Inquinamento in India: una bambina fa causa al governo
Ridhima Pandey: “Il mio governo non è riuscito a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, che provocano condizioni climatiche estreme”
Inquinamento in India: una bambina fa causa al governo
Il Faro on line – 9 anni e la determinazione a proteggere il proprio futuro. Questa l’età della giovanissima Ridhima Pandey, indiana. La bambina ha recentemente presentato un procedimento legale contro il governo indiano per non aver ridotto le emissioni di gas a effetto serra provenienti da fabbriche, veicoli e agricoltura. La petizione, che si rivolge al Ministero dell’Ambiente, della Forestali e del Clima, nonché al Consiglio centrale di controllo dell’inquinamento dell’India, accusa i funzionari di trascurare il loro dovere di proteggere la popolazione dai danni ambientali.
“Il mio governo non è riuscito a prendere misure per regolamentare e ridurre le emissioni di gas a effetto serra, che provocano condizioni climatiche estreme” -, ha dichiarato Pandey in una recente dichiarazione. “Questo avrà un impatto sia su me che sulle generazioni future”.
Con queste motivazioni ha presentato la propria petizione con il National Green Tribunal dell’India, un tribunale specializzato che gestisce i casi legati all’ambiente. In India,nazione di 1,25 miliardi di persone, il problema dell’inquinamento è molto importante. Negli ultimi decenni, un calo delle precipitazioni monsoniche ed un aumento delle ondate di caldo estreme hanno provocato forti siccità, minori rese agricole e ridotto accesso all’acqua dolce. D’altra parte, l’aumento del livello del mare, la fusione dei ghiacciai himalayani e le piogge estreme provocano pericolose inondazioni. Si trovano, infatti, nel Paese quattro delle dieci città più inquinate del pianeta in termini di qualità dell’aria. Secondo uno studio di Greenpeace, 1,2 milioni di indiani muoiono ogni giorno per le eccessive concentrazioni di polveri sottili nell’aria.
Farmacisti in aiuto Onlusattiva in India, ci racconta: “Lo sviluppo convulso dell’India moderna sta accentuando la povertà delle classi già emarginate socialmente e, spesso, non si tratta di sviluppo sostenibile. Insieme a Namastè lottiamo da anni contro queste disuguaglianze cercando di sostenere queste comunità con istruzione, accesso ai servizi sanitari, formazione professionale, avviamento professionale e supporto sociale. Crediamo che solo uno sviluppo sostenibile che rispetti l’uomo e le risorse naturali possa essere una via di cambiamento per lo sviluppo reale del paese. Speriamo che la coscienza sociale dimostrata da questa giovane, figlia di una attivista, possa essere presa ed esempio e che presto sempre più persone possano prendere parte al cambiamento di questo Paese”.
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