Appello alla @RegioneLazio per un ‘Piano strategico per il Tevere’
La ‘battaglia’ del Consorzio Tiberina che dura ormai dal 2014 per il “Contratto di fiume”. Troppi i Comuni, Municipi, Regioni, Enti che hanno competenze non collegate tra loro.
Appello alla @RegioneLazio per un ‘Piano strategico per il Tevere’
Il Faro on line – «La valorizzazione del Tevere a Roma (e, in subordine, dell’Aniene e dei corsi d’acqua secondari) può considerarsi una sfida veramente strategica per l’Amministrazione Capitolina, implicando molteplici aspetti di ricerca preliminare, coinvolgimento partecipativo, azione, per un possibile piano a medio termine dal grande impatto culturale e socio-economico, da seguire nel tempo, oltre che nuovo esempio di “buona politica” nella gestione dei beni pubblici. Le valenze interdisciplinari, intersettoriali e interamministrative sono difatti tali e tante da dar luogo a una complessità che inevitabilmente porta a saturazione l’efficacia di interventi parziali».
E’ la posizione del Consorzio Tiberina, che già nel 2014 provò a proporre il cosiddetto Contratto di Fiume Tevere nell’area urbana di Roma. Ora, considerata la riorganizzazione delle direzioni della Regione Lazio, e il trasferimento di afferenza alla “Direzione regionale valutazioni ambientali e bonifiche” del “Servizio contratti di fiume di lago e di costa”, riparte all’attacco.
Come per tutte le grandi Capitali, il fiume può diventare risorsa e dimensione urbana speciale. Visto lo stato attuale del Tevere a Roma, quasi corpo estraneo alla Città, per i più mero toponimo (pur conosciuto in tutto il mondo), un’azione oculata darebbe grandi risultati in termini di rapporto fra benefici e fondi impiegati, al di là dei modi di reperimento; non basta, per renderlo attrattivo a cittadini e visitatori, la pur necessaria manutenzione.
«Attorno a questa linea che taglia Roma, e allo stesso tempo la lega sia al mare sia al suo hinterland naturale (il bacino idrografico, o regione Tiberina), si sintetizzano gli elementi-chiave di una possibile geografia dell’intervento urbano: l’inquinamento e la protezione civile, dove il Tevere raccoglie sia influenze endogene sia influenze esterne, considerando che le acque confluenti a Roma derivano da 6 Regioni attraversate dal corso principale e dagli affluenti, gli ecosistemi e i parchi urbani, l’urbanistica e le periferie, con il fiume ad asse attorno cui la Città ha preso forma, influenzata dallo stesso in maniera decisiva, sviluppandosi con stratificazioni successive fino a poter percorrere e interpretare le differenze sostanziali da una sponda all’altra, dal centro dell’urbe ai lembi estremi, dalle zone curate alle zone degradate-
La storia e le storie, la cultura, l’architettura, l’arte, sia patrimonio acquisito sia nuova creatività per mettere a frutto – anche con modalità minimaliste – un ambiente molto particolare che attraversa la Città, trattabile diversamente zona per zona, gli sport e le attività ricreative, sia sull’acqua sia sulle sponde (canoa, canottaggio, bicicletta, podismo, etc), le infrastrutture, i trasporti e il turismo, su una via d’acqua dalle caratteristiche stagionali molto discontinue, ma sempre caratterizzata da una prospettiva affascinante per percorrere tratti significativi di Roma, se il servizio è di qualità e risulta attrattivo.
E ancora: l’associazionismo, coinvolto e ancor più coinvolgibile per temi e quartieri, il recupero di aree utilizzabili, abbandonate od occupate da attività abusive (spesso inquinanti), la regolamentazione, per coordinare e semplificare amministrativamente gli interventi pubblici e privati, produttivi e non, sottoposti a decine di pareri, fino a far cadere nel nulla anche i migliori propositi, la comunicazione, l’educazione ambientale, l’interesse didattico esemplificativo del fiume fra storia, natura, culture, turismo, viver sano (attività con le Scuole)».
Il rilancio del Tevere costituirebbe anche un grande laboratorio di coesione territoriale, integrando competenze amministrative in orizzontale e in verticale, nonché progettando interventi che coinvolgano “attori” pubblici e privati di diverse estrazioni, per ottenere il miglior risultato complessivo.
D’altronde è un fatto che la miridae di Enti che girano intonro al Tevere non sia riuscita fino ad oggi a crearee quella cabina di regia che potrebbe impedire – tanto per fare un esempio, che il Tevere si riempia pericolosamente di relitti che, in caso di alluvione, potrebbero ostruire il decorso del fiume e allagare intere zone, o – più semplciemente – non è riuscita ad impediro fino ad oggi che chi produce rifiuti a monte e li scarica nel fiume paghi dazio a chi li riceve a valle e ne paga le conseguene sia internini ambitnali che economici.
Facendo una rapida carrellata degli aventi diritto a parlare troviamo: gli Assessorati di Roma Capitale (interessati pressoché tutti), gli Enti comunali interagenti, i Municipi rivieraschi sul Tevere e sugli altri principali corsi d’acqua urbani (nonché, secondariamente, quelli non rivieraschi, per “percorsi natura”, educazione ambientale sul ciclo dell’acqua in Città, etc), i Comuni limitrofi, gli Enti e gli Uffici non comunali competenti (Autorità di bacino del Fiume Tevere, ARDIS Lazio, ARPA Lazio, ARP Lazio, RomaNatura, ACEA ATO 2, Demanio, Capitaneria di Porto, Soprintendenze e Uffici Ministeriali in genere, etc etc), le Regioni del bacino idrografico (in specie Umbria e Toscana oltre al Lazio, per questioni sia di protezione ecologica e idraulica sia di promozione).
E’ del tutto evidente, nonché auspicabile, che si crei un tavolo di lavoro comune su un elemento così variamente distribuito, prezioso e difficile da trattare come il Fiume Tevere.