Una medaglia d’argento che vale l’oro. Il racconto degli Europei di Francia, di Stefano Maniscalco

1 agosto 2016 | 08:21
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Una medaglia d’argento che vale l’oro. Il racconto degli Europei di Francia, di Stefano Maniscalco

L’amicizia di Ferrarini e Loria a portarlo verso il podio e quel sogno di veder rifiorire il karate alle Fiamme Gialle, con destinazione Tokyo 2020

Il Faro on line – Si posa lì, il pensiero di Stefano. In attesa. Sta fermo ad attendere, ancora una volta, di salire sul tatami. Il suo. Quello di una vita. Era l’Europeo, per lui. Un altro. Il 14esimo. L’ultimo disputato in Francia, dal pluricampione mondiale di karate delle Fiamme Gialle. Quello, dove il samurai non si è tirato indietro e ha riportato a casa, il suo argento, bagnato d’oro, nei +84kg.

E allora, in una calda mattina di luglio, Stefano Maniscalco racconta, ai lettori de Il Faro on line, la sua esperienza di Montpellier 2016. Giorni ricchi di emozione, quelli. Immagini, voci, suoni e rumori. Sempre gli stessi. Quelli del karate. E tanta allora, quell’emozione nel cuore. Sempre insieme ai suoi amati compagni della Nazionale Italiana Senior. E lui, da capitano azzurro, li ha guidati, ancora una volta, sul podio: “Mi rivedo seduto, che aspetto il combattimento. Molto tranquillo e rilassato”. Anche i lettori di testata, lo vedono. Quasi 3 mesi fa. Dal 5 all’8 maggio scorso, gli Europei di Francia hanno regalato a Maniscalco, la sua medaglia d’argento. La numero 6, nella competizione continentale. La numero 15, in carriera. In totale.

Racconta, la sua lunga esperienza, da karateka: “Nei 16 anni, che combatto a livello professionistico, non mi era capitato spesso, di avere questo stato d’animo”. E’ difficile sentirsi in questo modo, quando si è consapevoli, che tra qualche attimo, bisogna salire sul tappeto e lottare. Fino alla fine, dei 3 minuti concessi: “La tensione regna sovrana, su ogni combattimento ed ogni gara”. Tuttavia, Stefano ha mantenuto la concentrazione e la sua serenità interiore, lo ha accompagnato verso un ennesimo successo: “Ho preparato questo Europeo, in maniera meticolosa e puntigliosa”. E c’è una sicurezza, che ha preso per mano Maniscalco. Quella, che lo ha fatto salire in cima. Quella, che nasce, ogni volta, che i suoi occhi, come quelli dei suoi tifosi, si appoggiano ad ammirare, il suo palmares personale: 58 medaglie in bacheca. 2 titoli mondiali ottenuti. Come i 5, in totale agli Europei. 2 medaglie d’oro ai Giochi del Mediterraneo e 16 volte, consecutivamente, campione d’Italia. E sempre, con le sue Fiamme Gialle: “Ero concentrato. Sereno. Sapevo di essere il più forte”.

IL PREZIOSO SUPPORTO DI MASSIMILIANO FERRARINI

Tuttavia, la forza di Stefano non è risieduta soltanto, nelle numerose medaglie e nelle centinaia di competizioni nazionali ed internazionali, disputate, ma anche in qualcosa, in cui lui ha sempre creduto e qualcosa, forse, di molto più preziosa, dei titoli sportivi. L’amicizia. E tutti intorno a lui, si sono stretti allora, i suoi amici, più cari. Tutti insieme, lo hanno preso per mano e lo hanno portato sul podio e lui, ne è consapevole: “Questa medaglia è arrivata da una serie di problematiche – racconta, continuando – ci sono stati degli infortuni ed anche alcuni stimoli, che mi sono mancati”.

In questo modo, allora, i suoi amici, del karate, lo hanno supportato: “Ho avuto un prezioso aiuto da Massimiliano Ferrarini e Savio Loria. Come l’ho avuto anche, dal mio ex Direttore Tecnico, Claudio Culasso e dall’attuale responsabile tecnico del settore karate, delle Fiamme Gialle, Salvatore Capitummino”. Per quest’ultimo, Stefano ci tiene a sottolineare, il suo pensiero: “Mi è stato, molto molto vicino. Ha saputo prendermi e stimolarmi”. Non dimentica Maniscalco, certamente, anche l’aiuto decisivo della sua famiglia, come l’appoggio delle Fiamme Gialle.

