Giornata Nazionale Paralimpica, il racconto degli atleti e loro emozioni nello sport
Hanno descritto la loro esperienza. Lo hanno fatto anche ai tanti studenti intervenuti. Al Porto Turistico di Roma, i protagonisti diretti del paralimpismo. Passione, dedizione e amore per lo sport
Giornata Nazionale Paralimpica, il racconto degli atleti e loro emozioni nello sport
Il Faro on line – Sono loro il cuore, del movimento. Il battito quotidiano che costantemente fa vivere lo sport paralimpico. Senza di essi, lo sport non esisterebbe. Senza di essi, le emozioni non porterebbero migliaia di persone a seguire lo sport per disabili.
Campioni, atleti. La base del movimento. Il centro della pratica sportiva. Anche loro, presenti, lo scorso 5 ottobre, al Porto Turistico di Roma. In occasione dell’XIedizione della Giornata Nazionale dello Sport Paralimpico, i tesserati delle società partecipanti hanno partecipato a questa manifestazione di ampia portata, al Porto Turistico di Roma. Uno scenario ideale e bellissimo per tutti. Come alcuni hanno detto, ad Il Faro on line.
Mauro Cratassa, campione italiano e mondiale di handbike, che bene conosce il territorio del X Municipio, per aver preso parte un paio di volte, alla Roma Ostia, Edwige Marotta, portiere della squadra femminile di hockey in carrozzina di Viterbo, Stefano Guglielmi, atleta multidisciplinare, che non pratica solo il taekwondo, ma che svolge anche il para rowing per passione. Hanno raccontato la loro esperienza sportiva. Hanno descritto emozioni, sensazioni e crescita. Tanta per loro, è stata possibile grazie allo sport.
Anche alcuni atleti del Santa Lucia sono maturati, come uomini e come sportivi, sotto canestro. Una possibilità di rilancio per loro, in una disciplina sportiva da sempre amata, che nel Cip, è come il calcio, per il Coni. Domenico Beltrame e Tobia Di Monte. Play – Guardia e Pivot della squadra del basket in carrozzina, entrambi nel giro della Nazionale. Ne ha parlato anche il loro allenatore, Fabio Castellucci. E’ fondamentale accogliere ragazzi con problemi di disabilità. Possono tornare alla vita. Aprire le braccia e tornare a volare.
Questo fa lo sport. Questa è la missione dello sport paralimpico. E questo ha potuto fare il Comitato Italiano Paralimpico, nel tempo. In origine, lo fece il Dott. Antonio Maglio. Proprio da Ostia. La sua sport terapia iniziata dal Cpo lidense, anch’esso presente alla Giornata Nazionale Paralimpica, ha salvato tante vite e cambiato destini. Il valore dello sport è questo. E questo, è stato il messaggio dagli atleti lanciato dal Porto Turistico di Roma. L’invito a praticarlo, per tutti. Comunque e senza barriere architettoniche e mentali.
Mauro Cratassa, campione italiano, bronzo mondiale, campione europeo di handbike
“E’ una bella emozione, trovarsi qui. Vediamo tante discipline e diversi stand. Noi diamo dimostrazione, attraverso l’handbike. Ci sono stati tanti bambini delle scuole. Bambini e ragazzi di tutte le età. Hanno voluto conoscere l’handbike e vedere come funziona. E’ una bicicletta manuale adattata a coloro, che hanno problemi di disabilità. Senza movimento degli arti inferiori. Questa disciplina mi ha dato tante soddisfazioni e tante vittorie. Mi auguro di poter ancora portare avanti, questa passione. E’ uno sport bellissimo ed emozionante. Svolgo ogni giorno, un percorso diverso in differenti posti. In contatto l’aria aperta. Umanamente, mi ha aperto una nuova strada. Quando mi svegliavo la mattina, come faccio adesso, so quello che devo fare. Praticare lo sport. Sono molto motivato, per questo. Ho partecipato alle Paralimpiadi di Londra 2012, dove sono arrivato quinto. A livello individuale, ho fatto comunque un bel punteggio. E’ sempre un bel traguardo. Nonostante, il problema avuto alla spalla, sono stato felice di aver partecipato. Mi ha dato tante soddisfazioni. Insieme ai campioni, di livello mondiale. Sempre una bellissima cosa”.
Stefano Guglielmi, Nazionale para – taekwondo. Praticante di canottaggio
“Mi piace tantissimo praticare questa disciplina sportiva, perché sono insieme a tanti altri ragazzi. Siamo tutti simili e ci aiutiamo. Pratico anche canottaggio e pallavolo. Sono pronto per i Mondiali di taekwondo del prossimo anno. Mi emoziona molto, questo sport”.
