Distrutto il ponticello “del Vivo”

3 novembre 2012 | 16:21
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Distrutto il ponticello “del Vivo”

A denunciarlo è l’associazione ambientalista Fare Verde di Tarquinia su segnalazione di alcuni cittadini residenti nella località San Giorgio

Il Faro on line – Distrutto un ponticello in muratura. A denunciarlo è l’associazione ambientalista Fare Verde di Tarquinia su segnalazione di alcuni cittadini residenti nella località San Giorgio, sul litorale tarquiniese. Il fatto è avvenuto alcuni mesi fa, ma la notizia si è appresa solo in questi giorni quando alcuni cittadini si sono rivolti all’associazione. A essere distrutto dalle ruspe è stato il ponte detto “del Vivo”, un ponticello in muratura che da almeno cento anni si trovava a cavallo del fosso delle Saline. Quest’ultimo è un fossato che costeggia l’area naturale e di popolamento animale “Salina di Tarquinia” e la divide dalla vicina località residenziale “San Giorgio – Poggio della Birba”.

“Era una mattina piovosa – dice un uomo che abita in quella zona – ho sentito un rumore secco, mi sono affacciato alla finestra e ho visto che alcuni operai, accompagnati da una persona in divisa, stavano distruggendo il ponte con un mezzo meccanico. La ruspa in poco tempo ha abbattuto il ponticello. Il giorno dopo – prosegue – mi sono recato dal sindaco il quale mi ha invitato a denunciare l’accaduto ai vigili urbani, cosa che ho fatto immediatamente”.

Per il momento non si conoscono i risultati di eventuali indagini. Fatto sta che alcuni residenti, appresa la notizia, hanno  effettuato un sopralluogo accompagnati dagli ambientalisti. Inoltre, si sono attivati per cercare documenti e fotografie in grado di datare con certezza l’esistenza del ponte. Ad esempio, il ponte “del Vivo” viene citato in documenti ufficiali del Comune, è presente in alcune fotografie aeree ed è inserito graficamente in numerosi progetti presentati anni orsono dal consorzio residenziale”Lottisti Etruria”. Inoltre, sembra che il ponte sia indicato chiaramente in carte topografiche di ben due secoli fa. 

“Sembra un manufatto vecchio di almeno cento anni – commenta Fare Verde – se fosse accertata questa datazione, per qualsiasi  ntervento su di esso è necessaria l’autorizzazione del Ministero per i beni culturali e della competente sovrintendenza. Ci auguriamo che la magistratura accerti come sono andati i fatti e se ci sono responsabilità di qualsiasi genere.”