Il Rapporto Upi Lazio-Eures parla chiaro: quadro critico per l’economia

6 dicembre 2012 | 16:44
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Il Rapporto Upi Lazio-Eures parla chiaro: quadro critico per l’economia

Iannarilli: “Una sola certezza, oggi, possiamo avere ed è, purtroppo, davvero inquietante: i tagli alle casse degli Enti locali, che comportano una sostanziale impossibilità per le Province di continuare a svolgere il loro ruolo”

Il Faro on line – La situazione economica del territorio laziale non è delle migliori. Scende il reddito reale delle famiglie del Lazio. In stallo consumi, risparmi e investimenti (nel 2011 la spesa media mensile delle famiglie è cresciuta di appena lo 0,4%) e volano le sofferenze bancarie: +50% nel 2011. La crisi economica accresce lo squilibrio economico tra i territori e i cittadini e la crisi allarga la forbice tra “ricchi” e “poveri”. Questi alcuni dei dati emersi dal Rapporto 2012 UPI Lazio-Eures sullo stato delle Province del Lazio, presentato oggi a Roma presso la Sala del Garante per la protezione dei dati personali, dal Presidente dell’UPI Lazio e Presidente della Provincia di Frosinone Antonello Iannarilli, e dal Presidente dell’Eures Fabio Piacenti, che ‘fotografa’ gli aspetti socio-economici dei territori delle cinque Province laziali. Ancora, dal documento presentato oggi dall’UPI Lazio e dall’Eures si evidenzia il calo dell’occupazione nella regione, con una disoccupazione giovanile al 33,7%, e con il 66% dei giovani che lavora, ad un anno dalla laurea, in modo “precario” o senza contratto. Gli esiti della crisi economico-finanziaria hanno prodotto tra il 2007 e il 2009 una riduzione del Pil del Lazio del 4,9% (a prezzi costanti) inferiore alla media nazionale (-6,6%), evidenziando una minore vulnerabilità alle dinamiche esterne, accompagnata tuttavia da una minore capacità di ripresa: nel 2010 il PIL del Lazio è infatti cresciuto di appena 0,6 punti (+1,8% in Italia), mentre nel 2011, a fronte di una debole crescita dell’economia italiana (+0,4%), ha registrato una variazione negativa (-0,3%, attestandosi a 169,3miliardi di euro).

I risultati dell’indagine sulle previsioni occupazionali, delineano un quadro drammatico anche per il futuro del mercato del lavoro del Lazio: nel 2012 le imprese della regione prevedono infatti di poter assumere 44.900 nuovi lavoratori (rispetto ai 251.000 disoccupati censiti nel II trimestre dell’anno), con una variazione negativa di oltre 10.000 unità (-18,4%) rispetto alle 55.000 assunzioni previste per il 2011 (-44% rispetto alle 80.240 del 2008). Dal Rapporto esce anche uno spiraglio di luce.  Buone notizie arrivano dal turismo: in forte crescita nel 2011 l’attrattività ed i risultati economici del settore, ed è record di visitatori nei musei e nelle aree archeologiche del Lazio. Cala tuttavia la spesa destinata agli spettacoli, e per il cinema è un anno da dimenticare (-33,6% la spesa nel Lazio). Nel 2011 risulta ancora in crescita il tessuto imprenditoriale laziale: a fronte della frenata del Pil e dell’occupazione, il Lazio si conferma la regione più dinamica relativamente alla nascita di nuove imprese (+1,3% le imprese registrate rispetto al 2010, a fronte di un marginale +0,01% in Italia). Le imprese registrate del Lazio (608,5 mila) rappresentano infatti il 10% del totale nazionale, concentrandosi nella provincia di Roma, dove è localizzato il 74% delle imprese regionali (450,5 mila in valori assoluti); seguono Latina (57,8 mila, pari al 9,5%), Frosinone (46,5 mila, pari al 7,6%), Viterbo (38,4 mila e 6,3%) e Rieti (15,2 mila e 2,5%).

Nel 2011 le vendite all’estero hanno attenuato gli effetti della crisi economica della regione, risultando il principale fattore di crescita, e faro dell’economia regionale. Si confermano  i settori ad alto contenuto tecnologico le eccellenze industriali del Lazio, soprattutto a Latina e Frosinone.  Il credito erogato alle imprese nel Lazio è però diminuito dell’1% nel primo semestre del 2012 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-4% in Italia). Per quanto riguarda l’indebitamento delle famiglie nel 2011, l’esposizione al credito in rapporto al reddito disponibile, sale nel Lazio al 72,9%, risultando peraltro in crescita in tutti i territori rispetto all’anno precedente (+3,8 punti), con i maggiori scarti a Latina (+4,4 punti), seguita da Roma (+3,9 punti), Frosinone (+3,6 punti), Rieti (+3,2 punti) e Viterbo (+2,4 punti), con valori compresi tra il 51,8% della provincia di Frosinone e il 76,4% di Roma. L’alto indebitamento delle famiglie romane è spiegato sia dalla maggiore stabilità del sistema economico, sia dai più alti costi del mercato immobiliare, che rappresenta la principale ragione della richiesta di finanziamento (66,7% nel 2011 nel Lazio e 69,6% a Roma).

Infine, nel rapporto viene sottolineata l’infiltrazione della criminalità nel tessuto sociale. Basti pensare, che nel Lazio nel 2011 sono state 628 le denunce di estorsione (450 nella provincia di Roma, 79 a Latina, 57 a Frosinone, 30 a Viterbo e 11 a Rieti), con un aumento del 21,5% rispetto alle 517 denunce del 2010 (+1,8% in Italia) e del 79,9% rispetto al 2006. Anche i danneggiamenti seguiti da incendi, chiari segnali intimidatori utilizzati dalle mafie locali, risultano pari a circa 2 al giorno (621 nel 2011) registrando nel Lazio allarmanti incrementi (+12,9% tra il 2010 e il 2011 a fronte di +8% in Italia). E sono 599 i beni immobili confiscati alle Mafie (470 immobili e 129 aziende dal 1985 ad oggi), di cui 467 a Roma, 73 a Latina, 53 a Frosinone e 6 a Viterbo. Roma concentra inoltre nel proprio territorio il 71,7% delle estorsioni, il 70,5% dei reati di riciclaggio, il 62,9% di quelli di usura e l’80% dei danneggiamenti. “Una sola certezza, oggi, possiamo avere – ha dichiarato il presidente dell’Upi Antonello Iannarilli –  ed è, purtroppo, davvero inquietante: i tagli alle casse degli Enti locali, stabiliti dalle medesime leggi, nei loro dispositivi, nei provvedimenti successivi, che comportano una sostanziale impossibilità per le Province di continuare a svolgere il loro ruolo e ad assolvere ai compiti che sono loro assegnati. Deve essere altrettanto chiaro che le Province, riviste e rese più efficienti in un sistema organico di tutta la macchina dello Stato, non sono un costo inutile ma il motore dello sviluppo della società. Il ruolo di governo di area vasta che esse incarnano è indispensabile all’individuazione delle strategie per centrare gli obiettivi di sviluppo e tutela dei territori. Senza le Province, come ha insegnato la stessa storia millenaria di questa nazione, non è possibile gestire i territori”.

Marco Staffiero