Edwige Marotta, portiere Viter Sport Viterbo. Hockey in carrozzina. Membro della Giunta Regionale di Cip Lazio
“Per me è stato un punto di slancio nella vita. Grazie a questo sport, sono riuscita ad uscire da un periodo particolare. Attraverso di esso, ho conosciuto tanta gente. Sono entrata nel mondo. E’ una disciplina che permette a chiunque abbia difficoltà molto gravi, di praticarla. Ci sono ad esempio, molti atleti che guidano la carrozzina con il mento. Ci sono ragazzi e ragazze che la praticano. Mi sono innamorata subito, di questo sport. Ero forte già prima, ma in questa disciplina, ho trovato tanta altra forza e motivazione. Una spinta in più. Abbiamo sviluppato tanti progetti, anche su Viterbo. Congresso di due anni fa. In una delle nostre strutture di cura ed eventi tramite i quali facciamo conoscere il nostro sport. E’ una giornata meravigliosa. Vedo tanta gente entusiasta. Che ha voglia di praticare sport. Divertente”.
Fabio Castellucci, vice allenatore Nazionale Under 23 maschile, allenatore Nazionale femminile e del Santa Lucia Basket
“E’ uno sport che viviamo giorno dopo giorno, quindi è qualcosa che ti da molto. Permette ai ragazzi di riscoprire le loro abilità e di rimettersi in gioco. La sua particolarità è che riporta le regole della pallacanestro in piedi, completamente. E’ una delle discipline che si adatta di più, a quello dei normodotati. Riesce ad offrire agli atleti, tantissimo. Oltre ai valori dello sport, c’è grande agonismo. Per chi riscopre la propria vita, dopo un incidente o vari traumi ricevuti, è veramente qualcosa di importante, che da molto. Siamo ora, alle battute iniziali della stagione. C’è molto fermento. Con la squadra del Santa Lucia, siamo in partenza di campionato. Tra un mese, ci sarà la nostra prima partita della regular season. Stiamo mettendo appunto sul parquet, la nuova squadra. Si lavora su molte cose. Con le Nazionali, i tempi sono completamente diversi. Il lavoro è estivo. Siamo in fase di preparazione e pianificazione, che ci porterà poi all’impegno estivo. Ci sarà il campionato del mondo con la Nazionale maggiore, la formazione under 23 farà l’Europeo e probabilmente (ancora in via di definizione) ci sarà il campionato europeo B, per la femminile. Bisogna pensare a tutto quello che gira intorno alla squadra, a 360 gradi. Trasferte, impegni, ecc. La mia competenza è quella di mettere insieme, in fase di allenamento, loro andamento e pianificazione della stagione. Quest’anno, ci sarà la possibilità di disputare a livello internazionale, nell’Euro Lega 1”.
Domenico Beltrame. Giocatore Santa Lucia Basket. Play – Guardia.
“Ho iniziato con il Santa Lucia. Mi è sempre piaciuto giocare a basket. Appena ho saputo, che esisteva questa società, mi sono subito proposto. Dopo tanti anni di pratica, è diventato per me, un mestiere, che faccio a tutti gli effetti. Mi ha dato la possibilità di viaggiare e di imparare tante cose, da altri atleti disabili. Affrontare meglio la vita. Sin da bambino, come atleta, ho potuto confrontarmi con persone più grandi e nella vita, allo stesso modo, chi ha da insegnarmi di più e chi ha più esperienza, lo apprezzo sempre. L’emozione più grande che ho vissuto al Santa Lucia, è arrivata nella prima partita che abbiamo giocato dopo alcune sconfitte consecutive. Eravamo fuori casa, contro Bergamo. In trasferta, è stato gratificante. Ho realizzato sei punti, in metà partita. Negli ultimi minuti, abbiamo preso il sopravvento. Faccio parte della Nazionale, da quest’anno. Prima convocazione e primo Europeo, nel giugno scorso. Siamo arrivati settimi e ci siamo qualificati per i Mondiali del 2018. E’ un privilegio far parte della Nazionale. Fai parte dei migliori. Per un atleta che lo pratica con passione e dedizione, è il massimo. E’ il top. Spero di esserci al prossimo Mondiale”.
Tobia Di Monte. Giocatore Santa Lucia Basket. Play – Guardia. Pivot.