Ma non può dimenticare, in special modo, l’aiuto di qualcuno, che conosce la vita agonistica di un karateka, qualcuno che a sua volta, è stato un grande campione di karate. Ex atleta Fiamme Gialle ed attuale maestro di questa disciplina, allo Judo Karate Club, di Milano: “Un amico fraterno. Massimiliano Ferrarini. Un grandissimo amico, che ha tolto anche del tempo, alla sua famiglia. Mi ha ospitato per un anno a casa sua ed insieme abbiamo fatto, centinaia di allenamenti e tante sudate, insieme”.

Si avverte, dal tono della sua voce, il profondo legame che lo lega a Ferrarini e descrive, come l’ex atleta del settore karate, leggenda dei 40 anni gialloverdi dell’arte marziale, in procinto di entrare nella gold list delle Olimpiadi, lo abbia accompagnato, in questo percorso: “E’ iniziato lo scorso agosto – dice Stefano, proseguendo – avevo bisogno di nuovi stimoli ed un nuovo sparring partner, nonostante al Centro Sportivo, avessi tutto. Chi meglio di un amico come Max, poteva aiutarmi?”. E dunque, avanti ed indietro, per Stefano. Tra Roma e Milano. Viaggi e trasferte, che poi alla fine, si sono rivelati, molto utili. E svela, ai lettori de Il Faro on line, le parole di un messaggio importante, che il suo amico Max, peso massimo come lui, gli ha consegnato, tra tante sedute di combattimenti, a due: “Mi ricordo che diceva sempre: “Stefano io non ti insegnerò la tecnica. Sei tu che forse, puoi insegnare a me. Io posso consigliarti, come uscire fuori dalle difficoltà. L’unica cosa che ti posso insegnare, è questo”.

Un grande gesto, da parte di un fratello. Non di sangue, ma di vita. E di tante esperienze in cintura nera, che solo chi è salito sul tappeto del karate, può comprendere: “Sappi che, quando verrai qua, ci sarà da sudare – prosegue Stefano a ricordare, le parole di Ferrarini. Continuando – ti allenerai di nuovo, con professionalità e dedizione”. E’ rimasto solo Stefano, alle Fiamme Gialle. Lui, attualmente, è l’ultimo samurai del settore karate. Allora, la vicinanza di un campione di grande esperienza, è stata fondamentale: “Massimiliano mi ha fatto caricare – descrive il vicecampione d’Europa 2016, continuando – ero un alunno come gli altri. Ascoltavamo il maestro parlare. Tante ore passate sul tatami insieme, ad allenarsi. Da soli e tutto il giorno. Questo, mi ha dato una grande forza”.

Non poteva mancare, allora, la presenza di Ferrarini, agli Europei di Montpellier. Accanto a Stefano e verso il podio continentale: “Si è fatto 600 km con la macchina, partendo da Milano – racconta Stefano – e quando mi ha detto che stava arrivando, mi ha regalato delle bellissime sensazioni. Mi ha trasmesso, lo spirito del sacrificio ed il saper venir fuori, da alcune situazioni difficili”. E riuscire ad esprimersi, è stato importante. Maniscalco lo descrive, in questo modo: “Sono riuscito ad esprimere il mio karate, per quello che sono oggi. Un 34enne, con alcuni fastidiosi infortuni. Sempre un campione, tuttavia”. Parla chiaro, il risultato di Montpellier. Un secondo gradino del podio, dopo una pool micidiale affrontata, dove Stefano ha incontrato anche, due campioni mondiali.

Under 21 e Senior. E quella medaglia vinta, una volta presa tra le sue mani e messa al collo, l’ha consegnata, proprio al suo caro amico di Milano: “Ci pensavo da parecchio tempo. Le medaglie non si regalano. Ma questa di Montpellier è anche sua. Soprattutto sua. Ha tirato fuori da me, il meglio. Ciò che, in questo momento, ho dentro”. E come ha reagito Massimiliano Ferrarini? E’ ancora Stefano a raccontare: “Ha organizzato una festa in mio onore, quando sono andato, nella sua palestra – descrive Maniscalco – in quell’occasione, ho tirato fuori dalla tasca, la mia medaglia”. Una sera di maggio molto particolare, allo Judo Karate Club. Insieme agli allievi di questa società sportiva. Grandi e piccoli. Tutti, ammirati dall’ennesimo successo del loro beniamino e compagno di tatami: “Ho tirato fuori questo medaglione. Forse, il più bello che abbia mai vinto e Massimiliano si è emozionato. E’ una medaglia, che appartiene, anche a lui e alla sua famiglia. E’ stato un grande maestro. Non tecnico. Maestro. Esso, è colui che ti insegna”.

