Intervista a Roberta D’Amore autrice dell’emozionante libro ‘Senza di te io non esisterei. Lettera a mia figlia’
Un appassionante viaggio nelle diverse tappe della maternità, perché “madri non si nasce, si diventa”
Diventare genitore è un percorso fantastico ma anche difficile perché abbiamo la responsabilità di un’altra persona che a volte ci può apparire opprimente. Roberta D’Amore, avvocato, esperta di Diritto del lavoro, Diritto sindacale e Diritto di famiglia, con la sua opera prima “Senza di te io non esisterei. Lettera a mia figlia” (2017, pp.104.) ci coinvolge in un appassionante viaggio nelle diverse tappe della maternità: dal concepimento all’attesa, dal parto ai primi anni di vita…
Un racconto coinvolgente che, conducendoci nei ricordi più privati dell’autrice, la sua infanzia, la sua adolescenza, le paure, le speranze, il rapporto con i genitori, riesce a soddisfare tutte le prospettive dei lettori: quelle della madre che ragiona come una figlia, della sorella che osserva le emozioni del fratello, della “mamma” che interroga la figlia per rispecchiarsi in lei. Un libro che dovrebbero leggere i genitori in quanto tali, e i figli perché capiscano i sentimenti dei loro genitori, e chi genitore non è perché per leggere un romanzo di spionaggio non è necessario essere spie. E, più di tutto, dal racconto emerge una grande verità, comprensibile finanche ai papà: madri non si nasce, si diventa.
Roberta, come è nata l’idea del libro?
Quando nasce un bambino, nasce una mamma. Prescindendo dall’immagine patinata che la nostra società ci impone, dobbiamo ammettere che diventare genitore è un percorso arduo, che suscita sentimenti ambivalenti. Improvvisamente abbiamo la responsabilità di un’altra persona, che è parte di noi e nello stesso tempo è altro da noi. E questa responsabilità a volte ci può apparire soverchiante. Dobbiamo sfatare il mito che la maternità e la genitorialità in genere, sia solo luci. Ci sono anche le ombre. È umano che ci siano.
E vanno gestite. Soprattutto molte di noi, debbono superare gli stereotipi che la società ci impone: per esempio che una madre debba sacrificare sempre e comunque sé stessa, che una madre sa, sente e non sbaglia. Che una madre non può permettersi di essere stanca esaurita e bisognosa di alcuni momenti solo “suoi”.
Cosa succede nella vita di una donna con la maternità?
Alla nascita del bambino corrisponde la nascita psicologica della mamma che deve crearsi una nuova identità. Non si diventa madre nel momento in cui il proprio bambino viene alla luce, si diviene madri gradualmente. Anzi, questa nuova condizione porta a rivedere un po’ tutte le relazioni esistenti e porta a ridefinire il ruolo che si occupa nella propria famiglia.
Cosa vuoi spiegare con questo scritto?
Ciò che ho voluto ribadire con forza, e che, con questo lettera a mia figlia Giorgia, ho cercato di evidenziare, è che il modo in cui si ama il proprio figlio è quello che gli permetterà in futuro di amare e di essere riamato a sua volta. Che ogni mamma è giustamente, umanamente imperfetta e capita che possa sbagliare. Che ogni mamma impara, continuamente, dal proprio figlio. Anzi dai propri figli, perché ogni bambino è un universo a sé. Che è fondamentale trasmettere il rispetto per il principio della parità di genere.
Perché questa tua attenzione alla parità di genere?
Perché a mio parere va insegnata ai nostri figli sin da piccoli, perché un Paese dove non c’è rispetto per l’altro, sprofonda in modo inesorabile, culturalmente ed economicamente.
Come nasce il problema?
Nasce perché molto spesso non ci accorgiamo che, inconsciamente, continuiamo a fare distinzioni di ruolo anche nella vita di tutti giorni con i nostri bambini. Su chi deve aiutare la mamma a preparare la cena (indovinate se la sorellina o il fratellino…) e chi il papà ad usare il cacciavite e il martello (stessa domanda di sopra). Ma ormai sappiamo che possono esserci ottimi chef e fenomenali “ingegnere”. Tuttavia, per alcuni soggetti, ancora troppi, sopravvive, recidivante, una sorta di inconscio collettivo per cui i ruoli debbono restare distinti e i “confini” non oltrepassati.
Ecco perché abbiamo il dovere di educare i nostri figli alla parità di genere, perché è dal concetto opposto che nasce la violenza. Sempre e comunque.
Come mai hai dato questo particolare titolo al libro?
Il titolo in realtà è stato dato da mia figlia. E’ una frase che ha scritto sul biglietto di auguri del mio compleanno qualche anno fa. Lo stesso biglietto su cui c’era il disegno che è diventato l’immagine di copertina. E’ una frase che per me ha un duplice significato: ovviamente Giorgia senza di me non esisterebbe, ma la Roberta di oggi neppure se non ci fosse lei.
Cosa vuoi trasmettere a tua figlia Giorgia?
Spero che quando leggerà ciò che ho scritto per lei recepisca quanto amore provo nei suoi confronti, un amore che mi ha permesso di far emergere i miei fantasmi, di farglieli conoscere, senza vergogna, e di vincerli.
Con il ricavato della vendita, l’autrice ha voluto sostenere, attraverso l’acquisto di buoni benzina, l’associazione Salvamamme che opera da vent’anni intervenendo nei momenti cruciali dell’abbandono e della solitudine delle mamme, delle famiglie in condizioni di grave disagio socio-economico e delle donne vittime di violenza (www.salvamamme.it). Per acquistare il libro https://www.facebook.com/senzaditeiononesisterei/