Stefano Maniscalco a Monte Bianco : le Fiamme Gialle, la Nazionale ed il sogno di Tokyo 2020
Vincere il terzo titolo mondiale e chiudere la propria carriera, con l’oro olimpico. Altre sfide da vincere, per il samurai delle Fiamme Gialle
Il Faro on line – Si conclude, descrivendo la sua esperienza, prettamente sportiva, il viaggio che Il Faro on line, ha fatto nella vita di Stefano Maniscalco. Partendo dall’esperienza, nel reality show di Monte Bianco, i lettori di testata, hanno scoperto, il suo pensiero e le emozioni vissute. Tante e speciali. Anche gli insegnamenti ricevuti e i valori del karate, sperimentati, hanno incorniciato questa esperienza da alpinista.
I RICORDI CON LE FIAMME GIALLE
Tuttavia, Maniscalco è un grande atleta e una leggenda del karate mondiale. La sua vita da campione delle Fiamme Gialle, è sempre stata ricca di avvenimenti, che di giorno in giorno, si sono moltiplicati : “L’esperienza alle Fiamme Gialle è stata meravigliosa. Anche i titoli mondiali, lo sono stati – spiega Stefano – ma ciò che ho vissuto, nel contorno di essi, sempre resterà, dentro di me”. E’ radicata nel suo spirito di karateka, l’emozione sentita, e che, ancora, sale nella memoria : “Ci trovavamo 15 persone dentro al pulmino a scherzare e a ridere, con la tuta gialloverde – dice, raccontando una, delle tante esperienze trascorse – ci fermavamo poi, a mangiare insieme, in autogrill”. Continua a rivelare. Sottolinea: “Queste sono esperienze che, mi porterò sempre nel cuore e che ancora adesso, mi fanno venire i brividi, se ne parlo – continua e conclude – far parte di questo gruppo, era ed è, qualcosa di straordinario”.
E’ palpabile, l’amore che Maniscalco sente per la sua divisa. Una seconda pelle, per lui. Sin dal 26 ottobre, del 2000. Il giorno del suo arruolamento. E numerose, sono state le competizioni alle quali, tutta la squadra del karate gialloverde, ha partecipato: “Quando arrivavamo con le tute gialle – dice il pluricampione mondiale di kumite – sembravamo il Brasile – continua, ridendo – si vedevano, queste chiazze colorate, nei palazzetti… ed erano molto visibili”. Come un’impronta, quel colore poi, lo ha seguito, anche sulla cima del Monte Bianco: “Non per niente – aggiunge, scherzando – sono stato la cordata gialla. E’ stato il destino”.
LE ESPERIENZE CON LA NAZIONALE
E li ha ritrovati, in Nazionale, molti dei suoi amici di tatami, dove lo hanno preso per mano, sin dai primi momenti di carriera, azzurra: “Mi hanno preso nel loro giro. Ero un diciottenne massiccio, che partecipava al primo mondiale”. Vuole dedicare parole affettuose a chi, lo ha accompagnato in questa splendida avventura, con la tuta dell’Italia: “Gennaro Talarico, era il capitano. Poi c’erano Davide Benetello, Savio Loria, Luca Valdesi, Lucio Maurino e Vincenzo Figuccio. Erano più grandi di me e sono diventati miei grandissimi amici”. Dei fratelli di Nazionale, per Stefano. E’ con un pizzico di commozione negli occhi, che lo racconta: “Quelle sono state emozioni grandiose – confida – ancora oggi, mi ricordo, quando siamo arrivati con il pullman, a Monaco di Baviera. Cominciai subito con la senior”. Era appena entrato in Finanza, Maniscalco e quell’anno, il primo del secondo millennio, è stato per lui, memorabile : “L’inizio, per me. Ma uno che cominciò col botto!”. Si riferisce ai tanti tornei, ai quali ha partecipato: “C’è stato il Mondiale Senior, poi sono arrivati gli Europei ed i primi Assoluti Italiani, che ho vinto, con le Fiamme Gialle”. E ammette: “Sono sicuramente, bei ricordi”.
Ma non c’è niente di più intenso, di uno in particolare, di ricordo, che vive dentro di lui e che resta, uno dei suoi più grandi orgogli sportivi: “Non lo dimentico. La vittoria nel Mondiale a Tokyo. Per me, è stato indescrivibile – racconta Stefano – vincere al Budokan – prosegue – è stato incredibile. Sono stato l’unico italiano, che per due anni di seguito, ha conquistato due mondiali, in due categorie di peso, differenti”.
