D’Oriano: “Paradossale la situazione nel Lazio che con 372 comuni su 378 in aree a rischio idrogeologico e 292 in aree a rischio sismico ha visto l’abolizione del Servizio Geologico Regionale”
Il Faro on line – La Regione Lazio “ha soppresso con determinazione dirigenziale n. 7973 del 3 giugno 2014, l’Ufficio Geologico e Sismico regionale, all’interno dell’Area Difesa del suolo e bonifiche”. Lo denuncia in una lettera pubblica Vittorio D’Oriano, vice presidente del consiglio nazionale dei Geologi che sottolinea come sia “paradossale” la situazione nel Lazio “che con 372 comuni su 378 in aree a rischio idrogeologico e 292 in aree a rischio sismico ha visto l’abolizione del Servizio Geologico Regionale”. La determinazione – aggiunge e sottolinea D’Oriano – “e’ dirigenziale e come tale nella sfera di responsabilita’ del direttore generale che non nomino perche’ non intendo dargli eccessiva pubblicita’; ma l’atto e’ politico e’ quindi nella sfera di esclusiva responsabilita’ del presidente della giunta regionale. Una responsabilita’ duplice quindi che evidenzia quanto si possa essere lillipuziani in politica”.
E “si dovrebbe sapere che il Lazio e’ terra che non si fa mancare nulla in fatto di rischi geologici e infatti spazia dal rischio sismico a quello vulcanico con una serie di questioncelle ad esso collegate come le emissioni gassose, di radon, come l’arsenico nelle acque. Ma non si fa mancare neppure il rischio idrogeologico: frane ed alluvioni, anche recentissime, fenomeni di subsidenza, sprofondamenti improvvisi chiamati ‘sinkhole’ ma – continua – a me piace chiamarle piu’ semplicemente voragini in modo che anche il direttore generale della Regione comprenda di cosa si sta parlando e con lui magari anche il presidente Zingaretti. Il 98 % dei comuni della Regione hanno almeno un’area in cui e’ elevata la probabilita’ che si verifichi un’alluvione o una frana”.
Secondo una recente indagine di Legambiente, nel Lazio l’84% dei comuni conta abitazioni in aree a rischio idrogeologico, il 34% ospita interi quartieri, il 73% industrie, il 25% strutture sensibili come scuole e ospedali e strutture commerciali o ricettive. Nel 21% dei comuni si è continuato a costruire in aree a rischio idrogeologico negli ultimi 10 anni. Solo il 27% svolge un lavoro di mitigazione del rischio complessivamente positivo, il 21% ottiene un punteggio scarso e la maggior parte, il 52% insufficiente. Roma risulta complessivamente inefficiente nella mitigazione del rischio idrogeologico, gravemente carente nell’affrontare le emergenze e sotto il peso di un’intensa urbanizzazione.
Solo la metà dei comuni, il 55%, ha effettuato la manutenzione ordinaria nell’ultimo anno fra le attività di prevenzione, il 61% realizzato opere di messa in sicurezza, il 59% ha recepito il Piano di Assetto Idrogeologico, un esiguo 7% ha optato per la delocalizzazione delle abitazioni, nessun comune per quello dei fabbricati industriali. Tra le attività di protezione civile maggiormente diffuse nei Comuni laziali figurano innanzitutto l’individuazione di aree di accoglienza in caso di calamità COC (59%).
Solo il 57% dei comuni considerati ha un piano di emergenza, divenuto obbligatorio con la legge 100 del 2012, ma meno della metà (il 43%) dispone di piano aggiornato e adeguato per affrontare eventuali emergenze. Meno della metà recepisce il sistema di allertamento regionale (41%). Solo nel 34% dei comuni vi è la presenza di una struttura protezione civile h24, un terzo ha avviato attività di informazione e sistemi di monitoraggio e allerta, mentre esercitazioni si svolgono solo in un quarto dei Comuni (23%).