LA FESTA PER LA MEDAGLIA E LA VICINANZA DI SAVIO LORIA

Tornato a casa, dopo l’Europeo, al Centro Sportivo della Guardia di Finanza, Stefano Maniscalco è stato festeggiato, dagli appartenenti del settore karate: “Ho festeggiato alle Fiamme Gialle, con Salvatore Capitummino e Claudio Culasso”. E con la speranza che il karate gialloverde torni e prosegui a crescere e a proliferare medaglie, nel mondo, come in passato, Maniscalco esprime il suo personale pensiero: “Ringrazio sempre le Fiamme Gialle. Devono sempre ricordare, tuttavia, che c’è un atleta di nome, Stefano Maniscalco, al quale è giusto dare, il dovuto riconoscimento. Porto sempre lo scudetto sul petto, con onore e con soddisfazione”.

Ed ancora una volta, là sul podio europeo, Stefano ha fatto il suo dovere di karateka e di atleta gialloverde. Con passione e con il cuore, sempre. Con spirito di abnegazione e con quell’amore, che insegna un karategi, quando si indossa, come anche, lo fa, una cintura nera, che stringe i fianchi, come lo fa, con la vita. E metafora di essa, è il karate: “Il mio maestro Fujoka mi ha dato la via : il karate-do. Via – dice Stefano – io non ho fatto, solo karate. Ho intrapreso, il karate – do. Esso è l’espressione della vita”. Tanta, ne ha trasmessa durante quei duri e lunghissimi minuti passati sul tatami, Maniscalco. Solo tre per incontro. Ma davvero infiniti, quando si sa che l’unica strada, da intraprendere, è quella della vittoria. E allora, ancora una volta, Savio Loria, il suo coach in Nazionale maggiore ed ex grande campione delle Fiamme Gialle, ha saputo come prendere per mano, il suo amico fraterno e portarlo all’argento: “Seguiva i miei allenamenti con Max. Si tenevano in contatto. Mi è stato tanto vicino, anche lui”.

E quando Stefano ha superato la sua difficile semifinale, contro il campione mondiale dei pesi massimi, in carica, Enes Erkan, Loria non ha potuto che reagire, in questo modo: “Si è messo a piangere, Savio”. Racconta Stefano. E quell’abbraccio fortissimo, tra i due, subito dopo, li ha legati, ancora di più, l’uno all’altro: “Ci siamo abbracciati – racconta Stefano – era felice, come se lui avesse vinto la semifinale. E’ un fratello, a cui voglio bene. Mi ha sempre dato dei buoni consigli. E’ un grande tecnico e maestro. Ha saputo tenermi calmo e concentrato”. Anche le parole di Savio, sono rimaste nella mente di Stefano: “Mi ha detto che ero un guerriero. Mi ha detto delle grandi parole, per salire sul tatami e vincere. Ero tranquillo io. Stavo facendo, il mio dovere”. Svela Stefano un particolare, vissuto con Savio, durante l’incontro con Erkan. Ecco le sue parole: “Quando Erkan, ha fatto il suo primo punto, mi sono girato e Savio non si è scomposto – dice Maniscalco, continuando – mi ha fatto un solo cenno con la testa, per dirmi, non ti preoccupare, adesso lo recuperi. E l’ho recuperato, alla grande”.

IL RACCONTO DEI COMBATTIMENTI .. ANCORA, LA SEMIFINALE CON ENES ERKAN

Un solo passo allora, da un’altra storica finale ed anche Massimiliano Ferrarini era lì con Stefano. In piedi, sugli spalti, accanto a papà Maniscalco, per seguire il suo allievo-amico: “Ci siamo guardati. Appena sono salito sul tatami”. Un gesto d’intesa, tra i due. Più significativo, di mille parole. Uno sguardo che ha rivissuto, quel percorso fatto insieme, lassù in quel di Milano, costruito per un intero anno. E allora Stefano sul tatami, non si è risparmiato e ha dato il cuore. Quel suo grande cuore di samurai che tutti conoscono, anche le sue Fiamme Gialle: “Mi ricordo che ero sereno – racconta Stefano, descrivendo i primi attimi della semifinale. Continuando a raccontare – subito parte Erkan, con un kizami in faccia. E gli hanno dato un 1 a 0, inesistente – descrive Maniscalco – ho pensato : adesso dobbiamo tirare fuori, il coniglio dal cilindro. Allora, sono partito con un uramawashi micidiale. La mia tecnica speciale. Tallonata in faccia e 3 a 1 per me. In seguito, ho messo a segno, uno iakozuki veloce ed il 4 a 1, è arrivato. Il mio kumite di attacco, ha preso l’altro punto in mio favore ed il 5 a 1, ha chiuso l’incontro!”.