IL SOGNO CON LE FIAMME GIALLE
Ed il suo sogno futuro, resta lì. A casa sua. Sul tatami gialloverde che lo ha visto crescere. Non si vuole distaccare Stefano, dal suo cordone sportivo, che lo ha legato, ai colori della Finanza: “Mi piacerebbe, un giorno, essere allenatore di grandissimi campioni, qui alle Fiamme Gialle e farle diventare, ancora più grandi”. Confida, descrivendo questa sua particolare devozione. Da parte sua, come da coloro, che insieme a lui, hanno vestito questi colori: “Voglio dedicarmi ad esse, per il rispetto che abbiamo avuto, per la divisa e per lo scudetto, che portiamo sul petto. Essere un gruppo vincente e conquistare medaglie. Tante. Ai Mondiali, agli Europei ed anche alle Olimpiadi”.
IL SOGNO OLIMPICO
Esiste allora, una grande speranza, velata di una quasi certezza, per questo sogno a Cinque Cerchi, che in questi mesi, che precedono i Giochi di Rio 2016, tutto il movimento del karate mondiale, sta coltivando. Stefano lo rivela, ai lettori de Il Faro on line: “Ad agosto, ci aspetta una decisione importantissima – dichiara – dicono che sia una formalità”. Fa riferimento, all’inserimento del karate, all’interno delle discipline sportive, candidate per diventare olimpiche, a Tokyo 2020: “Il karate c’è, perché i giapponesi, lo hanno voluto alle Olimpiadi – e c’è una particolare norma, che esplica questo contesto – la regola dice, che se i giapponesi vogliono il karate – racconta Maniscalco – il karate ci deve essere”.
Tuttavia, ancora la decisione ufficiale del Cio, ancora non è arrivata e lui lo sa: “Noi ci manteniamo calmi e cauti – e facendo riferimento, al settore karate della Fiamme Gialle, dice – siamo rimasti Michele Giuliani ed io. Siamo delle fenici. Noi risorgiamo dalle nostre ceneri”. Dichiara, convinto, continuando: “Dall’ultimo samurai, rinascerà il karate del Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle. Lo farà, anche grazie al Colonnello Parrinello ed al Generale Bartoletti – dice Stefano – che vogliono riaprire il settore karate e aspettano questa decisione”.
Il momento opportuno, allora, arriverà. E sarà il Comitato Olimpico Internazionale ad aprire la strada: “Dal momento in cui, il Cio consentirà al karate di entrare nelle discipline olimpiche, allora esso potrà continuare e rinascere, più forte di prima, all’interno delle Fiamme Gialle”. E immagina Maniscalco, quanti successi, il settore karate, potrebbe ancora conquistare, grazie all’appoggio dei grandi. Ex atleti e campioni di questa disciplina, nati e cresciuti, alle Fiamme Gialle.
Tra loro, due in particolare, stanno svolgendo un ottimo lavoro, alla Wkf, dopo essere stati protagonisti indimenticabili, alle Fiamme Gialle ed in Nazionale: “Grandi maestri. Membri della Commissione Mondiale Wkf e quella, per Torkyo 2020”. Dichiara Stefano. Prosegue: “Davide Benetello è membro della Commissione Regole per il kumite, mentre Luca Valdesi, lo è per quella, delle regole del kata”. Il desiderio di Stefano si appoggia a questa decisione del Cio, che verrà presa, in occasione delle Olimpiadi di Rio 2016, in sessione di assemblea: “Ho vinto il Mondiale a Tokyo, nel 2008 – dice Maniscalco – e mi piacerebbe chiudere, la mia carriera nel 2020, con la medaglia olimpica. Avrò 38 anni, sarà difficile – prosegue a dichiarare – ma anche, scalare l’Aiguille Croux, lo era – aggiunge sorridendo – ce l’ho fatta, però – continua, con decisione – è una sfida anche questa”.
ESSERE CAPITANO DELLA NAZIONALE
Affronta la strada con coraggio, Stefano Maniscalco e lo fa, anche con la fascia di capitano, cinta sul braccio. Adesso che in Nazionale, in esperienza e valore sportivo, i compagni lo vedono, come un esempio: “I ragazzi mi seguono – dice con fermezza – essere il capitano, significa essere il punto di riferimento, per molti giovani che entrano in Nazionale”. Arriva da una persona speciale, per lui, questa onorificenza, blu Italia: “Prendo in dote una fascia, che è stata portata degnamente da Salvatore Loria, che è mio fratello – e si emoziona Stefano, sottolineando queste parole, che descrivono un grande amico – non è stato facile – spiega – perché lui, è il vero capitano. Io ne devo mangiare di pane duro, per essere un leader”.
In uno sport individuale, non è semplice esserlo e lui lo chiarisce, in questo modo: “Nel karate, ognuno fa il suo, non è semplice. Quando si parte e si gareggia, bisogna dosare bene le parole ed è lì che, questa disciplina, diventa quella di una squadra – racconta Stefano e conclude – sto cercando di farlo”.
E’ grande l’affetto che i suoi compagni di Nazionale, sentono per lui: “Mi chiedono come affronto le gare – dice – mi chiedono un consiglio, se sbagliano il tempo – continua – quando parlo, vedo i loro occhi che mi seguono. Stanno lì con me, cercando di cogliere informazioni”. E racconta, allora, il capitano Maniscalco, anche della sua straordinaria carriera, sul tatami: “Mi chiedono sempre, dei miei vecchi risultati ed io lo racconto, sempre volentieri. Sono felici di questo. Si rivedono in quelle storie”.
