Sanità nel #Sudpontino, quel possibile corto circuito
Caso Ppi, il ‘gioco’ perverso delle date che non collimano rischia di indebolire un sistema già sofferente di suo.
Il Faro on line – Secondo il piano sanitario biennale 2017 – 2018, stilato dal Commissario ad acta della Regione Lazio, entro il 31 dicembre 2018, i Punti di primo intervento saranno trasformati in postazioni del “118” medicalizzata.
Cosa significa esattamente questo cambiamento?
Secondo il consigliere regionale pontino Giuseppe Simeone significherebbe che, al posto dei Punti dei primi intervento, ci si ritroverebbe con un’ambulanza medicalizzata.
Ma, soprattutto, vorrebbe dire impoverire ulteriormente l’offerta sanitaria del territorio, già estremamente debole, con il risultato di intasare di codici bianchi i Pronto soccorso degli ospedali che già stentano a causa di carenze strutturali, di personale e posti letto, a far fronte all’ordinario.
Per non parlare del fatto- spiega ancora Simeone- che i PPI vengono utilizzati praticamente come ambulatori h24 in cui è possibile effettuare analisi di base (tramite il POCT), elettrocardiogramma, suture e terapia infusionale.
Il decreto, sottolinea ancora il consigliere pontino, non spiega nemmeno la questione dei posti di lavoro.
L’Ares 118 assorbirà o assumerà il personale necessario a mantenere attivi tali presidi h24?
Quel che è certo- conclude Simeone- è che non esiste ancora una linea chiara in merito al futuro dei Punti di primo intervento salvo il fatto che saranno soppressi o reinseriti nel percorso delle Case della Salute non ancora realizzate.
La situazione più critica.
La situazione più critica, però, nel veder realizzato il decreto, la vivrebbe la provincia di Latina con la chiusura di ben 7 Ppi (Sezze, Cisterna di Latina, Cori, Priverno, Sabaudia, Gaeta e Minturno) su 12 totali presenti in Regione.
Strutture che solo nel 2015 hanno registrato accessi record che vanno dai 5.200 del Punto di primo intervento di Priverno ai 6.000 di Cori, passando per i 9.600 della Casa della Salute di Sezze, i 10.000 di Sabaudia e Gaeta, fino ai 13.000 del PPI di Cisterna di Latina e i 21.000 di Minturno 21.000.
Numeri così consistenti che pare impossibile pensare di cancellarli come se nulla fosse, privando i cittadini di servizi primari ed essenziali costringendoli ad intasare i già sovraffollati Pronto soccorso.
Facendo finire l’assistenza territoriale della provincia di Latina sotto la scure dei drastici tagli alla sanità.
La smentita di Zingaretti su Minturno e la riconferma sul Policlinico.
Visto il caos che si stava generando nel sud pontino in merito a questa situazione poco chiara, Zingaretti decide di intervenire: il 22 settembre viene a Formia, per partecipare all’inaugurazione di una Biblioteca per bambini- in zona Rio Fresco- e smentisce una delle sette presunte chiusure nel Sud pontino: il Ppi di Minturno.
“Non è prevista alcuna chiusura del “Ppi” di Minturno piuttosto è previsto il suo potenziamento con la tele medicina all’interno del progetto già definito per le isole di Ponza e Ventotene. Noi, a differenza degli altri, gli ospedali li abbiamo aperti e non chiusi.”
Il decreto del commissario ad acta numero 257 del 5 luglio 2017, in merito ai “PPI” riporta l’avvio di un percorso, in ottemperanza a quanto stabilito dal Decreto Ministeriale numero 70/2015, di “graduale trasformazione” degli attuali “Ppi” che, in ogni caso, non potrà avvenire senza adeguate valutazioni in merito al rapporto esistente tra fabbisogni e distribuzione della rete di offerta dei servizi sanitari, su base locale e provinciale, al fine assicurare l’assistenza ai cittadini.
Nel caso specifico, proprio alla luce delle considerazioni appena accennate, la Direzione dell’Azienda ASL, sta valutando l’opportunità di inserire l’ex ospedale di Minturno all’interno del progetto di telemedicina già definito per le isole di Ponza e Ventotene, con l’installazione di una postazione diagnostica dedicata. Nessuna chiusura, quindi, ma solo progettualità di ottimizzazione e sviluppo dei servizi offerti a livello territoriale”.
In più, proprio ieri, come riportato da una nota agenzia stampa, Zingaretti avrebbe ribadito dell’apertura di un nuovo ospedale a Gaeta (e uno a Sora), che in molti credono sia il già vociferato “Policlinico del Golfo”.
Alla dichiarazione però, non ha fatto seguito il rilascio di un crono- programma con le date di inizio e fine lavori per la suddetta struttura.
Conclusioni.
L’unica certezza, al momento, resta la data del 31 dicembre 2018, che, se non verrà contro-bilanciata da una data altrettanto certa per la nuova struttura ospedaliera di cui Zingaretti parla, rischia di mandare in corto circuito il sistema sanitario provinciale.