il modo migliore proposto dal Laboratorio di storia del liceo Pasteur per trasmettere alle nuove generazioni il senso di profondo smarrimento che colse gli italiani al termine dei 55 terribili giorni che conclusero la tragica vicenda del rapimento di Aldo Moro. L’ occasione del seminario  ha preso le mosse dalla recente uscita del libro a quattro mani del questore Elio Cioppa e  dello scrittore Giulio Saraceni, “Quaranta anni di verità”, nel quale uno dei più rappresentativi esponenti della polizia italiana ha raccontato le sue esperienze umane e professionali, ricostruendo  non solo la trama della sua vita, ma soprattutto, ripercorrendo una serie di tappe fondamentali per la storia italiana del secondo dopoguerra. L’incontro si è avvalso della  partecipazione, oltre che degli autori del libro, anche   del professore Marco de Nicolo’,  docente di storia contemporanea all’Università di Cassino, esperto della “rivoluzione del ‘68” e degli anni di piombo,   e di Andrea Monda, scrittore-giornalista e professore al Pilo Albertelli. 
La mattinata si è articolata come un vero e proprio working in progress capace di ricostruire, non solo i fatti , ma anche i sentimenti, gli umori e i punti di vista di quanti in quei tragici giorni, girando spesso a vuoto, cercavano di dare una spiegazione e un senso ai fatti.  

Introdotti  da una sintetica, essenziale ma anche  lucida e appassionata ricostruzione del prof. De Nicolò, il seminario si è rivelato una lezione “totale”, articolata oltre che sulle ricostruzioni storiografiche sull’esame di uno dei testimoni diretti, capace ancora – a distanza di 34 anni – di rivivere le emozioni personali e professionali. L’uomo e il poliziotto si sono più volte scambiati i ruoli,  riscoprendo  emozioni profonde, frustrazioni professionali,  espresse sempre  con arguzia e particolare verve da un napoletano verace, capace di trasmettere, talora con una battuta, tal altra con una espressione dura la fatica di “vivere” da moltissimi anni nel “bel paese”. Con le sue risposte spesso lapidarie e mai banali, il  questore  ha rivelato agli studenti  molteplici momenti della sua attività durante il rapimento dell’On. Moro, dalla scoperta del cadavere in via Caetani,  al difficile compito di informare la famiglia del tragico rinvenimento, riuscendo anche in una situazione così difficile  almeno a  fare da filtro – nonostante la tristezza dell’incarico e l’imbarazzo per il fallimento  –  alla  “folla” di politici precipitatisi a casa Moro per esprimere il loro cordoglio. 

Il momento più buio della storia d’Italia, dal secondo dopo guerra – raccontato non riuscendo a nascondere la commozione – ha suscitato numerosi interventi da parte dei giovani studenti, moderati dal prof. Andrea Monda, giornalista de “L’Osservatore romano”, che, ricorrendo alla sua esperienza di docente, è stato  pronto a raccogliere anche spunti provocatori su temi di attualità, relativi non solo al terrorismo ma anche al rifiuto dei giovani per la politica, coinvolgendoli in un confronto serrato e critico e pregandoli di riprendere nelle loro mani  il loro destino, diventando cittadini attivi e consapevoli attraverso lo studio attento di tutte quelle discipline che potrebbero impedire loro di commettere nuovamente gli errori del passato. Il questore, incalzato dalle domande dei ragazzi,  si è poi soffermato sul suo mestiere di investigatore impegnato  a sgominare l’azione dell’anonima sequestri, utilizzando tutte le strategie possibili: dai pedinamenti in territori estremamente difficili e impervi, come l’Aspromonte e la Barbagia, ai travestimenti più impensabili, per finire con un vero e proprio conflitto a fuoco con esponenti della banda della Magliana. 

Il liceo Pasteur dimostra con queste interessanti attività integrative di voler offrire ai suoi studenti delle mirabili opportunità di vivere da cittadini attivi, interfacciandosi costantemente con la società civile, con l’alta cultura, con la politica e le istituzioni. Compito primario della Scuola è, infatti, ha ricordato introducendo gli ospiti,  la Dirigente scolastica, Daniela Scocciolini, promotrice dell’incontro,  preparare i giovani ad affrontare da donne e da uomini consapevoli le problematiche che la nostra società “complessa”, nell’era della  globalizzazione mondiale,  ci offre continuamente, superando lo scoramento e il senso di frustrazione che troppo spesso accompagna fasce sempre più numerose di popolazione giovanile.La Scuola non è, certo, un museo dove si celebrano le “morte carte” o dove si fanno elucubrazioni o inutili “conteggi”. I conti, i nostri giovani li devono fare con la vita sul campo!
Pasquale Maria  Sansone