SACRIFICI E SUCCESSO SPORTIVO
Arricchiscono la sua vita, questi episodi, come lo ha fatto, l’avventura a Monte Bianco. Molto di essa, continuerà a vivere, sul tatami. Lui ne è consapevole: “Porterò il sacrificio, il rispetto e la volontà di andare, avanti. Sempre”. Spiega, come i valori dell’alpinismo, si avvicinano, a quelli del karate: “Si avvicina molto, al pensiero del karateka, quello dell’alpinista”. Le vette conquistate, come i titoli mondiali ottenuti, si raffrontano, molto: “La montagna si avvicina, molto al mio spirito, che è quello della libertà e del sacrificio”. Quest’ultimo, imparato da una persona, indispensabile, per la sua carriera: “Il mio maestro Fujoka – confessa, Stefano, continuando – lui mi ha fatto allenare, nelle calde giornate di luglio, mentre tutti i miei amici, erano in spiaggia. Io ero a sudare in palestra”. E il significato dei sacrifici, ricevuto, sono serviti certamente a fare di Stefano, il campione mondiale che tutti conoscono. Tutto è partito da lì: “La mia prima palestra è stata quella vissuta, con il maestro Calandrino. La Yama Arashi, di Palermo”. E cosa è accaduto, dopo ? Lui lo racconta, ai lettori de Il Faro on line: “Nel 1997, insieme al maestro Calandrino, ho conosciuto il maestro Fujoka, che per 9 anni, era stato parte della Nazionale giapponese di karate – prosegue, a descrivere – con lui, ho fatto il salto di qualità e nel 2000, sono entrato alle Fiamme Gialle, con il maestro Claudio Culasso”.
GLI INIZI NEL MONDO DELLO SPORT
Tre maestri e tre persone per lui, fondamentali, per la sua crescita, umana e sportiva. Ma ce n’è stata una, in particolare, che lo ha portato a scoprire, sin da bambino, la bellezza, delle arti marziali: “Mio padre aveva in testa, il progetto di costruirmi fisicamente e mi portò a praticare, la ginnastica artistica”. Aveva 6 anni, Stefano. Un bambino che si affacciava nell’ambiente sportivo, con in dote, un grande talento da mostrare: “Ha fatto bene, mio padre. Lo consiglio a tutti i giovani. E’ una disciplina propedeutica, la ginnastica, che ho svolto io“. Andava, allora, ad ammirare gli allenamenti di judo, del suo papà, mentre nel suo cuore, cresceva la passione, per le arti marziali: “E’ stato amore a prima vista – confessa – ho visto un sacco ed alcuni atleti, che si allenavano, tirando calci. Era ciò che io guardavo, nei film di Van Damme”. Sarebbe stato il massimo per lui, fare la stessa cosa ed è riuscito, a farla: “Rappresentava il nonplusultra per me. L’ho svolto poi, come professione, nel karate. E’ stata una cosa bellissima”.
E GUARDANDO AL FUTURO … UNA MEDAGLIA D’ORO MONDIALE
E proseguirla ancora oggi, continua ad esserlo. Maniscalco continua, la sua vita di atleta, nelle Fiamme Gialle, preparando, altre vittorie importanti, da conseguire: “Mi sto allenando. Arrivo da un brutto infortunio e nessuno lo sa – confida, continuando – è stato uno strappo di terzo grado al pettorale. Quasi un disancoramento. Mi sono curato, ho provato a rientrare in gara – dice, proseguendo – ed ho vinto gli Assoluti Italiani a Torino. Ma era presto per tornare sul tatami”. C’è stata poi, una piccola ricaduta, ma il samurai gialloverde non si è arreso: “Mi sono rialzato. Sono stato fuori dal tappeto, per un anno e adesso mi sto allenando, di nuovo”. Lo fa, con l’aiuto e l’appoggio dei suoi amici ed ex campioni delle Fiamme Gialle. Tra loro, Massimiliano Ferrarini, a Milano: “Mi sta dando una mano e lo seguo, con entusiasmo”. Cosa c’è in programma, per il suo futuro, da atleta ? Stefano lo elenca, con decisione: “I miei prossimi progetti, sono quelli di partecipare alla Premier League, sia a Parigi, che in Olanda”. Arriveranno anche, le competizioni, più emozionanti: “Ci saranno ancora gli Assoluti Italiani ed anche gli Europei a Montpellier”. Ma il sogno assoluto, rimane quello. Il terzo titolo mondiale: “Chiuderò l’anno 2016, con i Mondiali in Austria. Voglio vincere l’oro”.
Ed arrivare, in cima al Mondiale, sarà più facile forse, se ancora, seguirà il suo Bushido in verticale.
Alessandra Giorgi