#Economia, Quando l’economia rallenta, la moneta complementare da’ equilibrio al mercato.
La Moneta Complementare per uscire dalla logica della liquidità
Il Faro on line – La moneta complementare, che in pochissimi conoscono, è uno strumento che permette al mercato delle attività economico produttive, di raggiungere la stabilità necessaria per evitare l’indebitamento degli imprenditori, liberi professionisti, artigiani, commercianti, ecc…
Cos’è la moneta complementare?
La moneta che stiamo trattando è un “titolo” di credito complementare che le aziende (oggi anche i semplici consumatori) possono ottenere, mediante l’apertura di un C/C presso gli Istituti di credito abilitati a gestirla.
Quale funzione economica assolve la moneta complementare?
In un periodo di crisi economica, la moneta complementare, favorisce la circolazione di beni e servizi nel mercato economico produttivo, evitando la fase di stallo dell’economia stessa ed il ristagnamento della liquidità e abbassamento, se non annullamento, del potere di acquisto dei consumatori.
La crisi economica con la quale oggi in tanti stiamo facendo i conti, al contrario di quello che si possa pensare, in realtà ha radici lontane. Infatti, negli anni ’30 il crollo di Wall Street mise a terra molte nazioni: la moneta iniziava a scarseggiare, la disoccupazione aumentava e di conseguenza le imprese chiudevano.
In tutti questi anni, nella maggior parte dei casi, gli Stati hanno cercato di superare il “male economico” utilizzando lo stesso strumento che lo aveva generato, ossia, la moneta ordinaria.
Quando la circolazione di liquidità scarseggia, la moneta complementare accelera lo scambio di beni e sevizi nel mercato.
Ora, sappiamo che, laddove c’è già una forte crisi economica, la mancanza di circolazione della liquidità, l’aumentando della disoccupazione, l’abbassamento o addirittura, l’annullamento del potere di acquisto delle famiglie, la difficoltà di accesso al credito per tutti, sono motivo di ulteriore inflazione del denaro ed indebitamento degli attori presenti nel mercato: consumatori e attività economico produttive.
Tutto ciò, fa rallentare il mercato economico produttivo: non vengono più acquistati beni e servizi con la velocità necessaria per rendere il mercato economico finanziario, snello, veloce e produttivo, al fine di garantire la circolazione del denaro e la conseguenza di un benessere economico a largo raggio.
Dall’Università Bocconi, studi, ricerche a applicazione del credito complementare.
Secondo i Proff.ri Massimo Amato e Luca Fantacci, dell’Università Bocconi di Milano, se si vuole uscire da quella che loro definisco la crisi “della liquidità” e non “di liquidità”, si deve introdurre un sistema diverso da quello adottato sino ad oggi.
Amato e Fantacci, coautori del libro (E-book) “Moneta complementare. Sai cos’è?” – nella loro analisi, pongono una riflessione: se in un momento di crisi economica, la moneta ordinaria non è in grado di svolgere adeguatamente la sua funzione, per cui viene “tesaurizzata” (tesaurizzare: accumulare per creare una riserva) e sottratta alla circolazione, creando una “divergenza tra l’interesse individuale ad accumulare e l’interesse collettivo a vederla circolare”, si deve creare un’alternativa che possa tutelare la valuta corrente e allo stesso tempo, permettere al mercato di sviluppare economia.
Ecco allora che, adottare una “moneta complementare” da affiancare alla moneta corrente in un determinato Stato, o anche in iniziative locali più ristrette nello stesso Paese (Comuni, Regioni), permette di evitare che la moneta ordinaria, intesa come mezzo di scambio di beni e servizi, diventi una riserva di valore a cui l’accesso è limitato a pochi e dispendioso.
Secondo quanto espresso da Amato e Fantacci, la radice della crisi economica si trova “nella moneta e nella logica di funzionamento che essa incarna e perpetua”. È quella che loro definiscono, “trappola della liquidità”.
