Pignoramento fondi Anffas, partono le querele

14 ottobre 2013 | 19:35
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Pignoramento fondi Anffas, partono le querele

Ilde Plateroti: “La mano è la stessa che costrinse Anffas Ostia a ricorrere nel 2011 contro una cartella pazza da 300mila euro”

Il Faro on line – Il 10 ottobre il Tribunale di Roma ha sospeso con urgenza (n° sospensione 29561/13) una cartella di Inps contro Anffas Ostia Onlus, da 155mila euro ed il successivo pignoramento effettuato in gran segreto il 25 settembre 2013, su fondi per la lotta alle mafie destinati all’associazione per la ristrutturazione di una struttura confiscata. L’azione del giudice comprova le tesi di Anffas Ostia e le ragioni nel diritto e nel merito che da due anni vedono l’associazione al centro di uno scandalo sul litorale di Roma, iniziato nel 2011 con un’altra cartella pazza, addirittura su parte delle stesse partite di fondi, stroncata dal Tribunale di Roma che già condannò Inps a rifondere anche le spese del giudizio. All’epoca ballavano 320mila euro. La materia è comune a quasi tutti gli enti accreditati con il SSN ex art. 26 nel Lazio, ma ha incredibilmente assunto un trattamento speciale per la sola Anffas Ostia Onlus, pur essendo da luglio 2013 ormai in via di definizione tra i livelli dell’Inps regionale e la Regione Lazio, fatto conosciuto dai funzionari dell’Inps di Ostia e dell’Asl Roma D, reale debitore dei fondi reclamati dalle casse dell’ente previdenziale, che ha segnalato il fatto ad Anffas Ostia. Ma questo non è bastato ad evitare anche il pignoramento segreto poi bloccato con la sospensiva del 10.10.2013.  

L’inizio: un centesimo, uno, non versato per i contributi INPS del 2009 si è trasformato in un pignoramento di 130mila euro, con una procedura speciale (senza attendere alcun ricorso e senza alcun preavviso), bloccati dai conti di Anffas Ostia Onlus, associazione di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale. Soldi che servirebbero alla ristrutturazione di una struttura confiscata alla mafia che l’associazione ha ottenuto dal Comune di Roma per i suoi alti meriti e valori. L’ennesima storia all’italiana è servita. Non solo, INPS-EQUITALIA per UN CENTESIMO hanno emesso Durc negativo (il Durc è il Documento Unico di Regolarità Contributiva, un certificato unico che attesta la regolarità nei pagamenti e negli adempimenti previdenziali, assistenziali e assicurativi e degli altri obblighi previsti dalla legge, ndr) che blocca automaticamente l’affidamento e il rinnovo di contratti pubblici di servizi di assistenza socio sanitari (in pratica l’accreditamento che consente all’associazione di erogare prestazioni) paralizzando l’attività della Onlus.
Tutto nasce da una disposizione di legge utilizzata dall’associazione che l’Inps non sembra voler riconoscere. La legge è la n.426 del dicembre 1991 (articolo 3) e prevede la possibilità, testualmente, per “istituzioni ed enti non aventi fini di lucro, che erogano prestazioni di natura sanitaria direttamente o convenzionalmente sovvenzionate dallo Stato, dalle Regioni o dalle unità sanitarie locali” (come lo è Anffas Ostia, accreditata con la Regione Lazio) di cedere i crediti vantati (in questo caso che l’associazione deve ancora ricevere dall’Asl Roma D) come “misura generalizzata di pagamenti dei contributi dovuti”. Cosa che regolarmente è stata fatta, cedendo i crediti vantati nei confronti della Asl Roma D per il saldo degli oneri contributivi Inps che però non ne volle sapere e inviò ugualmente all’associazione nel 2011 una cartella da 321mila euro. Ne è nata una causa e una sentenza del Tribunale di Roma che ha accolto in toto la procedura seguita da Anffas Ostia sottolineando come questi oneri fossero stati, testualmente, “oggetto di cessione crediti regolarmente riconosciuta dalla Asl” e dichiarando “cessata la materia del contendere”. Quest’anno quella cartella si è ripresentata, con un importo minore ma pur sempre cospicuo: 155mila euro. 

