Marco Tedesco ricostruisce la storia della ‘Croce sagomata con Cristo crocifisso e la Maddalena’ opera di Giovanni da #Gaeta
Marco Tedesco: “La Croce sagomata di Giovanni Da Gaeta presenta elementi iconografici derivati dalla tradizione giottesca.”
Marco Tedesco ricostruisce la storia della ‘Croce sagomata con Cristo crocifisso e la Maddalena’ opera di Giovanni da #Gaeta
Il Faro on line – Del pittore Giovanni da Gaeta non si sa molto, ma un dato sicuro sulla sua attività è certo: egli operò intorno alla metà del XV secolo. – comincia così Marco Tedesco, lo storico dell’arte del sud pontino, che, insieme alla delegazione Ram di Formia-Gaeta, ricostruisce la storia di un’opera di un’artista quasi sconosciuto.
Questo dato- continua Tedesco- è confermato dal critico d’arte Federico Zeri il quale, sulla base dell’attribuzione di alcune opere ricondotte all’artista gaetano lo chiama “Maestro del 1456” (Elisabetta Campolongo, Giovanni da Gaeta, in Dizionario biografico degli Italiani, vol. 56, 2001).
Gaeta– la piccola cittadina che ha dato i natali a questo grande artista, nella quale vi è tutt’oggi una pinacoteca d’arte contemporanea a lui dedicata – conserva un cospicuo gruppo di opereattribuite a questo artista.
Tra di esse vi è la bellissima “Croce sagomata con Cristo crocifisso e la Maddalena”, databile agli anni settanta del quattrocento che, un tempo, era collocata nella chiesa gaetana di Santa Lucia.
Oggi visibile nella basilica cattedrale di Santa Maria Assunta a Gaeta, la “Croce sagomata” di Giovanni da Gaeta presenta elementi iconografici derivati dalla tradizione giottesca, come, ad esempio, la posizione del corpo che si avvicina al modello giottesco del Crocifisso di Santa Maria Novella.
La figura del Cristo infatti, è rappresentata in una umanità drammaticamente sofferente.
Ai piedi della croce, contrariamente a quanto avviene nel Crocifisso sagomato di Lorenzo Monaco in cui vi figurano come dolenti la Vergine e San Giovanni, vi è una sola figura dolente, Maria Maddalena, riconoscibile dai tradizionali tratti iconografici (veste rossa e capelli lunghi) e un teschio.
Nella Maddalena, ancora una volta, è visibile un richiamo alla tradizione giottesca nella drammaticità del gesto con cui abbraccia i piedi del Cristo e nella dolente espressione del volto.
Subito alla base della roccia un teschio.
La simbologia del teschio, posto ai piedi della croce, nell’iconografia tradizionale della crocifissione da un lato rappresenta il passaggio dalla morte alla risurrezione, da un lato è la raffigurazione allegorica del teschio di Adamo sul quale cade il sangue di Cristo per purificare l’umanità.
La lezione giottesca che si riscontra in quest’opera, Giovanni da Gaeta deve averla assorbita attraverso le testimonianze pittoriche lasciate da Giotto a Gaeta, oggi andate perdute.
La presenza di Giotto a Gaeta è testimoniata da Giorgio Vasari che, nella vita di Giotto, scrisse “Partito Giotto da Napoli per andare a Roma, si fermò a Gaeta, dove gli fu forza nella Nunziata far di pittura alcune storie del Testamento nuovo, oggi guaste dal tempo, ma non però che non vi si veggia benissimo il ritratto d’esso Giotto appresso a un Crucifisso grande molto bello” (Giorgio Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, Newton Compton, 2009, p.156).
Con la Croce sagomata di Giovanni Da Gaeta, – conclude Tedesco – ci troviamo dinanzi all’evoluzione di un genere pittorico, quello delle croci dipinte, molto in voga nell’Italia centrale in quel periodo.
Un’iconografia che si rinnova in chiave moderna pur partendo da forme artistiche e iconografiche tradizionali.