Fiumicino e il mistero del progetto Sprar

16 febbraio 2015 | 00:30
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Fiumicino e il mistero del progetto Sprar

La maggioranza si divide sul Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. E intanto va avanti l’appalto per la nuova assegnazione dei locali

Il Faro on line – Prima gli italiani poi gli immigrati. Anzi, di più: fuori gli immigrati e spazio agli italiani. Detta così sembrerebbe una dichiarazione di Salvini, e invece è la motivazione alla base della decisione del Comune di Fiumicino – amministrazione di centrosinistra – di uscire dalla rete Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Chiaramente se ci limitiamo a sentire la “pancia” della gente questa decisione è una di quelle che strappa gli applausi: troppa la disperazione tra la gente, troppa la rabbia nei confronti di uno Stato che non garantisce le condizioni minime di sopravvivenza alle famiglie, troppa l’impressione di essere “invasi” da orde di immigrati che inevitabilmente stressano i nostri sistemi di assistenza medica e sociale. Il discorso è molto complesso, e non è questa la sede per affrontarlo. Una guerra tra poveri, tra chi non ha casa e chi non ha patria.

Piuttosto vale la pena sottolineare come questa decisione abbia provocato uno scossone all’interno della maggioranza di centrosinistra, con Sel (e non solo) che ha alzato le barricate oltre che in difesa dei richiedenti asilo politico anche per difendere le condizioni minime della democrazia, e cioè il dialogo interno alla stessa Amministrazione. “Riteniamo che la questione – hanno sottolineato alcuni consiglieri alla propria maggioranza – si sarebbe dovuta affrontare in altra maniera, sensibilizzando la commissione di riferimento prima e la maggioranza tutta poi, sulle necessità volte a risolvere la situazione dell’emergenza abitativa locale, discutendo di soluzioni e poste in bilancio per la definizione di tali problematiche ed estendendo la questione ai livelli istituzionali sovralocali. Si sarebbe potuta, per esempio, avviare una discussione politica seria, con l’ausilio di esperti del settore, sull’utilità del progetto Sprar, sull’attuale capacità di gestione della cooperativa presente nel centro il Fontanile e su altre opportunità di migliorare l’operatività del progetto. Solo come extrema ratio si sarebbe dovuta paventare l’uscita dal servizio Sprar, e comunque al termine di una serie di tentativi alternativi”.

L’argomento è talmente complesso che non è possibile nelle poche righe di un editoriale tirare in linea netta tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, tra la ragione e il torto. Ma proprio per questo avrebbe meritato un maggior confronto, un’informazione più approfondita. Credo di non sbagliare se affermo che la gran parte della cittadinanza nemmeno sapesse dell’esistenza del progetto Sprar, né se dico che un confronto in Consiglio sarebbe stata la strada maestra prima di decidere cosa fare.

A ciò aggiungiamo che – a questo punto – bisognerà stare ben attenti a chi affidare quella struttura per il nuovo progetto, a quali costi; controllare, in nome della trasparenza che dovrebbe essere alla base della famosa “casa di vetro”, quanto è rimastro pubblico il bando di concorso per l’affidamento della struttura stessa, in che periodo dell’anno è stato fatto, con quali tempistiche una delibera si “collega” all’altra, se il bando è rimasto visibile oltre i 15 giorni di legge. Tutti parametri che non possono essere considerati di secondo piano; uno sbaglio di strategia può sempre accadere, il secondo però  sarebbe imperdonabile.

Angelo Perfetti

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