L’antipasto: un presunto omesso pagamento “stimato di 1 centesimo di euro” che ha portato la dott.ssa Linda Bargero responsabile dei servizi al contribuente dell’ente Inps di Ostia, su indicazione della Responsabile della Ricognizione Crediti Inps di Ostia, Dott.ssa Cinzia Martellini, a emettere un irrituale durc negativo, per un presunto omesso pagamento  “stimato di 1 centesimo di euro” rendendo impossibile all’associazione la verifica di  una somma “stimata” di importo irrisorio e quindi la difesa, che tuttavia aveva quale effetto concreto il blocco completo delle rimesse pubbliche per Anffas sino ad oggi e favorendo il successivo avviso di pagamento di 155mila euro, sui cui Anffas Ostia è stata nuovamente costretta a presentare ricorso. Dulcis in fondo: pur in attesa dell’udienza del 12 novembre 2013 l’Inps di Ostia continua a negare il Durc positivo con riserva e passa il 25 settembre 2013 al pignoramento dei fondi per la ristrutturazione di un bene confiscato alla mafia affidato ad Anffas Ostia, con procedura speciale che non prevede l’avviso all’ente pignorato, se non 10 giorni dopo il fatto. 

COSA PIU GRAVE: già da luglio 2013 è in piedi un tavolo di conciliazione tra Inps e Regione Lazio (INSEDIATO SOLTANTO GRAZIE AD ANFFAS ROMA ONLUS), per definire la questione dei crediti ceduti all’INPS da enti morali, tra i quali Anffas Ostia. Il problema qual è: che l’associazione è l’unico ente morale ad aver subito un atto di pignoramento e non aver ottenuto durc positivi con riserva in tutto il Lazio, pur in pendenza di ricorso, come avvenuto invece per tutti gli altri enti morali coinvolti che hanno anche visto sospese tutte le procedure di recupero coattivo a differenza di quanto accaduto ad Anffas Ostia.

RICORDIAMO CHE SEMPRE NEL 2011 L’ASSOCIAZIONE HA DOVUTO RICORRERE UN’ALTRA VOLTA AL TRIBUNALE DI ROMA, QUESTA VOLTA PERCHÉ L’INAIL NON LE VOLEVA RICONOSCERE IL SUO STATUS DI ONLUS, EQUIPARANDO UN’ASSOCIAZIONE DI FAMIGLIARI DI PERSONE CON DISABILITÀ A UN’ATTIVITÀ TURISTICA E COMMERCIALE, CON RELATIVA CARTELLA PAZZA DA 70MILA EURO. 

“Ciò che sta avvenendo – afferma il presidente di Anffas Ostia, Ilde Plateroti – è assurdo. La mano è la stessa che costrinse Anffas Ostia a ricorrere nel 2011 contro una cartella pazza da 300mila euro. Se qualcuno dovrà chiudere di certo non possiamo permetterci di essere noi, ma ne dovranno risponderne quei funzionari dell’Inps di Ostia, cui i nostri sistemi virtuosi sembrano non andare né su né giù”. 
“Con tutti i nostri sforzi – sottolinea il direttore generale, Stefano Galloni – ce la metteremo tutta per continuare a garantire anche questa volta i servizi e gli stipendi. Subire un pignoramento lampo intervenuto mentre si è ancora in attesa di giudizio, quando in realtà Inps è da mesi seduta al tavolo delle trattative con il reale debitore (Regione Lazio) per gli stessi importi, vedere il giudice sospendere cartelle e pignoramento, addirittura con atto olografo per la gravità degli avvenimenti, grida giustizia!”.