Di fatto, la moneta complementare, detta anche “credito complementare” in quanto crea credito a chi la detiene, libera dalla “trappola della liquidità”, sostenendo lo scambio di beni e servizi in un mercato a circuito chiuso, nel quale chi aderisce (consumatori e attività economico produttive) è tenuto ad aprire un C/C, sempre in moneta complementare, presso la camera di compensazione dell’Istituto di Credito abilitato che ne registra ogni transazione.
Esempi di moneta complementare in altri stati.
Si conviene che, la moneta complementare, diventa uno strumento di equilibrio del mercato. Nel mondo ci sono circa 5.000 progetti di “moneta complementare” e diverse milioni di persone e aziende utilizzano questo sistema di pagamento a compensazione, digitale o con supporto cartaceo, per acquistare beni e servizi e forse, la crisi dell’euro sta spingendo in qualche modo, molti Paesi dell’U.E. ad adottare una moneta alternativa per salvaguardare il mercato economico produttivo all’interno dei propri confini territoriali. Queste nuove monete, di cui possiamo citare ad esempio in Svizzera la “Wir”; in Germania la “Chiemgauer”; in Inghilterra la “Bristol Pound” – qui, addirittura, il Sindaco di Bristol riceve il suo stipendio nella “moneta locale”; in Francia il “Bonus” ideato, appunto da i due Proff.ri Italiani dell’Università Bocconi Amato e Fantacci, già sopra citati, per la città di Nantes, ed altri ancora, stanno dando fiducia all’economia locale….……….E in Italia?
La moneta complementare in Italia
Anche nel nostro Paese si sta evolvendo velocemente il concetto ed utilizzo della moneta complementare. Qui, troviamo la “Sardex”, la “Fides”, la “Scec”, e qualche altra.
In particolare, queste monete pensate quasi esclusivamente per le attività economico produttive e per facilitare tra loro gli scambi di beni e servizi, in una sorta di compensazione di debiti/crediti, in Italia stanno diffondendosi anche tra i consumatori (clienti delle attività economico produttive), per cui il progetto messo in atto dai Fondatori dell’I.C.C. (Istituto di Credito Complementare) – Vincenzo Formicola Ceo – CoFounder e Amministratore; Paolo Devita – CoFounder Direzione Commerciale; Angelo Marciano – CoFounder Direzione Trader; Diego De Fusco – CoFounder Direzione Strategica, prevede anche la possibilità a persone fisiche senza partita IVA, di aprire un C/C in “moneta complementare”, per acquistare beni e servizi nel circuito con la moneta locale cui è stato dato il nome di “Fides”, che tradotto dal latino sta per “Fede”, “Fiducia”.
E allora, se questa nuova moneta locale o complementare che sia, può dare più “Fiducia” al mercato, perché non farla diventare una realtà sempre più estesa e al servizio di tutta la comunità locale?
Uscire dagli schemi, guardare oltre per liberarsi dalla trappola della liquidità
Certamente, per fare ciò, bisogna saper guardare fuori dagli schemi in cui siamo racchiusi e pensare in modo diverso.
Ed anche se la moneta complementare non è poi una vera e propria novità, visto che già dagli anni trenta in Svizzera è utilizzata, abbiamo anche visto come non sia così diffusa tra la gente nel nostro Paese.
La moneta complementare, comunque, stando alle informazioni che abbiamo prodotto, laddove è utilizzata garantisce stabilità economica al mercato. Forse, l’ostacolo più grosso da superare in ragione dell’attuazione a largo raggio nel nostro Paese di un sistema economico complementare, vista la nostra cultura piuttosto tradizionalista, è proprio quella di cambiare la percezione che abbiamo nei confronti del denaro e nell’utilizzo che ne facciamo.
D’altra parte, un grande studioso e pensatore, Albert Einstein disse: “non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che hai usato per crearlo”. Partendo da tale accezione, ne consegue che, uscire fuori dagli schemi economico produttivi cui siamo legati, o a cui qualcuno vorrebbe rimanessimo legati, ci permette di trovare alternative diverse e vantaggiose che danno vigore ad un mercato che stenta a riprendere vitalità.