Castel Porziano, rabbia per la convivenza forzata tra surfisti e bagnanti
Liti e tensioni tra surfisti e bagnanti al II Cancello per i rischio di farsi male. Tavole tra le persone in acqua
Ostia – Rabbia tra surfisti e bagnanti che più volte sfiorano la rissa per la convivenza forzata dovuta alla nuova ordinanza balneare firmata dalla sindaca Virginia Raggi che ha istituito una zona per la pratica del kitesurf “tra il II ed il III cancello” di Castelporziano.
Momenti di tensione nella giornata di giovedì 24 maggio sulla spiaggia libera di Castelporziano per l’invasione di windsurf e kitesurf. I bagnanti, che scelgono il tratto di mare a ridosso dei chioschi per poter fruire dei servizi di ristoro e dei bagni pubblici, hanno corso il rischio di ricevere colpi dalle vele al vento e, in acqua, dalle tavole dei surfisti.
Succede che con l’ordinanza 83/2018: “Stagione balneare 2018. Norme e disposizioni per il litorale marittimo di Roma Capitale” firmata il 30 aprile da Virginia Raggi, lo spazio dedicato alla pratica del kitesurf e del windsurf durante l’estate è stato raddoppiato. Oltre ai 150 metri di fronte mare a levante del Canale Palocco, sempre a Castelporziano, l’amministrazione ha inspiegabilmente aggiunto anche il “tratto di litorale compreso tra il II ed il III Cancello della spiaggia libera di Castelporziano per un’estensione di fronte mare di 300 metri”.
Così, con le condizioni favorevoli di vento presenti giovedì in zona, decine di appassionati di queste discipline nautiche hanno preso d’assalto l’arenile proprio dove erano già distese famigliole e coppie di bagnanti. Una volta in acqua, poi, le tavole hanno iniziato a sfrecciare tra le teste dei bagnanti.
Ne è nata più di qualche discussione e si è rischiata in qualche momento una rissa. “Qui voi bagnanti non ci potete stare” ha urlato uno dei surfisti. “Siete voi che non ci dovete stare: non c’è neanche il corridoio di lancio obbligatorio per legge” ha replicato un papà in difesa della bimba fiorata dall’albero di un windsurf . Il corridoio di lancio non è ancora stato autorizzato dalla Capitaneria di Porto, ente deputato al rilascio del permesso. Permesso che è stato richiesto da un privato e non dall’amministrazione municipale, circostanza che ha fatto sorgere il dubbio che l’arenile fosse stato addirittura affidato in gestione.
Peraltro, appare sbagliata la scelta dell’amministrazione non solo di sottrarre un fronte mare di 300 metri alla balneazione ma anche di collocarlo a ridosso di un chiosco, considerato che l’affollamento dei bagnanti sulla spiaggia libera si registra proprio laddove vengono erogati servizi di ristoro. E visto anche che uno spazio di 150 metri per la pratica degli sport marini già esisteva.