#fiumicino, cemento sbriciolato, ruggine e ferri scoperti sotto il viadotto dell’Aeroporto
Metà campata del viadotto è nuova e funzionale, l’altra metà invece è sorretta da un “appoggio” in ferro, e mostra segni di decadimento. In un momento in cui il sisma scuote l’Italia, siamo davvero sicuri?
#fiumicino, cemento sbriciolato, ruggine e ferri scoperti sotto il viadotto dell’Aeroporto
Il Faro on line – Centinaia di migliaia di automobilisti, per lo più lavoratori, transitano ogni giorno. Formalmente si chiama strada regionale 296 della Scafa (SR 296), ex strada statale 296, ma tutti lo conoscono come il viadotto dell’Aeroporto. La domanda che oggi, in un momento in cui il terremoto sta scuotendo il centro Italia, è più urgente risulta essere: è davvero sicuro? È un tratto di strada che insiste sul territorio del Comune di Fiumicino, ma serve l’aeroporto, dunque una pletora di passeggeri, e al contempo i “pendolari”, che arrivano per lo più da Ostia, dunque da Roma. Un punto nevralgico.
Il sopralluogo
Siamo andati a fare un sopralluogo sotto il viadotto, per vedere lo stato dei pilastri che lo sostengono, e abbiamo rilevato una situazione a due facce. Da un lato la nuova campata, modernissima ed efficiente, con grandi pilastri a sorreggere le campate e cemento in perfetta efficienza, dall’altra – con uno stacco ben preciso – il cemento in più parti sgretolato, ferri che ormai fuoriescono, arrugginiti, buchi nella struttura ormai vetusta, quella per intenderci che “copre” proprio il tratto che va verso il Leonardo da Vinci. E un pilone aggiuntivo in ferro che serve evidentemente a sostenere un peso che è ritenuto non più sostenibile dai piloni originari.
Quanto possiamo essere sicuri?
Una domanda che giriamo alle autorità competenti visto che, a occhio, la situazione desta qualche perplessità e preoccupazione. Quando il ferro esistente nel cemento viene aggredito dalla ruggine, infatti, aumenta fino a 8 volte il proprio spessore, prima di degradarsi definitivamente. La struttura molecolare dei metalli a contatto con l’umidità tende a passare in soluzione e attraverso un particolare processo di cariche positive e negative produce ioni che si depositano sulle superfici. In ambienti marini la corrosione è incrementata dalla forte presenza di sali nell’aria; in esterno poi, dove i metalli sono esposti all’umidità e sottoposti a sbalzi termici, il processo di corrosione è più attivo.
Cemento in sofferenza
Sotto le campate è ben visibile lo stato di sofferenza sia del cemento sia dei ferri ormai esposti e arrugginiti. Il processo di riparazione è complesso, bisogna capire perché il cemento scoppia, come non far arrivare l’acqua o l’umidità che lo corrode e lo fa arrugginire. Successivamente bisogna tappare la falla dell’impermeabilizzazione e poi ricostruire le parti mancanti. Ma se non trattiamo il ferro, questo continuerà ad arrugginire, il calcestruzzo esploderà di nuovo, la sezione del ferro di armatura diminuirà e la resistenza meccanica di tutta la struttura ne sarà compromessa.
Prove statiche
“Chiediamo di sapere – afferma Mauro Dominici di Gil, Gruppo indipendente libero per Fiumicino – se sono state fatte delle prove statiche, quando è stata l’ultima volta che la situazione è stata monitorata, dove sono gli atti pubblici che permettono di garantire la sicurezza della struttura. Non stiamo parlando di un cornicione – sottolinea – ma di un’opera immensa che vede centinaia di migliaia di transiti, anche con mezzo pesanti. Vogliamo vedere le prove statiche. Se di diranno che è tutto a posto ci tranquillizzeremo, ma abbiamo il diritto di essere informati e di vedere un documento firmato da esperti. Ad oggi non sappiamo nulla”.
La ruggine
La ruggine è un composto spontaneo costituito da ossidi di ferro, idrati e carbonati basici di ferro che dà origine al fenomeno della corrosione, determinando il progressivo sfaldamento degli ossidi di ferro. Lo strato di ruggine, quindi, si sgretola scoprendo il ferro sottostante e ricominciando il processo. Nelle campate osservate dal nostro sopralluogo c’è un problema di questo tipo ogni due metri circa, ben visibile nel dettaglio e da una ripresa più lontana, che dà il senso del tutto.
Gli ultimi lavori
Dai dati dell’Astral, aggiornati al 16 marzo 2016, risulta che l’ultimo intervento fatto sia quello di rifacimento della pavimentazione stradale nei tratti più degradati dall’innesto con la SS 8 Via del Mare al Km 2+000 e miglioramento della segnaletica stradale su tutta la tratta, lavori completati con un investimento di 500.000 euro. Per i piloni nulla. Sarà il caso di dare risposte, prima che a porre il problema non sia un articolo di giornale ma la prossima scossa.