Circolo Legambiente #Terracina ‘Bisogna scoprire immediatamente chi siano gli autori del disastro ambientale di Monte Leano’
Il Lazio è tra le regioni che hanno perso il patrimonio maggiore con 173 ettari distrutti nei Sic, 2.797 nelle Zps e 847 nelle Aree protette.
Circolo Legambiente #Terracina ‘Bisogna scoprire immediatamente chi siano gli autori del disastro ambientale di Monte Leano’
Il Faro on line – Terracina sembrava essere stata magicamente in parte risparmiata dai roghi che stanno devastando la provincia- affermano, in una nota, i membri del Circolo Legambiente di Terracina e quelli di Legambiente Lazio- ma nelle ultime 24 ore è successo il finimondo.
Incendi prima sulla collina di Monte Leano, un prezioso Sic della Regione Lazio, poi La Fossata e il Tempio di Giove, e ancora a Campo Soriano, La Fiora e, in tarda serata, a San Silviano.
Ettari e ettari di preziosa vegetazione in fiamme, abitazioni evacuate, cittadini svegli ad assistere impotenti e impauriti al fuoco che distruggeva gli alberi e la macchia mediterranea lambendo le loro case.
Incendi in sequenza appiccati sicuramente con dolo data la precisione e la dislocazione degli inneschi.
Gli incendi- proseguono- nel 2017 hanno coinvolto in Italia 87 Siti di Importanza Comunitaria (Sic), 35 Zone di Protezione Speciale (Zps) e 45 Parchi e Aree protette, tra cui 9 Parchi nazionali, 15 Parchi regionali e 16 Riserve naturali.
Il Lazio è tra le regioni che hanno perso il patrimonio maggiore con 173 ettari distrutti nei Sic, 2.797 nelle Zps e 847 nelle Aree protette.
La nostra preziosa zona di Monte Leano, SIC (IT6040007)- proseguono- tra i più importanti della Regione Lazio, purtroppo va ad aggiungersi al triste conto.
Come emerge dal recente rapporto di Legambiente Lazio in fiamme la situazione del Lazio è davvero drammatica con 5.213 ettari bruciati, pari alla superfice di 7.500 campi da calcio.
Il comune più devastato in assoluto è di gran lunga quello di Itri con addirittura 1.172 ettari di territorio bruciato, quasi un quinto degli incendi di tutto il Lazio in 7 grandi roghi e con un’area complessiva pari al 10% dell’intero territorio comunale e quella pontina è la provincia più colpita dagli incendi in tutta la regione con 3.584 ettari alle fiamme con 25 incendi vasti.
Un territorio vergognosamente e colpevolmente abbandonato e devastato da incendi e siccità.
Nei giorni scorsi Legambiente Lazio ha inviato il dossier #Lazioinfiamme in forma di esposto alla Procura della Repubblica perché siano individuati i colpevoli di tali barbari atti e della devastazione che ne consegue e siano individuate le responsabilità anche politiche e amministrative.
Non curare i nostri spazi verdi e lasciarli abbandonati – continuano i membri- in balia di vandali e criminali è colpevole tanto quanto appiccare il fuoco, e questo vale anche per i Parchi pubblici cittadini, visto che sono giunte nel corso dell’estate al nostro Circolo diverse segnalazioni in tal senso, segnalazioni che sono state inviate anche al Comune e alla Polizia Municipale.
Occorre cambiare rapidamente metodo di prevenzione e contrasto, servono più controlli, occorre aumentare a dismisura le pene per i piromani, rinforzare (non annullare) il corpo forestale e i VVFF, utilizzare le nuove tecnologie (droni e satelliti) per rafforzare la sorveglianza e la vigilanza, aggiornare le mappe catastali con le zone incendiate e disincentivare il privato che guadagna sul numero di incendi.
Ma serve soprattutto ricominciare a curare il territorio con una corretta manutenzione delle aree verdi che consenta di limitare gli effetti di un probabile incendio.
La gestione dell’emergenza incendi, afferma Legambiente, è stata segnata fino a ora da troppi e ingiustificati ritardi a livello regionale e nazionale a partire dalle Regioni, che si sono mosse con troppa lentezza.
Ad oggi il Lazio non ha ancora approvato il nuovo Piano AIB 2017 (piano antincendio boschivo) e le relative modalità attuative per organizzare la prevenzione, il lavoro a terra, e gli accordi con i Vigili del Fuoco e con la Protezione Civile.
