Dentro Roma i giovani (e non solo) protestano. Ecco i presìdi all’interno della città

8 ottobre 2012 | 04:00
Share0
Dentro Roma i giovani (e non solo) protestano. Ecco i presìdi all’interno della città

Movimenti apolitici, apartitici, non violenti. Che crescono, con un obiettivo comune: cambiare questa Italia. In strada anche tanti ragazzi provenienti dal litorale laziale
+ GUARDA IL SERVIZIO VIDEO

Il Faro on line – Roma diviene il centro italiano delle militanze nazionali atte ad intervenire in via popolare contro la casta politica. Se si fa una passeggiata a Montecitorio e dintorni, infatti, si incontrano una serie di movimenti sedicenti apartitici, apolitici, senza  simboli né colori se non quelli della bandiera nostrana. Movimenti costituiti da cittadini con l’orgoglio infranto, cittadini che sperano in un risveglio (seppur lento e da lavorare) di una coscienza italiana che si decida ad intervenire su quelli definiti da alcuni di loro “abusi da parte dei politici sulla popolazione d’Italia”.

Gaetano Ferrieri, ad esempio, è in presidio da 11 mesi di fronte al palazzo del parlamento: “Io sono qui per riunire tutti i cittadini e mandare via questa casta” ci dice, e tramite la sua pagina facebook spera di poter aggregare il maggior numero di persone pronte ad affrontare con lui quelle che sono le mancanze della società in cui viviamo.

Imperano poi, sui sampietrini delle piazze romane, quelli che sono i membri della “catena umana”. La catena umana è un presidio a oltranza e nasce ad aprile 2012 su idea di un bambino di dodici anni che propone di “prendersi tutti per mano di fronte ai politici italiani”, e continua più intensa dal 29 settembre di quest’anno.  Il movimento, ancora relativamente piccolo ma pieno di speranze e ambizioni, imposta tende e viveri al Pincio e muove la protesta concentrandosi sulla piazza del parlamento.Sabato 6 settembre i militanti hanno ricevuto il “consiglio” da parte delle forze dell’ordine stanti sul luogo di muovere i loro passi verso Piazza degli Apostoli, non lontana da quella del palazzo del parlamento. Sono quindi oggi presenti li e circoscritti nei nastri gialli della polizia sperando in un ritorno al punto di partenza della protesta. La gente arriva dal sud e nord Italia, dal Belgio, dalla Germania e dalla Spagna.

Un concentrato di speranza che non vede più l’ideologia di parte come simbolo da seguire e che si unisce iniziando a condividere il pensiero di salvare questo Belpaese, salvarlo assieme, senza lotte politiche tra il popolo. La maniera in cui si pensa di agire è unirsi. Farsi conoscere per crescere, crescere per poi gridare assieme come uniti si può cambiare. Studenti, artisti di strada, mamme e papà con tanto di bambini, disoccupati e precari, lavoratori che percepiscono uno stipendio che basta a campare e lavoratori precari che non arrivano a fine mese. Ci sono tutti di tutti i ranghi e di tutte le fasce. Alla catena umana non importa più il cibo sul piatto: quello che conta è che qualcosa cambi per mano della sovranità popolare, proprio come cita la ormai violata ed obliata costituzione.

Tra un inno italiano e l’altro, tra una megafonata e un volantinaggio, arrivano e se ne vanno da tutta Italia e da tutto il mondo. Chi viene per dare il proprio contributo una sola giornata, chi va via per poi tornare dopo il lavoro o l’università, chi invece persiste e non molla mai ignorando il tempo che passa e si porta via tutto, tranne le speranze.Ecco una Roma che sotto lo splendore della storia di cui è disegnata da vita alla fibrillazione, al fermento della voce della gente.
Giulia Capozzi