Apoteosi allora. Come dice anche Stefano. E tutti a festeggiare con lui, a bordo tatami, i suoi allenatori azzurri. Claudio Guazzaroni e Savio Loria. Abbracciati, in modo affettuoso al loro campione, del cuore: “Nessuno credeva in questa medaglia – racconta Stefano, continuando – ma alla fine, è arrivata”. La finale europea è giunta due giorni dopo. Stefano ha incontrato il fortissimo Jonathan Horne, al quale, rende onore con le sue parole. E quell’argento nato, da questo incontro di chiusura, ha per lui il sapore del primo gradino del podio: “Volevo vincere l’oro, ma sono felice ugualmente. A 34 anni, conquistare l’argento, è un grande risultato”.

IL SOGNO OLIMPICO DEL KARATE ED IL SUO FUTURO DA ALLENATORE, ALLE FIAMME GIALLE

A pochi giorni, dal verdetto che il Cio dovrà esprimere nei confronti del karate olimpico, il pluricampione mondiale del 2006 e del 2008 e vicecampione continentale, in carica, dichiara: “Non so, se a 38 anni, potrò fare le Olimpiadi – dice Stefano – dipende da me e dalla gestione che le Fiamme Gialle per me, faranno. Io cerco di mettercela tutta”. Ci crede Stefano, in questo suo splendido sogno e con indosso, il karategi gialloverde, ci vuole arrivare. E lo confida ai lettori de Il Faro on line: “Vorrei vedere il settore karate delle Fiamme Gialle rinascere. Insieme al supporto tecnico di Capitummino e di tutti i grandi ex campioni, di questa disciplina. Le Fiamme Gialle devono essere il club più titolato al mondo. Ancora una volta”. Sale dal suo cuore di samurai, questo desiderio e lui lo esprime, con tutta la passione, di cui è capace, sul tatami: “Molti giovani ragazzi lo desiderano. Vestire il glorioso karategi della Guardia di Finanza. Mi piacerebbe, perché no, poter dare il mio supporto da allenatore”.

Come dichiararono anche, il Gen. Bartoletti ed il Comandante Vincenzo Parrinello, al Karate Fiamme Gialle Day del 9 gennaio scorso, di cui Il Faro on line ha dato ampia testimonianza e come Stefano precisa nella sua intervista, la decisione del Cio, del 3 agosto sarà risolutiva, per ampliare la squadra del Grifone. Ed essa, come storicamente, la più titolata al mondo, potrà ancora conquistare i successi che merita: “Un sogno che si chiama Olimpiade – dice Stefano, continuando – puntare alla qualificazione, per le Fiamme Gialle – sottolinea, con forza – e per Stefano Maniscalco. Questo è il mio sogno”. Crede, alla parola data, dai suoi superiori, in quel giorno in cui, 40 anni di storia del karate gialloverde, si materializzò in 80 campioni, del passato e del presente, che insieme al Maestro Claudio Culasso ed al Direttore Tecnico attuale, Salvatore Capitummino, festeggiarono, la ricorrenza.

E da questa parola, Stefano prende forza, come lo fa anche, dall’incoraggiamento e dalle parole di stima, profuse per lui, dal Presidente della Fijlkam, Domenico Falcone. Tutto il mondo del karate italiano, nel suo cuore, dunque. E quel karategi, prima gialloverde e poi azzurro, Stefano lo sente suo. La sua seconda pelle, entrambi. Il cuore, che indossa il suo stesso cuore di guerriero. Ed essere ancora atleta, come futuro allenatore, gialloverde, è il suo desiderio. Perché no ?

Tutto è possibile, quando un campione sogna in grande. E se ha, alle spalle, la squadra Fiamme Gialle, la più titolata al mondo, per tradizione, non può che gioire già, per la riuscita. Anche di questa impresa sportiva. L’ennesima, per lui. E allora, brilla, la sua medaglia d’argento, con destinazione luce, Tokyo 2020. E quel bagliore, descrive del cuore di un campione di grande valore. Come lo sono i suoi ideali, alti, di atleta e di appartenente alle Fiamme Gialle.