Ai ritardi, va aggiunta il numero insufficiente delle squadre di operai forestali e soprattutto l’assenza di strategie e di misure di adattamento al clima.
In questo quadro si inserisce anche il processo di riorganizzazione delle funzioni dell’ex Corpo Forestale ora assorbito nell’Arma dei Carabinieri e i ritardi nazionali dovuti al fatto che il Governo e i Ministeri competenti non abbiano ancora approvato i decreti attuativi necessari al completamento del passaggio di competenze, personale, strumenti e mezzi per quanto riguarda l’antincendio boschivo, in modo da garantire su tutto il territorio squadre operative per gestire l’emergenza e svolgere le attività di prevenzione.
Occorre poi rafforzare il sistema dei controlli e degli interventi delle Forze dell’ordine nei confronti dei criminali che appiccano gli incendi.
Oggi, oltre il delitto di incendio doloso di cui all’art. art.423 bis del codice penale, si può e si deve applicare la legge sugli ecoreati (la n.68/2015) e in particolare il reato di disastro ambientale secondo quanto previsto dall’art. 452 quater del codice penale, uno dei nuovi delitti introdotti dalla legge, che usa la mano dura contro chi attenta alla salubrità degli ecosistemi, incrementando le pene fino a 15 anni di reclusione più le aggravanti.
Inderogabile inoltre che le Regioni, d’intesa con il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, potenzino i corsi di formazione per le figure che devono svolgere la funzione di direzione delle operazioni di spegnimento (DOS) e che gli Enti locali procedano alla realizzazione e aggiornamento costante del Catasto delle aree percorse dal fuoco, finalizzato alla predisposizione dei vincoli di uso dei suoli, al fine di impedire speculazioni economiche sulle aree dove si siano verificati incendi, così come previsto dalla legge 353/2000.
Inoltre, il ruolo degli Enti locali appare cruciale nelle attività di prevenzione degli incendi attraverso la cura e tutela del territorio e delle aree boschive, attraverso lo studio e la predisposizione di misure di mitigazione del rischio, così come le attività di controllo e di avvistamento, necessarie per la realizzazione di interventi tempestivi di spegnimento.
Infine occorre soprattutto superare l’assenza di strategie e di misure di adattamento al clima per pianificare e limitare le conseguenze del rischio di incendio e non solo avere un atteggiamento reattivo.
Corriamo tutti quando il danno è già fatto solo per contare i danni o evitare che qualcuno ci “rimetta le penne.”
Le politiche di adattamento al clima sono fondamentali e vanno praticate con Piani di Adattamento anche locali (che le Amministrazioni devono predisporre) per avviare una seria valutazione delle vulnerabilità del nostro territorio (uso e consumo del suolo, siccità, consumo di acqua e sistema idrico, ondate ed isole di calore, eventi estremi di pioggia e rischio idrogeologico), dei rischi (incendi, frane, alluvioni, allagamenti, carenza idrica, etc) e dei danni (rilevanti a settori importanti come l’agricoltura, l’industria e il turismo, all’ambiente, alle infrastrutture).
Vanno definiti obiettivi, strategie e azioni di intervento, riportando con urgenza questi temi al centro delle politiche di governo della città e del territorio ma anche assegnando responsabilità precise e obiettivi chiari agli Enti coinvolti, creando e diffondendo una nuova cultura basata sull’adattamento climatico, sviluppando una nuova economia che punti concretamente su innovazione e sostenibilità.
I soldi che ci sono, dobbiamo spenderli per la cura del territorio e su una corretta manutenzione delle aree verdi, della rete idrica, delle strade, dei ponti, delle ferrovie e delle altre infrastrutture vitali, perché quello che non spendiamo oggi, per proteggere il nostro territorio, lo pagheremo salato negli anni a venire.
Il problema degli incendi va affrontato, a tutti i livelli di responsabilità, con una pianificazione, una organizzazione, una strategia di intervento e una preparazione adeguate perché correre all’ultimo momento solo per limitare e constatare i danni purtroppo non serve a molto…
Il nostro Circolo- concludono- sta raccogliendo i sospetti e le segnalazioni con le foto più significative, ma anche le proposte più utili al contenimento del rischio e al rafforzamento della sorveglianza e invita tutta la cittadinanza a inviarle a legambiente.terracina@gmail.com in modo da integrare l’esposto già inviato in procura con i purtroppo amarissimi accadimenti del ferragosto terracinese.
Foto di: Mirko Sperlonga Photo.