Tagli alla sanità nel Lazio

29 novembre 2012 | 19:34
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Tagli alla sanità nel Lazio

E il Gemelli lancia l’SOS tagli “quantificabili in 29 milioni di euro, che equivalgono a circa il 30% dei tagli previsti per tutte le strutture sanitarie accreditate del Lazio”

Il Faro on line – I lavoratori dell’Idi protestano davanti la Prefettura, quelli del San Raffaele davanti la Regione. L’associazione Religiosa Istituti socio sanitari, che riunisce diversi ospedali religiosi classificati come il Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina, l’Idi ed il San Carlo di Nancy, il Santa Lucia ed il San Pietro, minaccia lo stop delle prestazioni convenzionate dai primi di dicembre. E’ caos sanita’ nel Lazio, regione commissariata e con un buco nei conti, ora penalizzata anche dai tagli lineari. E il Gemelli lancia l’SOS tagli “quantificabili in 29 milioni di euro, che equivalgono a circa il 30% dei tagli previsti per tutte le strutture sanitarie accreditate del Lazio. Di questo taglio circa 5 milioni sono relativi alle funzioni per l’Emergenza e per il Pronto soccorso senza riduzione delle prestazioni erogate”. La scure del commissario per la sanità della Regione Lazio, Enrico Bondi, si abbatte su case di cura, cliniche e ospedali privati e religiosi. Un taglio del 7% ai budget che scatta già per il 2012 e che riguarda le retribuzioni per le prestazioni in convenzione come lungodegenza, riabilitazione o ricoveri per acuti. Anche Federlazio Salute fa sapere che ci saranno migliaia di licenziamenti.

Il commissario per l’attuazione del piano di rientro del Lazio è stato nominato proprio per riportare i conti sotto controllo, adesso deve fare i conti con le barricate alzate dalle strutture private. L’Aris, l’associazione degli ospedali religiosi, ha annunciato proteste che arriveranno fino ai livelli più alti delle istituzioni. Una situazione divenuta esplosiva che ha visto nei mesi scorsi le proteste dell’intero comparto sanitario laziale. Mercoledì  erano scesi in piazza i lavoratori dell’Idi San Carlo, senza paga da agosto, che hanno occupato l’Aurelia. Il Gruppo San Raffaele invece si è appellato al presidente della Repubblica Napolitano e ha già preparato le lettere di licenziamento. Riguardano chi lavora nella clinica San Raffaele di Cassino e nel Centro di Riabilitazione Villa Buon Respiro di Viterbo. La chiusura comporta la cessazione di 273 prestazioni ospedaliere quotidiane, anche per gravissime cerebrolesioni; 130 per stati vegetativi e malati terminali; 325 prestazioni ambulatoriali per bimbi disabili.  Particolarmente duro è Enzo Colaicomo, presidente di Federlazio Salute: “È inaccettabile, irricevibile, pericoloso per l’assistenza sanitaria ai cittadini, non più a rischio, ma con la certezza della chiusura di decine di strutture della sanità privata in convenzione con perdita di migliaia di posti di lavoro. Ci si rende conto a quali rischi sociali si sta andando incontro?”.

“Il prospetto di tale budget anche per l’anno 2013 potrà arrivare a riduzioni del 10% introduce anche la necessità di drastici interventi in ambito occupazionale. – ha spiegato il presidente regionale Aris, Michele Bellomo – Quindi, la prospettiva di un’ulteriore riduzione del 10% dei finanziamenti e di conseguenza delle relative prestazioni, comporta per l’ospedalità classificata no profit un esubero di personale nell’immediato di 800 posti di lavoro a rischio”. Per il direttore generale dell’ospedale Fatebenefratelli, Cellucci, “con il decreto Bondi c’e’ stato un intervento che ha ridotto il budget delle nostre strutture quindi i cittadini devono sapere che avranno difficoltà ad accedere alle prestazioni perché noi abbiamo grossi problemi.

Questo decreto annulla degli accordi che ognuno di noi ha sottoscritto con la Regione Lazio: non si può far finta di non conoscere gli accordi che sono stati sottoscritti. Infine, a novembre non si può dire ‘ci riserviamo di ridurre ulteriormente’. Impugneremo i decreti del commissario Bondi e vedremo cosa succederà”. Gli ospedali classificati “sono gli unici – hanno continuato i direttori – ad essere remunerati sulla base delle prestazioni rese e con tariffari sostanzialmente identici dal 1999 e non già ancora a bilancio e relativi ripiani annuali come ancora esistente per la spedalità pubblica”. Con la riduzione del finanziamento che passerebbe, quindi, dal 20 al 27%, “ci sarà la sospensione immediata dei ricoveri ordinari, non urgenti, e le prestazioni ambulatoriali”. “Se nel 2013 il 7% lieviterà al 10%, questo corrisponderà al 10% di prestazioni in meno. – ha aggiunto il direttore generale del San Pietro, Roberti – Questi ospedali, equiparati dalla norma al servizio pubblico, sono gli unici pagati a tariffa. Questo cosa non e’ mai stata per gli ospedali pubblici che sono finanziati a bilancio: e’ un sistema totalmente disequo e non giova al cittadino”.
Marco Staffiero