Perdono il lavoro, minano la fabbrica, protesta shock a #Parigi
La minaccia di farla esplodere: “Non volevamo arrivare a questo punto ma rifiutiamo di essere ancora presi in giro”
Perdono il lavoro, minano la fabbrica, protesta shock a #Parigi
Il Faro on line – “Non volevamo arrivare a questo punto ma rifiutiamo di essere ancora presi in giro. Sono sei mesi che lottiamo, ma oggi la minaccia è di una chiusura pura e semplice. E se succede, la fabbrica non gliela ridaremo indietro intatta”: la rabbia degli operai della GM&S Industry, un subappaltante di grosse industrie auto come Renault e Peugeot Citroen, è esplosa.
Hanno minato il loro stabilimento con bombole di gas e minacciano di farlo saltare. Da dicembre il braccio di ferro e la disperazione di centinaia di famiglie hanno fatto salire la tensione nel sito di La Souterraine, un centro della Creuse, nella Francia profonda.
Gli operai sono passati all’azione ed hanno cominciato a distruggere materiale, per prima una pressa tagliata in due con la fiamma ossidrica. Sono pronti a fare a pezzi il loro impianto per denunciare quello che affermano essere un atteggiamento negativo dei costruttori francesi che appaltano loro i lavori e che ora rifiutano di rilevare la fabbrica.
Vincent Labrousse, delegato sindacale della CGT ricorda che la GM&S è il secondo sito industriale del dipartimento e che da dicembre – data della dichiarazione di fallimento da parte del tribunale – ogni tipo di pressione è stato fatto su PSA e Renault per convincerli a rilevare l’impianto o a mantenere un volume di commesse adeguato a mantenerlo aperto.
Il governo ha incoraggiato la trattativa, che negli ultimi giorni si è però arenata. A vuoto anche i tentativi di convincere GMD, il primo subappaltante francese dell’automazione, ad acquisire la fabbrica fallita, per la quale aveva mostrato interesse. Adesso la data limite è il 23 maggio, giorno in cui il tribunale del commercio di Poitiers potrebbe pronunciare la definitiva liquidazione di GM&S.
I sindacati chiedono adesso un incontro con PSA, Renault e il neoeletto presidente Emmanuel Macron: “vogliamo che ci considerino come degli interlocutori seri”, reclamano. Il tribunale ha designato un negoziatore che ha lanciato un appello ai costruttori ad “assumersi le responsabilità” e salvare l’impianto.
“Sottolineo – dice – che dall’inizio del mio incarico, i sindacati e i dipendenti hanno dato prova di buona fede: hanno rinunciato a bloccare il sito, hanno accettato il principio di un piano di tagli, addittura di andare a lavorare in emergenza da Renault su pezzi difettosi di altri subappaltanti”.