La depurazione

Legambiente, nessun miglioramento per le acque del litorale laziale

2 agosto 2017 | 10:00
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Legambiente, nessun miglioramento per le acque del litorale laziale

Inquinanti microbiologici risultati positivi alle analisi di Legambiente: Enterococchi intestinali ed Escherichia Coli

Legambiente, nessun miglioramento per le acque del litorale laziale

Il Faro on line – Ancora una volta le condizioni ambientali delle acque del litorale laziale non sembrano migliorare: stando ai dati di Legambiente, su 23 punti di prelievo ben 11 sono risultati positivi alle analisi ambientali, presentando dei valori degli inquinanti microbiologici superiori ai limiti di legge (decreto legislativo n°116/2008, decreto attuativo del 30 marzo 2010 – http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/08116dl.htm). Si tratta principalmente di Enterococchi intestinali ed Escherichia Coli, batteri fecali indici di un inadeguato processo di depurazione delle acque reflue prima del loro rilascio in mare o nei corsi fluviali, nonché della presenza di possibili scarichi abusivi.

Dalle analisi sopra citate risultano inquinate le aree di Tarquinia, Ladispoli e Torvajanica, mentre sono fortemente inquinate quelle di Montalto Marina, Campo di Mare, Fregene, Ostia (in prossimità della foce del fiume Tevere), Lido dei Gigli, Nettuno, Ardea e Gianola.

Ad aggravare la situazione, sottolinea Legambiente, l’inadeguata informazione ai bagnanti: per legge, ormai da tre anni, i comuni costieri dovrebbero affiggere apposita cartellonistica recante le informazioni sulla qualità ambientale del luogo preso in esame; dei 23 siti analizzati soltanto il comune di Nettuno, sottolineano i tecnici di Goletta Verde, ha provveduto a collocare gli appositi cartelli informativi.

Adeguati provvedimenti ed una capillare attività di controllo permetterebbero ovviamente di ridurre l’inquinamento delle acque e migliorare la salubrità di questo importante ecosistema che è il mare. Riportare nei parametri di legge la qualità delle acque di balneazione eviterebbe, inoltre, le elevate sanzioni imposte dall’UE a fronte dell’infrazione.

Come dovrebbero essere precedentemente trattate le acque reflue

Nel nostro caso si tratta di acque reflue urbane, biodegradabili e quindi prive di pericolose sostanze chimiche, caratteristiche, invece, delle acque reflue industriali. Il loro processo di depurazione consiste quindi in una serie di trattamenti biologici in grado di scomporre le sostanze inquinanti contenute (idrocarburi, polveri sottili, pesticidi, ecc.), e suddiviso principalmente in due fasi-

La prima è la depurazione del refluo chiarificato, caratterizzata da un pretrattamento, per la rimozione di detriti e sostanze sedimentarie, e da un trattamento ossidativo biologico, processo di biodegradazione volto all’eliminazione di alcune sostanze organiche grazie ad appositi microrganismi.

La seconda è la depurazione dei fanghi, sostanze sedimentarie residue della fase precedente, che vengono qui sottoposte ad ulteriori trattamenti indispensabili per eliminare l’acqua rimasta (con conseguente riduzione del volume), impedire la putrefazione delle sostanze organiche contenute e distruggere gli agenti patogeni.