“La nuova cattedrale nel deserto di Anzio”

28 dicembre 2012 | 15:00
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“La nuova cattedrale nel deserto di Anzio”

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del vice segretario Idv comunale

Il Faro on line – Ogni opera prevista dall’ingegneria civile, deve essere globalmente valutata sotto differenti aspetti: è infatti importante considerare il campo d’azione sul quale si va a lavorare e del quale si condizionano  i vari “sistemi”. Ogni intervento, studiato in prima battuta a livello decisionale (dunque politico), e concretizzata in un secondo momento da un punto di vista tecnico, deve essere valutato nel concetto di “sistema principale” all’interno del quale, vivono e si relazionano tanti sottosistemi. Portando un esempio classico, possiamo considerare il centro urbano come il sistema principale: ad esso si legano aspetti fisici e altri non fisici (sociali ed economici per lo più). Pensiamo, infatti, al sistema delle infrastrutture, delle opere idrauliche, dunque quello delle costruzioni civili in generale, ma anche al tasso di inquinamento, al livello di mortalità e quindi, al benessere sociale ed economico (tasso d’occupazione ad esempio), e non ultimo all’aspetto faunistico e paesaggistico. Le interrelazioni tra i vari sotto sistemi appaiono ovvie: consideriamo  il legame che c’è tra le infrastrutture viarie e l’uso del suolo, il livello di inquinamento dell’aria o da rumore. Compito prettamente politico, è quello di conoscere e analizzare questo meccanismo di connessione tra i vari sottosistemi, spetterà poi, una volta ricevute le linee guida, al tecnico riuscire a far conciliare nel miglior modo possibile, a vantaggio di un benessere comune, le varie esigenze.  In questo senso, possiamo così fare uno studio semplice e concreto delle interrelazioni che coinvolgono l’eventuale costruzione di un opera portuale. Facendo salvi gli aspetti meramente tecnici, anche se la loro scelta condiziona l’intero progetto, ma è materia che non può essere trattata in poche righe, mi chiedo allora: quali conseguenze avrebbe la costruzione di un nuovo porto ad Anzio? Come si relaziona con il sistema principale e i sottosistemi? E’ ovvio, che la creazione di un opera di questo tipo, incide in modo decisivo sulla caratterizzazione che vuole essere assegnata al territorio: c’è una grande differenza nel parlare di porto turistico, commerciale, o porto utile ai soli fini della pesca. Spesso in Italia, le due tipologie portuali, pesca-turismo coesistono, ma non sempre si è verificata una sana convivenza tra le due vocazioni. Le problematiche sono proprio legate al contesto in cui nascono. Un porto turistico, come suggerisce il nome, ha bisogno di un intorno completamente legato allo sviluppo del settore secondario e terziario. Questo, quindi, va ad inficiare in modo significativo il sottosistema legato all’economia del territorio: un porto di questo tipo, ha bisogno di strutture alberghiere e lo sviluppo di attività commerciali dedite alla promozione del territorio, oltre che ad azioni di aggregazione nei periodi considerati di “alta stagione”. Un altro sottosistema che si va a coinvolgere in modo decisivo è quello delle infrastrutture viarie, o in linea più generale quello che si definisce “sistema di mobilità”. La costruzione di un opera di questa importanza, non può prescindere da una radicale revisione e riconversione dei servizi offerti all’utenza. In poche parole, è necessario rivedere l’intero sistema delle infrastrutture sia da un punto di vista della logistica, sia sotto l’aspetto delle caratteristiche tecniche (dimensioni carreggiate, adeguamento della piattaforma, raggi di curvatura). Ovviamente, parlando di “logistica” si intuisce che si va a toccare  un vero e proprio mondo,  quello che va dalla semplice variazione dei sensi di marcia, all’intera riprogrammazione dei servizi di trasporto pubblico offerto ai cittadini. Impegnarsi nella costruzione di un porto, quando sul territorio non esiste una buona rete infrastrutturale e un vero sistema di trasporto pubblico ramificato sull’intera area urbana, appare del tutto fuori luogo, se non addirittura dannoso. Il rischio infatti, sarebbe quello di isolare l’opera senza riuscire a metterla in connessione con il resto del sistema di mobilità, rendendola di fatto inutile. Questo discorso è ancor più valido se consideriamo un porto a vocazione commerciale. Naturalmente non possiamo non considerare il legame che nasce con il sistema ambiente: la modifica sostanziale della morfologia della costa (anche se c’è da sottolineare che se il progetto è valido, questo problema può essere risolto), l’impatto visivo, l’eventuale inquinamento derivante dalla maggiore circolazione di barche e dunque l’aggravarsi della qualità dell’acqua nel lato interno del porto. Quindi, come prima cosa occorre chiedersi, quale vocazione vogliamo dare al nostro territorio: turistica? Commerciale? Pesca? In secondo luogo capire, in funzione del passo precedente come sviluppare tutte le relazioni dei sottosistemi preesistenti nell’area d’interesse, creare quindi una  sorta di grande scacchiera con ogni pedina al suo posto e con i suo elementi che si muovono in armonia verso un’unica direzione, l’uno di importanza pari all’altro. E’ sicuramente utile un ammodernamento del Porto di Anzio, sia dal punto di vista strutturale che funzionale, e questo è giusto sottolinearlo; ma, viste le condizioni in cui versa la città, che appare nel corso degli anni sempre più isolata dall’area romana, tra strade che da oltre venti anni mantengono le stesse caratteristiche salvo aver quadruplicato il numero di utenti giornalieri, e una linea ferroviaria scadente e inappropriata alla domanda, sarebbe più consigliabile, creare prima un degno sistema di mobilità e solo in seguito pensare alla realizzazione di  opere che devono essere inserite in un contesto pronto ad accettarle, per evitare di fare la classica cattedrale nel deserto. Per valutare un esempio virtuoso, non occorre andare molto lontano, ma basta arrivare ad Ostia, dove si è deciso di dare totale assetto turistico al territorio. Si è quindi  iniziato con la costruzione di nuove strada, un nuovo e funzionale sistema di trasporto pubblico connesso in modo ottimale con Roma e la demolizione delle tante costruzioni abusive in prossimità della costa. Ostia in questo modo è diventata una delle più importanti città turistiche non solo del Lazio, ma anche d’Italia, basta solo considerare il numero di utenze che raggiunge ogni anno. In una realtà come Anzio, dove si pensa che il trasporto pubblico possa essere effettuato con il trenino a forma di bruco, o come abbiamo sentito dire negli anni passati si aspetta la costruzione della Nettunense 2 ( la sua parallela), senza che nessuno ci spieghi dove questa debba nascere vista la totale mancanza di spazi,  lo stesso discorso vale per il tanto paventato doppio binario della linea Roma-Nettuno, è obbligatorio pensare innanzitutto a risolvere i problemi impellenti , iniziare a dare una programmazione vera nello sviluppo del sistema mobilità che va monitorato costantemente,  smetterla di navigare a vista. Allo stato attuale delle cose, la costruzione del porto, così come previsto, appare solamente giustificata da motivi che poco hanno a che fare con la sua reale utilità, e non sembra offrire alcun vantaggio nemmeno per il commercio locale, ma di sicuro va contro l’interesse di molti cittadini e a favore di pochi.

Simone Di Donna
Vice segretario IdV Anzio