Dall’inquinamento ambientale (presenza di oli, carburanti, vernici, piombo, ecc) alla navigazione (alcuni relitti sono totalmente immersi) fino al rischio idraulico
Relitti nel #Tevere, ecco la mappa dei pericoli
FIUMICINO – Qualcosa si sta muovendo per la rimozione dei relitti del Tevere. A Fiumicino è partito un progetto della Regione Lazio, un bando per il recupero e lo smaltimento dei relitti navali. Si comincia con i primi 5 individuati.
«La presenza di numerosi relitti affondati o semi affondati lungo le sponde del Fiume Tevere, con particolare riferimento all’asta navigabile della Foce Micina, costituisce una seria criticità sotto diversi punti di vista». Inizia così una dettagliata relazione che David Di Bianco, delegato del sindaco alla Cantieristica e allo Sviluppo nautico di Fiumicino, ha preparato per descrivere il degrado esistente.
I danni
Una vera e propria mappa dei pericoli: dall’inquinamento ambientale (presenza di oli, carburanti, vernici, piombo, ecc) alla navigazione (alcuni relitti sono totalmente immersi) fino al rischio idraulico: in caso di piena – infatti – potrebbero staccarsi dalle sponde o dai moli e trasformarsi in barriere che impediscono o rallentano il libero deflusso delle acque, o danneggiare il Ponte 2 Giugno
La relazione
«Lo scopo della relazione – scrive Di Bianco – è fornire al Sindaco del Comune di Fiumicino una prima evidenza del fenomeno per elaborare un piano, con il coinvolgimento delle altre istituzioni pubbliche, per la soluzione del problema. Occorrerà successivamente fare uno studio approfondito per individuare le soluzioni tecniche, una valutazione dei costi per le complesse operazioni di rimozione e lo smaltimento dei materiali non recuperabili».
Leggi la Relazione preliminare Relitti Tevere
I rischi
Il Tevere è dunque un pericoloso cimitero di imbarcazioni affondate. E in un comune dove il rischio idrogeologico è protagonista di mille vincoli (da quello esondazione, a quello dell’allagamento da piogge) non si può tacere il fatto che in caso di piena del fiume, le barche potrebbero diventare delle barriere che bloccano il deflusso dell’acqua, oppure potrebbero essere liberate dalle onde e travolgere ciò che trovano sulla loro strada. C’è poi il rischio che, in caso di emergenza, l’industria cantieristica e nautica della zona possa essere danneggiata dalle barche. Per non parlare del danno d’immagine: i relitti deturpano il luogo e lo rendono una sorta di cartolina del degrado romano.
Le istituzioni
«Basterebbe un minimo di collaborazione istituzionale, tra le amministrazioni locali, il governo e il ministero dell’Ambiente – prosegue Di Bianco – per intervenire in modo concreto ed efficace» spiega David Di Bianco, che ha fatto un enorme lavoro, da volontario. Ha censito le diciannove imbarcazioni ritrovate (ma potrebbero essere molte di più), una per una, localizzandole e fotografandole nei dettagli. Poi ne ha esaminato e classificato le condizioni di degrado. Dopo il censimento ha chiesto al sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, di farsi promotore di un tavolo tra i vari enti interessati al problema. Ma finora non si è deciso nulla.
Lo stallo
Eppure sui relitti nel Tevere ci sono interrogazioni a Fiumicino, al governo e alla Regione.
C’è una proposta di legge per creare un’Autorità del Bacino Nazionale. Nel balletto dello scaricabarile mancano, però, le due cose più importanti: un piano per la rimozione e lo smaltimento dei rifiuti, e qualcuno che decida di realizzarlo». Con buona pace dei discorsi sulla sicurezza, dei vincoli e perfino della Protezione civile.