Il fenomeno delle tessere nell’antica Roma (prima parte)

10 dicembre 2012 | 02:47
Share0
Il fenomeno delle tessere nell’antica Roma (prima parte)

Il Faro on line – In maniera ufficiale, e molto più spesso in maniera ufficiosa, sono stati rinvenuti, in siti archeologici romani particolari, dei dischi  di metallo, qualche volta di bronzo, spesso di oricalco, ma anche di semplice piombo, dal diametro variabile e dal peso differenziato, che non sono monete, o almeno non sono assimilabili a quelle di corso legale.Questi siti particolari sono luoghi dove è stata più intensa l’attività quotidiana del popolo romano. Luoghi in cui la vita si è fermata per una istantanea tragedia, come Pompei, Ercolano e Stabbia.

Ma anche luoghi, come Ostia antica e Porto, per esempio, dove lo scorrere del tempo si è, per circostanze uniche,  comunque sedimentato, lungo il corso di un intero millennio,  giorno dopo giorno, secolo dopo secolo. Tra questi sedimenti giornalieri questi dischi metallici inconsueti.  Il nostro territorio dunque può servire da laboratorio privilegiato per lo studio di questo fenomeno numismatico, che ci aiuti a capire cosa sono questi dischi, il loro valore monetale, quello simbolico e il significato specifico della loro emissione che, tra l’altro, ha anche un rilevanza artistica oltre che valenza di rarità.  

Il parere di molti studiosi, da 500 anni ad oggi, è che questi dischi siano delle TESSERE, con un preciso equivalente in denaro corrente. Infatti essi si presentano con un dritto, variabile, che racconta una scena, per esempio una corsa di biga, o una lotta tra due individui; oppure una scena erotica; qualche volta l’effige si riduce ad una testa coronata ma senza legenda. Più particolare il retro che è invece fisso; dei numeri che vanno dal 1 al 16, rigorosamente in numerali romani. Sempre secondo gli studiosi le tessere fungevano da ingresso per i giochi. E’, a questo proposito, necessario considerare che la civiltà romana, l’uomo romano, di qualsiasi estrazione sociale fosse, aveva una predilezione per le feste e soprattutto per i giochi, sia ufficiali che clandestini.  Ogni cosa e ogni fatto era occasione per scommesse.  Lo stesso Nerone sembra che, non appena avesse un minuto libero dal suo sacro istituto di imperatore, giocasse a dadi, a volte perdendo, in un solo colpo, milioni di sesterzi. Caligola invece  amava scommettere quintali d’oro sulla corsa delle bighe. Gli stessi spettacoli più famosi della storia antica, i ludes gladiatores, erano le manifestazioni più seguite di tutti; dei veri misuratori di audience, sui quali si misurava ovviamente anche la popolarità di uomini politici e imperatori. Traiano e Commodo erano stati “costretti” dall’amore della popolarità tra i cittadini romani ad organizzare ludi interminabili che durarono per centinaia di giorni.

Dunque il gioco e gli spettacoli; per questo venivano coniate le tessere. Esse servivano al popolo per partecipare ai giochi. A Roma, come nella provincia; a Roma come a Ostia e a Pompei. Probabilmente il meccanismo era semplice; l’organizzatore dei ludes, aveva l’obbligo di vendere, per così dire, l’evento; ma non poteva farlo con l’emissione di monete ufficiali e dunque venivano coniate, in forma ufficiosa, un certo numero di tessere con il controvalore in assi.

Ecco il perché dei numeri sul retro; E la tessera fungeva da biglietto d’ingresso. Con l’andar del tempo questa consuetudine fu esportata anche ad  altri servizi “sociali” molto più delicati, quali quelli espletati nei lupanares. Ma la storia delle spintiriae, appunto tesser dedicate al pagamento delle prostitute, è di altro rilievo e merita una trattazione a parte giacché coinvolge anche un’analisi del fenomeno della sessualità e della prostituzione nel mondo romano. Analisi che deve essere scevra di pregiudizi moderni in quanto fenomeno diffusissimo nell’antichità e assolutamente compreso, nonché tollerato, sia dal punto di vista religioso sia dal punto di vista politico. Una tolleranza anche economica visto che le stesse prostitute erano anche fonte di guadagno per l’erario imperiale.
Numismaticus