I 10 comandamenti del ciclista su strada

5 novembre 2012 | 02:07
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I 10 comandamenti del ciclista su strada

Il Faro on line – La settimana scorsa ci siamo occupati dei veicoli a due ruote, intendendo per essi quelli a motore, quindi motocicli e ciclomotori; oggi vogliamo spendere due parole sul veicolo a due ruote per eccellenza, quello che il Codice della Strada definisce “velocipede”, ovvero la cara, vecchia e intramontabile bicicletta. Anche la bicicletta negli anni si è evoluta arrivando, in particolare nei modelli da competizione, ma non solo, alla produzione di mezzi sofisticatissimi e costosissimi, con elementi in fibra di carbonio e alluminio che, sfruttando la particolare leggerezza e resistenza, col contributo di una robusta pedalata corrono come il vento. E’ un mezzo che accompagna gli appassionati durante tutto l’arco della vita: dalla più tenera età, con l’ausilio delle “rotelle” per non perdere l’equilibrio, fino alla senilità come utile alleato per uno stile di vita all’insegna del sano movimento e del benessere.

Una passione dilagante quella della bicicletta, che vede, soprattutto nel territorio di Fiumicino, vere e proprie squadre di ciclisti più o meno giovani ma attrezzati di tutto punto, impegnarsi in lunghe pedalate che si snodano per le strade soprattutto extraurbane. Il problema è, ancora una volta, che, in quanto veicolo circolante su strada pubblica, anche la conduzione del velocipede rientra nella disciplina prevista dal Codice della Strada; sono almeno tre gli articoli che dedicano attenzione al mezzo ecologico per eccellenza: art. 68, art. 69 e, quasi più importante degli altri in quanto direttamente disciplinante la circolazione, l’art. 182. Mentre i primi due regolano le caratteristiche tecniche della bicicletta (e sarebbe bene i diretti interessati gli dessero almeno un’occhiata…!), il terzo, l’art. 182 appunto, si presenta con un titolo che è tutto un programma: “Circolazione dei velocipedi”. Inutile dire che, leggendo i dieci commi di cui l’articolo si compone e paragonandoli alla realtà del quotidiano, appare evidente che, oltre alla passione per la bici come detto sopra, è dilagante anche una… profonda ignoranza delle disposizioni del Codice!

Particolarmente disatteso il disposto del 1° comma, secondo il quale è consentita la circolazione in fila per due nei soli centri abitati, mentre fuori di essi è rigorosamente prescritta la fila “indiana”, ovvero, unica; unica eccezione nel caso in cui il ciclista di destra sia minore di anni dieci. Appare evidente, incontrando i gruppi degli amanti del pedale e vedendoli circolare occupando quasi l’intera corsia, che gli stessi o non conoscono la norma o, cosa più probabile… e per usare un’espressione colorita ma estremamente chiara, “se ne fregano”!

La circolazione stradale rappresenta un pericolo sempre e comunque, ma nel caso in esame i nostri amici dovrebbero sempre tenere presente che sono gli utenti più deboli e vulnerabili: la cosa minore che possa succedere è il cadere e purtroppo la cronaca dei sinistri stradali ha più volte dimostrato la fatalità di una caduta, magari solo perché avvenuta dalla parte sbagliata (tipico esempio: sulla parte sinistra in coincidenza col sopraggiungere di un’auto…).

Il comma 9bis, aggiunto in un secondo momento e proprio per il verificarsi di veri e propri eventi drammatici, impone norme per rendersi “visibili” nelle ore serali e notturne, soprattutto fuori dei centri abitanti e, manco a dirlo, è anch’esso puntualmente disatteso. Tutto ciò è ovviamente coronato spesso (troppo spesso!) dall’arroganza degli amanti del pedale, convinti che solo gli altri, nello specifico gli “automuniti”, abbiano dei doveri nei loro confronti (la male interpretata consuetudine di cui abbiamo parlato in alcuni articoli precedenti), mentre un sano buon senso imporrebbe una buona conoscenza delle norme, ma soprattutto il loro rispetto, se non altro per poter continuare a gustare con serenità – ma anche con sana prudenza – quella che rimane comunque una bella e salutare passione.
Paolo Boncompagni