“Far parte di questa squadra per me, vuol dire rimettersi in gioco. La prima cosa che mi viene in mente. Mi appassiona molto la pallacanestro in carrozzina. E’ un gioco di squadra. Si gioca tutti insieme, con grinta e determinazione. Allenandomi quotidianamente, ho visto dei miglioramenti che ti spingono a fare, sempre meglio. Umanamente, mi ha dato molto. Stare insieme ai compagni, aiutarsi reciprocamente e rimettersi in gioco, insieme. E’ il secondo anno che faccio parte di questa squadra. Mi hanno accolto con affetto, sin da subito. E’ una seconda famiglia per me. Sono contento di starci. Essere qui, vuole dire dare dimostrazione a chi non sa, di questo sport, che è entusiasmante e bello. Di come è fatto. Che abbiamo qualcosa in più, della pallacanestro “normale”. Maggiore grinta e voglia di rimettersi in gioco, probabilmente. Se dovessi consigliare ad un bambino di praticarlo, gli direi di farlo perché esiste la possibilità di rimettersi in gioco, ti aiuta a crescere e ti da motivazione”.
Gianmarco Volucci. Atleta del Frascati Scherma. Sciabola e fioretto.
“Ho scelto di praticare sciabola e fioretto, perché mi attraggono di più. Sono più dinamiche. Permettono di muoversi di più. In confronto alla spada, sono più vivaci. E’ una bella occasione essere qui. Ci sono tanti ragazzi, come me, che svolgono discipline diverse. E’ un’opportunità per prendere spunto dagli altri e vedere cose nuove, che magari non conosci. Esiste tra noi una integrazione. Mi ha colpito il badminton, il ping pong che già conoscevo. Non avevo mai visto la pallavolo per atleti disabili. E’ originale. Per me la scherma è tutto. E’ uno sport nobile. E’ bella, sia da vedere che da praticare. E’ un ambiente di belle persone. Mi ricordo delle gare. Mi piace impegnarmi nella scherma e sudare per essa. Sono innamorato della scherma, non la cambierei mai”.
Alessandro Lispi. Istruttore federale di scherma (sciabola, fioretto e spada)
“Insegnare ai ragazzi è importante. E’ un’occasione per far avvicinare coloro, che hanno diverse disabilità, allo sport. Riuscire a far appassionare un ragazzo alla scherma, da tante soddisfazioni. Soprattutto per quello in carrozzina, che è una grande variabile, rispetto alla scherma in piedi, affascinante in egual modo. Tecnicamente più elevata. La tecnica è importante. Devi essere veloce e non devi farti toccare. Devi essere preparato, nella disciplina in carrozzina. Ci sono stati degli incontri tra la Vezzali e Bebe Vio, ad esempio, vinti da Bebe. La variabile della carrozzina cambia prospettiva e velocità. La spada paralimpica è l’arma più diversa, rispetto alla spada per i normodotati. Cambiano completamente le regole. In piedi, si può colpire tutto il corpo, mentre in carrozzina si può colpire solo il busto. E’ l’unica in cui cambia il bersaglio. Non si possono colpire le gambe. E’ molto più dinamica della spada in piedi. Il fioretto è l’arma più complicata e tecnica, delle tre. Essendoci un bersaglio piccolo, bisogna essere ancora più veloce, rispetto alla scherma olimpica, nell’attuare le mosse che si vogliono compiere. La sciabola è velocissima. E’ una corsa contro il tempo. E’ una gara di velocità. Tecnica incredibile. Bisogna essere sempre pronti. Basta non esserlo in un istante, che ti può cambiare la gara. E’ difficile vincere e facile perdere. Bisogna essere sempre concentrati fino all’ultimo secondo. Sono stato un atleta. Adesso, faccio parte dell’Accademia Musumeci Greco. Sono cresciuto alla Gaudini Roma e ho trascorso due stagioni al Comando dell’Aeronautica Militare. Mi ricordo gli Europei Under 17. Prima gara internazionale a Londra. Bellissima esperienza. E’ bello essere qui. Tutti possono conoscere lo sport paralimpico che a livello mediatico non possiede molto risalto. Non si conoscono completamente questi sport. Io li conoscevo quasi tutti. Hanno la stessa bellezza, di quelli dei normodotati, ma vanno conosciuti. Tutti i ragazzi possono provare. Possono rendersi conto che praticare uno sport come la scherma paralimpica, non significa sedersi e basta. Gli schermidori paralimpici prendono un sacco di legnate (ride) e non è così facile”.