Dagli albori ai giorni nostri: “Il grande capo”, band del #sudpontino, si racconta, in vista dell’evento “Musicultura”

31 marzo 2017 | 08:00
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Dagli albori ai giorni nostri: “Il grande capo”, band del #sudpontino, si racconta, in vista dell’evento “Musicultura”

Sono tra i 16 finalisti di “Musicultura 2017”, Festival della Canzone Popolare e d’Autore, che ha lanciato artisti del calibro di Cristicchi, Pacifico e Povia

Dagli albori ai giorni nostri: “Il grande capo”, band del #sudpontino, si racconta, in vista dell’evento “Musicultura”

Il Faro on line – La voce, che vede come protagonisti i quattro componenti della band del sudpontino tra i sedici finalisti del “Musicultura 2017”, ormai si è sparsa.
Ma chi sono davvero Elio D’Alessandro – frontman, classe ’87-, Giacomo Forte –tastiere, classe ’93, Ilaria Tortoriello -basso e voce, classe ’86- e Stefano Mancini- batteria, classe ’89-?
Ce lo svela il frontman de “Il grande Capo”, partendo dagli albori fino ad arrivare all’importante traguardo di “Musicultura 2017”, Festival della Canzone Popolare e d’Autore, che ha lanciato artisti del calibro di Cristicchi, Pacifico e Povia.

Noi ci conosciamo dai tempi del liceo. Suonavamo tutti con gruppi diversi, ma ci identificavamo in quella scena dei primi 2000 in cui si suonava “tosto”. I nostri riferimenti andavano dai System ai Verdena, passando attraverso i Metallica, il punk e il grunge. La mia necessità di scrivere canzoni – prosegue D’Alessandro- è cominciata lì, alle Officine Culturali di Formia, spazio meraviglioso e gratuito dove ogni week end organizzavamo concerti. Ho sempre creduto nel fatto che scrivere in italiano fosse “La Missione.” Rendere ritmica questa lingua meravigliosa è difficile ma gratificante. E così eccoci arrivati al 2013 con un po’ di pezzi in testa da arrangiare e la scelta di mettere su un gruppo con amici veri, oltre che musicisti”.

“Nel frattempo, in questi dieci anni io sono diventato un attore, diplomato allo Stabile di Torino, Ilaria una fotografa laureata all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, Stefano (oltre a essere uno dei batteristi più bravi che abbia conosciuto) è laureato in Lettere e Giacomo studia Filosofia alla Sapienza e Composizione al Conservatorio.
Per i testi i più grandi riferimenti provengono da Giovanni Lindo Ferretti e da Battiato, mentre, per tutto il resto ci ispiriamo ai Depeche Mode e agli anni ’80 in genere.
Ovviamente, oggigiorno la musica è anche legata all’elettronica e molti riferimenti provengono da quel mondo.Poi… Abbiamo “partorito” un Ep nel 2015 e un disco nel 2017 dal titolo “Promesse”.

Pubblicato il 22 novembre, per BetaProduzioni, “Promesse” è il primo disco de Il Grande Capo, anticipato dall’uscita del singolo “Il mare è troppo grande”, che ha conquistato pubblico e critica accendendo attenzione e attesa intorno all’album.

E’ un album che viene da lontano, che è stato pensato e sentito fino in fondo prima di prendere forma definita. I primi testi e arrangiamenti iniziano a prendere forma nel 2012. Ogni brano è una traccia, che ripercorre il vissuto della band e dei suoi membri. Sono sensazioni, ricordi, pensieri. Promesse, in effetti. Il mood del disco è quello di un viaggio sensoriale, attraverso sentimenti infranti, una sinestesia di memorie. C’è della rabbia in questo disco, ma una rabbia lucida. Calibrata. E c’è della malinconia. È tutto un gioco di paradossi e ossimori, dosati alla perfezione e scanditi da arrangiamenti in cui il rock si unisce al pop anni ’70, mantenendo forte l’impronta del cantautorato, ritmato dai sintetizzatori. Una forte libertà nella scelta dei suoni e dei testi è quello che caratterizza in modo determinante l’album.

Undici tracce che si aprono con il singolo che ha anticipato l’uscita del disco e che ha acceso un’enorme aspettativa sul progetto: “Il Mare è troppo Grande”.
È un pezzo autobiografico, scritto dal frontman Elio D’Alessandro. Che riporta in musica l’idea che l’artista ha dell’ “amore perfetto”: mai completo, sempre sfuggente, dinamico, maturo.

La forza del testo è che stato scritto di getto, sulla scia di un’empatia molto forte, di sentimenti e pensieri vividi e questo lo si percepisce al punto che l’ascoltatore si perdere, in questo mare immenso di parole e musica e ne viene trascinato, in fondo. Come un naufrago. L’arrangiamento lo consacra a vera e propria hit.
Promesse, invece, è il singolo che dà il titolo all’album. È l’ispirazione. Il punto d’inizio da cui tutto nasce. Promesse è un incontro in primis con se stessi e poi condiviso con gli altri. È una dichiarazione d’intenti alla vita, all’amore.

“Abbiamo scoperto con gioia di essere tra i sedici finalisti di “Musicultura” – ricordiamo che le canzoni finaliste andranno a comporre il cd compilation di Musicultura 2017 e saranno trasmesse da Rai Radio 1- e cercheremo di giocarcela con tutte le forze perché è un’occasione grande!”
Conclude così, Elio D’Alessandro, sulla scia del nostro grande in bocca al lupo.